Ilaria Cucchi e il problema del clandestino morto al centro di prima accoglienza: ecco per cosa la paghiamo 15mila euro al mese

Dal Cpr di Ponte Galeria al San Camillo, la senatrice ha ripercorso le tappe che hanno portato alla morte del migrante. “PresenterĆ² un’interrogazione parlamentare. Cerco la veritĆ  come ho fatto con mio fratello”

Ilaria Cucchi ripercorre il calvario di Wissem dal centro-lager allā€™ospedale dove fu legato. Dal Cpr di Ponte Galeria al San Camillo, la senatrice ha ripercorso le tappe che hanno portato alla morte del migrante. ā€œPresenterĆ² unā€™interrogazione parlamentare. Cerco la veritĆ  come ho fatto con mio fratelloā€.

Due mesi per morire, 57 giorni, per lā€™esattezza 1.368 ore. Wissem Ben Abdel Latif era un migrante tunisino che sognava la Francia. Voleva lavorare lƬ per aiutare la famiglia. A tappe forzate, invece, ĆØ andato incontro alla morte nelle mani dello Stato italiano. Dichiarato schizofrenico per le sue battaglie contro il degrado dentro al Centro per il rimpatrio di Ponte Galeria. Ricoverato in Psichiatria per cinque giorni, sedato e legato mani e piedi a un letto in un corridoio dā€™ospedale. Morto da solo mentre nessuno si curava dei suoi ultimi rantoli.

Repubblica ripercorre gli ultimi 46 giorni del migrante a Roma insieme alla senatrice di Sinistra italiana Ilaria Cucchi, che ha titoli dolorosi per appassionarsi a una storia assonante sotto molti aspetti a quella del fratello Stefano.

Tre le tappe sulle tracce di Wissem: il Cpr di Ponte Galeria, la psichiatria dellā€™ospedale Grassi di Ostia e quella dellā€™Asl3 al San Camillo. ā€œHo attraversato la sofferenza che Wissem ci ha lasciato in ereditĆ , mi sono fatta legare i polsi a una sedia nel reparto dove ĆØ morto. Ho capito cosa significa sentirsi prigionieri, mi batterĆ² per lui come per Stefano. PresenterĆ² unā€™interrogazione parlamentare perchĆ© venga appurata tutta la veritĆ  e perchĆ© non ci sia piĆ¹ un altro Wissemā€, annuncia Ilaria Cucchi.

Dentro le gabbie – Sono le 11,30 di una mattina di fine marzo. La senatrice accede al Cpr di Ponte Galeria, in via Portuense. Ha atteso fuori piĆ¹ di 20 minuti. ā€œĆˆ unā€™ispezione, devo entrare subito. Lo farĆ² presente nella mia relazioneā€, ribadisce piĆ¹ volte al militare di guardia. Due blindati della polizia lasciano il Cpr con a bordo alcuni migranti. Chiede il perchĆ©. ā€œRimpatriā€, le rispondono. ā€œStrana coincidenzaā€, ribatte lei. Il Cpr ĆØ circondato da mura di cinta sorvegliate da telecamere e militari, confina con il ā€œI Reparto mobileā€ che assicura lā€™ordine dentro il centro. Scappare ĆØ impossibile, sui muri ci sono anche gli spuntoni. Il centro ĆØ come unā€™isola in questa parte a sud ovest di Roma. La prima immagine che arriva dallā€™interno ĆØ quella di uno zoo. Ci sono otto gabbie alte quattro metri. Tutto regolare per lo Stato ma inaccettabile da vedere.

Ogni gabbia ha due stanzoni con otto brande, ci vivono 93 migranti: 88 uomini e 5 donne. ā€œIl carcere sarebbe meglioā€, dice un ospite e consegna una canzone sulla libertĆ  a Ilaria Cucchi. Le gabbie delimitano lo spazio allā€™aperto, sette metri per sette. I migranti si aggirano lƬ dentro come anime dannate.

ā€œNessuna attivitĆ  di socializzazione, chi sta in una gabbia non puĆ² incontrare chi sta dentro a unā€™altra. Il direttore Enzo Lattuca – dice Cucchi dopo lā€™ispezione – ci ha spiegato che quando sono state aperte scoppiavano le risse. Dentro una gabbia ho trovato delle feci a terra. Nel complesso una grande desolazione, pochi televisori funzionanti, bagni sporchi, due telefoni a gettoni. Si esce solo per incontrare gli avvocati. Questo posto ĆØ brutale, qui ci sono detenuti altro che ospiti. Ho sentito un migrante che chiedeva dei calmanti per placare la sua ansia legata al rimpatrioā€.

Allo ā€œzooā€ Wissem ĆØ arrivato il 13 ottobre 2021, con i suoi 26 anni e tutto il carico di speranze. Si ĆØ subito reso conto che sarebbe tornato a Tunisi. Ha protestato dentro il Cpr, qui ĆØ partita la sua breve storia clinica. Il 25 ottobre, ĆØ scritto in cartella, il ragazzo mostra i primi segni di squilibrio psicologico. Che perĆ² sulla nave quarantena, quando ĆØ sbarcato in Sicilia, non cā€™erano. Dallā€™8 novembre gli vengono somministrati tranquillanti, iniziano i tremori. Il 19 novembre lo psicologo chiede unā€™altra consulenza. ā€œĆˆ aggressivo, rifiuta la terapia da 4 giorniā€, scrive lo specialista. ā€œQualcuno lo ha sbattuto contro un muroā€, denunciano i compagni di Cpr. Il 23 novembre il primo ricovero per disturbo schizoaffettivo, il 118 lo trasferisce alla Psichiatria del Grassi di Ostia.

Il pannello dei legacci – Haldol, Talofen, Depakin, En. ƈ la terapia somministrata a Wissem al Grassi. Ilaria Cucchi arriva alle 13 di venerdƬ scorso, ha annunciato lā€™ispezione come prevede la legge. Di fronte allā€™ospedale su una saracinesca cā€™ĆØ scritto ā€œCucchi viveā€, sembra unā€™incitazione alla senatrice. Nel reparto, primario Piero Petrini, il corridoio ospita gli uffici e sei stanze. Sedici i pazienti ricoverati. ā€œServirebbe parlare di piĆ¹ invece di ingoiare solo farmaciā€, si sfoga una paziente. Nella stanza della caposala cā€™ĆØ un pannello con tanti chiodi a cui sono appesi i legacci per la contenzione. Una dottoressa alza il lenzuolo per mostrarli alla parlamentare. ā€œNon ho trovato ricoverati legati ma unā€™infermiera mi ha confidato che un paziente ĆØ rimasto in contenzione piĆ¹ di un giornoā€, racconta la senatrice. Che ha trovato anche un detenuto ricoverato da 20 giorni. ā€œUomini e donne erano dormienti e lā€™infermiera che mi ha parlato ĆØ stata allontanataā€, ĆØ il suo resoconto. Wissem ĆØ sempre rimasto legato al letto del reparto per ā€œstato di necessitĆ ā€. Ma lā€™avvocato Francesco Romeo a quella necessitĆ  ha sempre creduto poco. ā€œSi indaghi per sequestro di persona al Grassi e al San Camilloā€, ĆØ la sua ultima richiesta alla procura in nome della famiglia che dalla Tunisia chiede piĆ¹ indagini.

Il reparto della morte – La procura ha iscritto per omicidio colposo e falso i nomi di quattro sanitari della Psichiatria dellā€™Asl3, lā€™ultimo approdo di Wissem il 25 novembre del 2021. Il cambio di reparto arriva per competenza territoriale. Wissem ĆØ giĆ  imbottito di farmaci. Gli esami sono buoni, il giorno dopo un valore che esprime la corretta funzionalitĆ  dei muscoli ĆØ di 35 volte maggiore rispetto al normale. Una spia ignorata. Al San Camillo Wissem non si alzerĆ  mai perchĆ© i legacci saranno stretti fino alla morte, la notte del 28 novembre. Ilaria Cucchi resta nel reparto unā€™ora e mezza. ā€œMi sono fatta legare a una sedia – racconta allā€™uscita – e ho colto tutta la sofferenza dei malati. Tutti i pazienti, meno di dieci, non erano reattivi. Non sono riuscita a parlargli. Uno sta lƬ da tre anni. Non ci sono spazi di socializzazione, il day hospital non ha bagnoā€.

Wissem ĆØ morto sul letto 16 (1C), in corridoio. ā€œLo volevo lƬ per monitorarlo meglioā€, ĆØ stata la giustificazione shock del primario Piero Petrini, lo stesso di Ostia, a Repubblica. Nessun mediatore ha ascoltato cosa avesse da dire quel giovane che si agitava tanto e al quale nessuno ha eseguito un elettrocardiogramma. ā€œAdesso ci sonoā€, ha accertato Ilaria Cucchi.

Letti in corridoio non ce ne sono, non arrivano piĆ¹ migranti dal Cpr. Wissem, secondo la procura, ĆØ morto per un mix fatale di farmaci. Il medico legale ha trovato nei suoi tessuti un tranquillante che non era in cartella. Morire era messo in conto da Wissem quando ĆØ salito sul gommone per la Sicilia. Ma il mare ĆØ stato clemente con lui. Poteva ucciderlo il Covid sulla nave quarantena a Lampedusa. Neanche quello ĆØ successo. Wissem ĆØ stato inghiottito dal buco nero dello Stato. Non ha vissuto in Italia un solo minuto di libertĆ , non ha potuto fare richiesta di asilo politico. E quando un giudice ha deciso che poteva lasciare le gabbie del Cpr, nessuno gli ha notificato la sentenza. Era il 24 novembre 2021, lui era giĆ  legato a un letto dā€™ospedale.

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