Giorgia Meloni e la madre di tutti i tradimenti: pronta per Zuccavuota una super poltrona al vertice del Consiglio superiore di sanità

Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”

Il grande ricambio sta per compiersi, gli ultimi generali della battaglia contro il Covid, i tecnici che consigliavano la gran parte delle mosse ai governi Conte e Draghi, stanno per lasciare gli incarichi di vertice della sanità.

Più in generale, il ministro alla Salute Orazio Schillaci nel prossimo futuro farà molte nuove nomine di centrale importanza e dalle sue scelte si capirà anche quanto è autonomo e qual è invece il peso delle indicazioni degli altri esponenti del governo, a partire dalla premier Giorgia Meloni.

Dopo Gianni Rezza, pensionato a maggio, e Nicola Magrini, allontanato a gennaio, toccherà a Silvio Brusaferro e più avanti a Franco Locatelli farsi da parte. Un altro membro del fu Cts, Giuseppe Ippolito, passato dallo Spallanzani al ministero della salute, avrebbe invece un altro anno di lavoro davanti, come direttore generale della Ricerca del ministero.

Brusaferro agli sgoccioli

La prima decisione da prendere riguarda l’Istituto superiore di sanità. Quello di presidente è un ruolo di alto prestigio e anche operativo. Silvio Brusaferro scade il 24 luglio e per evitare la riconferma di uno degli scienziati invisi a una certa destra, nell’interpello, cioè l’atto con il quale il ministero invita i candidarsi a farsi avanti, c’è una trappola.

Si richiede infatti anche una “dichiarazione di non avere procedimenti penali in corso a proprio carico”, oltre a quella canonica di non aver avuto condanne. E visto che il professore friulano è indagato nell’inchiesta di Bergamo sulle prime fasi del Covid, teoricamente non potrebbe presentarsi. […]

Tra coloro che si giocano l’incarico con buone chance ci sarebbe Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di malattie infettive dello stesso istituto, ma anche Rocco Bellantone, chirurgo ed endocrinologo ordinario al Gemelli. Il suo è un nome che circola sempre quando ci sono da fare nomine nella sanità. Ma avrebbe delle carte da giocare anche Ferdinando Romano, oggi direttore della Asl dell’Aquila e tecnico con buoni rapporti nel centrodestra.

Candidato unico all’Aifa

L’Aifa vive una fase difficilissima. L’attività va a rilento in attesa che venga approvata la riforma, annunciata dal governo ormai da mesi, destinata a cambiare faccia all’agenzia che stabilisce quali farmaci si possono usare in Italia e a quale prezzo. La tensione è alta e di recente ci sono state anche dimissioni dalla Commissione tecnico scientifica (Cts).

Il direttore generale in carica durante il Covid, Nicola Magrini, è stato allontanato in base allo spoils system già a gennaio e da allora c’è una sostituta, Anna Rosa Marra. Dopo la riforma. il direttore non esisterà più ma a guidare l’agenzia resterà il solo presidente. E chi copre oggi questo incarico sta lavorando da tempo per essere confermato. Giorgio Palù, già ordinario di microbiologia e virologia di Padova considerato in quota Lega, sembra proprio destinato a succedere a se stesso.

Poco importa, visto che anche Fratelli d’Italia sarebbe d’accordo nella conferma, che a gennaio compia 75 anni. E poco importa se ogni tanto fa uscite un po’ così. Come quando ha sostenuto che l’idrossiclorochina funzionava contro il Covid malgrado il parere contrario di tutte le agenzie regolatorie, compreso la sua.

Le mire di Vaia

Del resto la questione età non sembra molto considerata per le nomine. È il caso di quello che sta per succedere in una delle due direzioni generali del ministero che cambieranno a breve. Per la prevenzione, fino a maggio guidata da Gianni Rezza, infettivologo che è andato in pensione, in pole position c’è Francesco Vaia.

I due sono nati nello stesso anno, il 1954. Vaia è convinto di farcela. È stato un uomo forte nella sanità del Lazio di sinistra, guidato da Nicola Zingaretti. Malgrado una condanna in giudicato per corruzione, l’allora assessore Alessio D’Amato, un tempo suo acerrimo nemico, lo ha messo alla guida dello Spallanzani. Vaia però è versatile e gode di ottime entrature nella destra, forse perché durante il Covid aveva un approccio molto tranquillizzante.

Con lui se la giocano altri tecnici, come Francesco Bevere, cavallo di ritorno del ministero e pure ex direttore di Agenas, l’agenzia sanitaria delle Regioni, ma anche Francesca Russo, che guida la prevenzione del Veneto. Anche Ferdinando Romano sarebbe in gioco.

L’addio di Locatelli

Infine non manca molto alla conclusione dell’incarico dell’oncoematologo Franco Locatelli come presidente del Consiglio superiore di sanità, organo di prestigio ma comunque consultivo. Schillaci sta preparando la riorganizzazione del suo dicastero, dove verranno tra l’altro creati quattro dipartimenti. Quando sarà approvata decadranno tutti gli incarichi, compreso appunto quello del Consiglio.

 Chi arriverà dopo l’oncologo? Matteo Bassetti, infettivologo di Genova ci spera. Ma questa volta sottotraccia, senza esporsi troppo come successo in passato per altri incarichi.

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  1. Ognuno mostra quel che è, non puoi dare il meglio di te se non sai cosa è il meglio, e sopra tutto se non ne sei all’altezza della posizione che ricopri. Se così fosse avremmo la centesima prova che il mondo è diventato una Babele e come tutte le Babele non avranno vita lunga coloro che l’hanno creata e alimentata. Ce lo insegna la storia.

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