“Non si è suicidata” Liliana Resinovich, svolta clamorosa nel caso. La decisione del giudice: la donna non sarebbe morta per un suo gesto insano

Svolta clamorosa nel caso di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni trovata morta a Trieste il 5 gennaio del 2022. La sua vicenda è stata contraddistinta da tanti punti oscuri, dal momento in cui è stato ritrovato il suo cadavere vicino all’ex ospedale psichiatrico. Si era poi giunti ad un’ipotesi, che pareva quella definitiva, ovvero che lei avesse deciso di togliersi la vita. Quindi, si pensava che il suicidio fosse la pista più accreditata. Ma non tutti ne sono convinti.

Solo pochi giorni sul caso di Liliana Resinovich era intervenuto l’amante della donna morta, Claudio Sterpin. A Chi L’ha Visto? ha anche parlato di un codice che utilizzavano per comunicare senza essere scoperti dal marito di Liliana Resinovich. E in quei luoghi, una cantina e una soffitta, Claudio si è recato anche dopo la scomparsa della donna. “Ci sono andato per cercarla, ma poi ho capito che era inutile farlo” ha detto l’uomo, ancora convinto che Liliana non si sia tolta la vita.

Caso Liliana Resinovich, svolta sulla donna morta a Trieste

Il giudice delle indagini preliminari di Trieste, Dainotti, non è convinto di ciò che è emerso sul caso di Liliana Resinovich. E secondo l’uomo, la donna non sarebbe morta per un suo gesto insano. Per questa ragione non accetterebbe l’archiviazione come suicidio, infatti come scritto da Leggo, ha chiesto “una nuova consulenza medico legale con, se utile, riesumazione del cadavere; analisi di tutti gli account in uso a Liliana e di numerosi dispositivi digitali; verifica delle celle telefoniche dell’area del ritrovamento e analisi del traffico telefonico; analisi di tutti i dispositivi telefonici e account in uso alle persone vicine alla vittima, in particolare il marito Sebastiano Visintin e l’amico con il quale forse sarebbe andata a vivere, Claudio Sterpin”.

Nel complesso sono 25 i punti sottolineati dal gip, infatti ha anche invitato a fare “un raffronto tra i Dna rinvenuti sulla bottiglietta e sugli slip di Liliana con il profilo genetico di varie persone attenzionate nelle indagini e esami comparativi tra l’impronta guantata e i guanti utilizzati dagli operatori per accertare o escludere l’intervento di terzi sui sacchi nei quali era chiuso il cadavere”. Quindi, il caso si può considerare nuovamente riaperto e ora si indagherebbe per omicidio.

Il procuratore di Trieste, De Nicolo, ha annunciato: “Gli approfondimenti sono ritenuti necessari per la definizione del caso giudiziario riguardante la signora Liliana Resinovich ed è funzionale la disposta iscrizione a carico di ignoti dell’ulteriore reato di omicidio volontario“. Leggo ha chiuso il suo articolo, rivelando anche che serviranno 6 mesi al giudice per le indagini preliminari per terminare il suo operato.
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