“Gli ho chiesto se la concorrenza degli immigrati contribuisce a tenere bassi i salari degli italiani” Il sociologo Ricolfi smaschera i quattro parassiti che giocano a fare i capi della feccia

Paolo Bracalini per ilgiornale.it

I programmi fotocopia dei quattro candidati Pd. Ricolfi li smaschera: scena muta sui contenuti

Le primarie Pd non stanno appassionando nemmeno gli elettori del Pd e i numeri sui voti degli iscritti nei circoli fanno temere un flop. Una delle ragioni del modesto appeal delle primarie dem è che non c’è una vera sfida, si fatica a trovare delle grosse differenze tra Bonaccini, Cuperlo, De Micheli e Schlein. Perciò il sociologo Luca Ricolfi ha provato a utilizzare gli strumenti del suo mestiere per stanare gli aspiranti leader del Pd e costringerli a prendere una posizione netta su una serie di questioni, evitando che le aggirino con dichiarazioni generiche tutte uguali.

«Un questionario a risposte chiuse (solo 18 domande, bastano 10 minuti per rispondere…). Per aiutare tutti noi a capire che cosa c’è nelle loro teste» scrive Ricolfi sul sito della Fondazione Hume, di cui è fondatore. Per mesi Ricolfi ha tentato di capire «su che cosa i quattro candidati alla segreteria del Pd non sono d’accordo fra loro», senza trovare aiuto nelle interviste o nelle «lunghe mozioni congressuali». Allora ha messo giù le diciotto domande su sei macrotemi: dal mercato del lavoro all’immigrazione, dalla scuola ai diritti civili. Ad ogni domanda, due o massimo tre sole risposte possibili.

Esempio: Che cosa pensa dei voucher? 1) rischiano di far aumentare la precarietà, 2) possono agevolare la emersione del lavoro nero. Oppure: secondo lei la concorrenza degli immigrati contribuisce a tenere bassi i salari degli italiani? 1) sì, 2) no. E via così. Prima la Fondazione Hume ha auspicato un riscontro dai candidati Pd. Poi, visto che nessuno si faceva vivo, insieme all’Istituto Bruno Leoni, ha contattato gli staff degli aspiranti segretari Pd, per assicurarsi che l’avessero ricevuta. Ricezione confermata. Ma al di là di quella, il nulla.

Ecco infatti le «risposte» arrivate dai candidati alla segretaria Pd. «Elly Schlein: nessuna risposta. Stefano Bonaccini: nessuna risposta. Gianni Cuperlo: preferisco non rispondere. Paola De Micheli: appena ho tempo vi rispondo (ma finora non ha trovato il tempo). «Che dire? Giudicate voi – commenta Ricolfi -. Certo, è interessante che, finché possono restare nel vago, i candidati alla segreteria del Pd siano ben felici di parlare, ma appena li si interroga su questioni precise e politicamente sensibili, se ne guardino bene. Sembra quasi preferiscano non scoprire le carte. Giudicate voi».

Ma c’è una spiegazione sociologica ai candidati-fotocopia del Pd. «Ed è che i loro discorsi riguardano quasi sempre i fini del cambiamento, non i mezzi per attuare quei fini. E sui fini, combattere le diseguaglianze, promuovere la parità di genere, tutelare l’ambiente, rafforzare lo stato sociale, stimolare la crescita, è praticamente impossibile dissentire – spiega il sociologo -.

Le differenze vere possono emergere solo quando si comincia a parlare dei mezzi, ossia delle scelte, per lo più dolorose, che occorre compiere in presenza di risorse scarse. Oppure quando le scelte hanno forti connotazioni etico-morali», i «dilemmi veri» che esigono un sì o un no, non una mozione chilometrica. Ecco, su questi, i candidati del Pd preferiscono non rispondere. Alla fondazione di Ricolfi resta un punto interrogativo: «Bonaccini-Schlein-Cuperlo-De Micheli. Perchè non volete dire quel che pensate?».

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