Ignazio La russa diventa il primo problema di governo e maggioranza: la sua uscita sul figlio ed i rapporti d’affari con Santanchè diventano problemi ‘istituzionali’

DAGOREPORT di dagospia.com

C’è un pessimo segnale per il governo di destra-centro. Tra gli alti papaveri del deep state, ha iniziato a circolare la domanda: “Quanto dura Giorgia Meloni?”.

I casi giudiziari che hanno colpito Daniela Santanchè per le aziende e Ignazio La Russa per le accuse di violenza sessuale al figlio, pesano molto per l’immagine del governo. Anche perché non parliamo di due sconosciuti come Donzelli e Delmastro, ma di due frontrunner del partito, da anni sulla scena politica.

Due esponenti che Giorgia ha piazzato in posizioni chiave: il Ministero del Turismo e la Presidenza del Senato. Certo, a Palazzo Chigi, il sottosegretario Mantovano, in modalità pompiere, prova a spegnere i fuochi, non ultimo il conflitto tra governo e toghe. Ma quanta acqua ha da usare l’ex magistrato per spegnere tutti gli incendi che divampano quotidianamente sulla strada del governo?

Chi conosce la politica sostiene che il vero problema, per la sora Giorgia, non sia l’indagine su Daniela Santanchè: il destino della ministra è praticamente segnato. Se non si dimette ora, un voto di sfiducia segreto la silurerà a settembre. Preoccupa, invece, la posizione di Ignazio La Russa, anche per le perplessità mostrate dal Quirinale.

Sergio Mattarella, infatti, è rimasto senza parole davanti alla nota con cui l’ex ministro della Difesa ha difeso il figlio indagato per violenza sessuale, sostituendosi di fatto a pm e giudici (“L’ho interrogato: nessun atto penalmente rilevante. La ragazza mi era sembrata tranquilla”).

Si è trattato di un vulnus istituzionale grave. Il Presidente della Repubblica è convinto che la seconda carica dello Stato debba essere inattaccabile dal punto di vista etico: almeno quanto chi occupa la prima. La mummia sicula si aspettava maggiore prudenza e tatto da parte di ‘Gnazio. E oggi, da Vilnius, anche Giorgia Meloni ha preso le distanze dal suo compagno di partito: “Se fossi stata lui, non sarei intervenuta”

Lo scetticismo del Colle è già un problema, visti anche i precedenti scivoloni in cui è incappato La Russa (il busto del Duce a casa, le parole su via Rasella, la sua presenza alle riunioni di partito, eccetera). Conseguenze peggiori potrebbero arrivare dal doppio binario investigativo: quello della Finanza, guidata da poco da Andrea De Gennaro, sulle aziende della Santanchè, e quello della Procura di Milano sulla presunta violenza di Leonardo Apache a una 22enne.

Su quest’ultimo caso, si potrebbe innescare un cortocircuito istituzionale in caso di rinvio a giudizio. Che farebbe Ignazio La Russa se il figlio finisse a processo: si dimetterebbe?

Di certo, non potrebbe far finta di niente, visto che potrebbe essere citato come testimone. È stato lui stesso ad ammettere di aver visto la ragazza a letto con il figlio la mattina dopo il presunto stupro, e per questo i giudici lo potrebbero chiamare a riferire in tribunale.

Ai guai di Leonardo Apache (per chiarire i quali servirà indagare fino in fondo anche su chi frequentava casa La Russa), si aggiunge una certa opacità nei rapporti di affari tra il mai paludato Presidente del Senato e Daniela Santanchè, come rivelato oggi da un articolo di “Domani” (CLICCA QUI)

Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui >https://t.me/capranews

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Previous Article

Carta acquisti spesa 2023, ecco come capire chi può ottenerla: Avranno accesso alla card spesa tutti i nuclei familiari il cui reddito Isse non supera i 15mila euro

Next Article

Sondaggio da morir dal ridere: tra i litiganti Meloni, Conte e Schlein, ride solo il quarto. Solo la Lega guadagna consensi e torna a vedere la doppia cifra

Related Posts