Caso Emanuela Orlandi, dopo la bellezza di 10 anni di pontificato Bergoglio fa sapere che vuole chiarezza: nel frattempo abbiamo la conferma che per 40 anni oltretevere se ne sono sbattuti le palle

Estratto dell’articolo di Ferruccio Pinotti per “il Corriere della Sera”

«Sul caso Orlandi Papa Francesco e il Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, vogliono che emerga la verità senza riserve». A dirlo in via esclusiva al Corriere è il Promotore di Giustizia della Città del Vaticano, il professor Alessandro Diddi, classe ‘65, affermato penalista e docente di procedura penale.

Professionista di alto livello, Diddi si è occupato di vicende delicatissime e ha le qualità e i mezzi per cercare a fondo la verità. Oggi (martedì) incontrerà per la prima volta Pietro Orlandi e l’avvocatessa della famiglia, Laura Sgrò. […]

Come pensa di operare e quale mandato ha ricevuto da Papa Francesco?

«Ci sono indubbiamente indagini da svolgere e aspetti da approfondire, anche dando seguito alle istanze più volte formulate dalla famiglia Orlandi. Tuttavia, il profilo che più merita di essere sottolineato è che, sia il Santo Padre che il Cardinale Pietro Parolin, mi hanno concesso massima libertà d’azione per indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla.

Ho il mandato di accertare qualunque aspetto in uno spirito di franchezza, di “parresia” evangelica e tale approccio è ciò che più conta. Questo è l’atteggiamento con il quale stiamo affrontando il caso Orlandi.»

Quindi possiamo dire che da parte del Pontefice c’è il desiderio forte di arrivare alla verità sulla sorte di Emanuela?

«Sì, il desiderio e la volontà ferrea del Papa e del Segretario di Stato sono di fare chiarezza senza riserve. E nella mia attività – come ho poc’anzi riferito – non ho ricevuto, né subìto, alcun tipo di condizionamento sia negli accertamenti che stiamo conducendo sia in quelli già svolti». […]

Come si articola il suo lavoro?

«Posso dirle che in pochi mesi sono state effettuate verifiche non espletate in 40 anni che mi hanno consentito di analizzare aspetti molto significativi. Gli approfondimenti eseguiti dovranno emergere, perché sono attività di indagine destinate a confluire integralmente nei fascicoli dell’Ufficio e di questo anche le gerarchie vaticane sono pienamente consapevoli.

Su alcuni documenti probatori non dovranno più insinuarsi equivoci, non ci potranno essere ombre sulle quali possa continuare ad addensarsi un alone di mistero. Se non svolgerò le attività di indagine accuratamente – anche se per quelle a cui ho accennato opererò all’interno del Vaticano – sarò sotto gli occhi di tutto il mondo.

E non voglio assolutamente che si possa pensare che, in qualche modo, abbia preservato qualcuno o coperto qualche situazione. Questo rischio non lo voglio correre, non me lo posso permettere. In Vaticano conoscono tali mie prerogative e ho raccolto ampie garanzie poiché siamo accomunati dagli stessi intenti». […]

Ha potuto effettuare anche audizioni di testi interni al Vaticano?

«Stiamo lavorando anche su questo versante, ma non posso dire di più; abbiamo messo insieme tantissimi elementi, pur se in un tempo relativamente stringente. Sentiremo Pietro Orlandi e acquisiremo le necessarie informazioni testimoniali, ascoltando quanto di inedito ha da riferirci. Ascolteremo tutto e faremo le indagini per gli opportuni riscontri. Ci sono – all’interno e all’esterno del Vaticano – figure ancora reperibili. Anche nell’ambito della pregressa inchiesta romana sono stati fatti accertamenti importanti. Devo tuttavia precisare una cosa…»

Lei ha partecipato come avvocato al processo Mafia Capitale: si può affermare che il ruolo della Banda della Magliana è importante nel caso Orlandi?

«Premesso che non posso entrare nello specifico e che sull’argomento ci sono indagini enormi della Procura di Roma, temo che il ruolo della Banda della Magliana nel caso Orlandi sia stato sopravvalutato, sebbene esistano alcune evidenze. La situazione, tuttavia, impone un inquadramento più ampio».

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