Il caso delle armi italiane sequestrate dall’esercito russo: le foto parlano chiaro. Ecco cosa si o riusciti ad impossessarsi in Donbass

Di Bianca Leonardi dal blog di Nicola Porro

Argomento delle ultime 48 ore: l’Italia, le armi e i possibili complotti. Prima la notizia, non verificata, dell’arresto di 8 funzionari indipendenti dell’Osce, accusati dai separatisti per aver fornito armi a Kiev e quindi solo all’esercito ucraino e ai nazionalisti. E il nostro paese ci cade dentro fino al collo attraverso la pubblicazione della foto di un foglio di spedizione, datato 11 marzo, con indirizzo e numero di cellulare del mittente. Quel mittente che trova forma nel “Quartier Generale del Comando operativo interforze”, diretto dal Generale Figliuolo. La prova sarebbe una cassa di munizioni per mortaio di produzione italiana proveniente dall’aeroporto militare di Pisa.

“Casse di munizioni con scritte italiane”

Premesso che tutti sappiamo che l’Italia manda armi all’Ucraina, la domanda da fare sarebbe il motivo per cui – e da chi – queste notizie trapelano, visto che il nostro governo ha secretato tutti i documenti riguardo al tipo di armi inviate e a chi concretamente finiscono in mano dopo il passaggio in Polonia. Dagli stessi separatisti arrivano però dichiarazioni diverse: “Il palazzo dell’Osce, una volta che i suoi rappresentanti se ne sono andati è stato usato dalle forze ucraine, da lì le casse di munizioni di mitragliatrice e non di mortaio. Negli uffici, oltre a molti documenti lasciati in città dall’organizzazione, sono state rinvenute casse di munizioni con scritte in italiano – affermano, ancora, fonti dal Donbass – È difficile credere che siano armi importate in Ucraina tramite i canali Osce. Si tratterebbe di munizioni giunte a Kiev via Polonia a marzo, e finite a Mariupol quando ormai la missione internazionale aveva già abbandonato il Donbass. È possibile che gli uffici Osce siano stati usati come punto d’appoggio per i militari ucraini, come avvenuto con praticamente la maggior parte degli edifici della città”.

Le foto testimonianza

In queste affermazioni si precisa il fatto che il ritrovamento comprende munizioni di mitragliatrici e non di mortaio, come dimostrano le altre foto all’interno degli uffici dell’Osce di Mariupol. Questo sembrerebbe smentire la seconda notizia che rende protagonista l’Italia: “I mortai pesanti donati dall’Italia catturati dai russi”, come titola “Repubblica”.

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Anche qui, a scatenare il caos, una seconda foto – diventata subito virale – di un combattente con due anticarro che riportano, sopra il contenitore, la scritta: “Attenzione. Con il mortaio da 120mm la carica massima consentita è la quarta”. “La scritta testimonia la provenienza delle munizioni catturate dai russi in una postazione ucraina nel Donbass: sono le armi donate dall’Italia alla resistenza”, si legge ancora su “Repubblica”. Una domanda viene spontanea: ma la resistenza è quella ucraina o solo quella dei battaglioni nazionalisti? Perché ormai, entrati ufficialmente in una nuova fase della guerra, tutto sembrerebbe muoversi nella direzione – almeno da quanto riporta per la maggior parte la stampa italiana – di un incitamento verso la guerra civile e non più alla difesa contro gli invasori.

Secondo questo ragionamento, ci potremmo chiedere, per esempio, se i soldati e civili di Mariupol – che tanto sono stati pianti, giustamente, dal mainstream italiano – sono diventati improvvisamente i nemici, considerando che la lotta – a colpi di mitragliatrici e di propaganda – è quella tra Kiev e il Donbass? “La foto scattata (la seconda ndr) – spiegano ancora fonti separatiste – è stata scattata a Donetsk. Non sono mortai ma due anticarro Milan e sono francesi, regalini di Macron. Nessun mortaio italiano è arrivato in Ucraina – armi italiane sì, ma mortai no. Quindi non si trovano in mano né dei russi, né degli ucraini. Ciò che viene trovato, infatti, sono contenitori di colpi”.

Armi europee abbandonate dagli ucraini

A confermare questa tesi un altro comunicato proveniente dal Donbass: “Non lontano dalla periferia di Donetsk proseguono gli scontri tra l’esercito ucraino e la milizia popolare della Dnr. I miliziani, avanzando e conquistando le posizioni ucraine, continuano a trovare numerosi quantitativi di armi abbandonate che Kiev ha ricevuto in sostegno dai partner europei. In queste posizioni sono state rinvenute armi anticarro francesi, munizioni spagnole e spolette per bombe di mortaio da 120mm di fabbricazione italiana”. Ciò che di italiano è stato trovato sembrerebbe, quindi, come testimoniano le foto, i “colpi” per i mortai e nient’altro. Le altre armi deriverebbero da altri stati europei.

La deriva di questa guerra, ma non solo, anche e soprattutto della comunicazione che ne consegue, può sicuramente risultare pericolosa, motivo per cui dovremmo tutti tornare – o iniziare – a guardare questo conflitto dall’alto, senza entrare in quei dettagli che -come in ogni guerra – appartengono solo ed esclusivamente a chi li vive sulla propria pelle. Da interrogarsi invece, come popolo ma soprattutto come nazione, su quanto quella che viene paventata come la Terza guerra mondiale non sia ad oggi, la fotocopia più sanguinosa – o probabilmente solo sotto i riflettori – di ciò che accade in quella parte di mondo dal 2014 ad oggi. Un popolo diviso a metà, dove filorussi e nazionalisti cercano di affermare la propria identità e lo fanno attraverso la morte e sotto gli occhi di un Governo che oggi, dopo l’atroce invasione russa, ha chiamato in causa l’Occidente e la strapotenza americana.

Chi sono i veri protagonisti di questo conflitto? L’Ucraina, dovremmo chiederci alla luce della direzione che sta prendendo il conflitto, è veramente l’epicentro di un futuro mondiale incerto o una pedina usata come pretesto perché gli assi possano essersi calati senza metterci personalmente la faccia?

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  1. Non è una questione di vax no vaxs con questi nomi fittizi creati a regola d’arte per ghettizzare quella parte della popolazione che non è disposta a cedere a dei ricatti su diritti garantiti dalla Costituzione ma soprattutto diritti universali della dignità umana. Un insegnante che si è opposto a delle regole ingiuste ha da insegnare tutto ai suoi studenti che non debbono diventare dei servi umili ma dei cittadini attivi che contribuiscano al miglioramento della società. Ce ne fossero di insegnanti così e probabilmente non saremmo in un mondo come stiamo vivendo.
    Anceschi Pietro docente di educazione fisica

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