Caso Santanchè, la figuraccia dei Cinquestelle che criticano la sua gestione dei dipendenti dimenticando di aver fatto le stesse cose con i propri collaboratori

Da che pulpito viene da dire. Il Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte in testa, chiede le dimissioni del ministro del Turismo Daniela Santanchè, ma alla Camera salta fuori una storia che li inchioda. Secondo quanto riporta il Foglio, infatti, “il gruppo parlamentare dei grillini nella passata legislatura, quella che li lanciò nel 2018 al 33 per cento, per cinque anni ha assunto giornalisti nell’ufficio comunicazione di Montecitorio con contratti di collaborazione di pochi mesi, rinnovabili di volta in volta, e soprattutto inquadrandoli come amministrativi. E non come giornalisti con contratto Fieg, contributi Inpgi e assistenza Casagit. Nonostante fossero tutti iscritti all’ordine professionale e soprattutto si occupassero di coordinare la comunicazione dei deputati M5s. Tra strategie, uffici stampa, portavoce”.

Un trattamento – cominciato con Luigi Di Maio capo politico, proseguito con Vito Crimi e terminato con Conte – quantomeno anomalo che è andato avanti per anni. “Solo una minima parte dei giornalisti venne inquadrato come tale, a tutti gli altri venne proposto di lavorare ma con altri contratti professionali“, si legge ancora sul quotidiano fondato da Giuliano Ferrara. Una pratica che nel M5s era considerata “normale”. Finché “le denunce non arrivano agli sportelli di Stampa romana che inizia a vederci chiaro. La prima svolta avviene con la caduta del governo Conte 2 quando i posti nei ministeri per il M5s diminuiscono e tanti addetti alla comunicazione ritornano a lavorare con il gruppo. Qui avviene il primo tentativo di sanare la vicenda, trasformando i contratti da amministrativi a giornalistici”.

Solo quando al governo arriva Mario Draghi “il sindacato Stampa romana riesce a ottenere per i giornalisti non inquadrati un accordo tutto sommato buono. Loro firmano un ‘tombale’ che li obbliga a non rivendicare gli arretrati in compenso riescono a ottenere quattro mesi (invece di otto per i giornalisti assunti) per il licenziamento senza preavviso. E in più la disoccupazione dell’Inpgi di due anni. Ci hanno rimesso soldi e tanti, ma alla fine hanno ottenuto qualcosa rispetto al trattamento di fine rapporto se fossero passati per normali amministrativi”. Ovviamente i fatti accadevano quando il M5s sbraitava per abolire la povertà. Ora tornano indietro come “boomerang“.

PER NON DIMENTICARE

“Soldi per Taverna e Crimi, non per noi”. I 5 Stelle lasciano a casa 20 dipendenti
Rivolta nel M5S per l’assunzione dei due ex parlamentari come collaboratori dei gruppi a Camera e Senato.
Uno non vale uno, a questo giro. Sfogo di un dipendente M5S lasciato a casa di fresco: “Ci hanno detto che stavolta non potevano rinnovarci il contratto, perché non c’erano abbastanza fondi. E invece…”. Invece il Movimento ha deciso di assumere due ex senatoriPaola Taverna e Vito Crimi, 140mila euro l’anno in due, per collaborare con i gruppi grillini di Camera e Senato.

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