Lutto gravissimo nella valanga rosa: morta a soli 37 anni la medaglia d’argento ai Mondiali del 2006 Elena Fanchini

Alberto Dolfin per il Corriere dello Sport

Nel corso della sua travagliata carriera aveva saputo rialzarsi  più volte grazie soprattutto al sostegno delle sorelle Nadia e Sabrina  A gennaio, dopo la vittoria a Cortina, la Goggia le aveva dedicato   l’impresa e lei aveva risposto: «Mi hai regalato un sorriso»

 L’ultima gara  nel 2017 Nel 2018 aveva rinunciato alle Olimpiadi per la malattia. Elena Fanchini si è spenta nella sua casa di Solato in provincia di Brescia, si è dovuta arrendere al tumore che aveva sconfitto ma che la scorsa estate si era ripresentato con una recidiva.

Nata a Lovere il 30 aprile 1985, sorella maggiore di Nadia e di Sabrina, Elena in carriera ha vinto un argento nella discesa libera a Bormio ai Mondiali del 2005 quando, a nemmeno 20 anni, arrivò seconda alle spalle di Janica Kostelic. Una carriera in cui non sono mancati gli infortuni, dai quali si era sempre rialzata. La sua ultima gara il Superg di coppa in Val d’Isere nel 2017.

  U n fulmine a ciel sereno in un giorno di festa per l’Italsci. In serata, arriva quella notizia che spegne i festeggiamenti azzurri per il fresco oro di Marta Bassino in superG a Meribel e riempie il cuore di tristezza per l’addio di un’altra donna jet che per tanti anni abbiamo celebrato: ad appena 37 anni, Elena Fanchini si è spostata a sciare sulle nuvole.

Lutto per la Fisi e per tutto lo sport italiano in seguito alla scomparsa di un’atleta che fin che ha potuto ha vissuto sulla neve, facendo ciò che più amava, a dispetto delle tante prove a cui l’ha sottoposta a causa degli infortuni. Nel corso della travagliata carriera, Elena ha saputo rialzarsi più volte e, grazie anche alle sorelle Nadia e Sabrina sempre al suo fianco a condividerne la passione, si era issata anche sul gradino più alto del podio per due volte in Coppa del Mondo, a distanza di quasi un decennio una dall’altro, sempre nell’amata discesa: prima nel dicembre 2005 a Lake Louise, ancora davanti a tutte nel gennaio 2015 a Cortina. Sulle nevi italiane, si era tolta anche la soddisfazione di conquistare un argento mondiale, sempre nella libera, a Bormio 2005.

Così ci raccontava, quando pensava di esserne finalmente guarita, la scoperta del tumore che le aveva spento il sogno olimpico di PyeongChang 2018: «All’inizio mi sono comportata come se fosse un infortunio fisico e dovessi recuperare il più in fretta possibile. Addirittura, ho subito chiesto al medico se potevo andare all’Olimpiade in Corea del Sud. Poi, ho capito che sarebbe stata più lunga ed è cominciata la trafila tra radioterapia, interventi, recupero e chemioterapia. Col passare dei mesi, mi sono accorta che era completamente diversa. Ho preso ispirazione soprattutto della vicenda di Acerbi. Al tempo stesso però, ho cercato di pensare a me stessa e a guarire nel miglior modo possibile. Quando ero debole e non potevo fare niente, mi mancava soprattutto vedere i miei cuginetti perché bastavano pochi minuti con loro per ricaricare le batterie. I bambini sono così, senza accorgersene, ti trasmettono un’energia incredibile».

Anche lei in quanto a energia non scherzava affatto ed era un modello anche per le atlete che vediamo oggi sfrecciare sui pendii francesi. Si era ripresa ed era tornata a sciare, con il sogno persino di riaffacciarsi in Coppa del Mondo. L’ennesimo infortunio (rottura del perone) nel novembre 2018, questa volta in allenamento, l’aveva costretta a dar l’addio tra le lacrime. Nel dicembre del 2021, commentando su queste pagine la vittoria dell’amica Sofia Goggia a Lake Louise a 16 anni di distanza dal suo successo sulla stessa pista, la incoronava così: «È semplicemente un gradino sopra le altre, sa fare velocità come nessun’altra. L’ho vista crescere e le ho sempre voluto tanto bene. Poi, adoro le sue discese al cardiopalmo, sempre a limite. Già quando era una ragazza la guardavamo sempre col fiato sospeso, mai tranquilli».

Un amore ricambiato perché, in occasione del recente successo di gennaio a Cortina, la finanziera bergamasca aveva dedicato l’impresa alla guerriera bresciana (che le aveva risposto «Mi hai regalato un sorriso»), tornata a lottare contro quel nemico invisibile che ce l’ha portata via troppo presto.

Anche in un momento così triste per tutto il mondo della neve, Elena sarà una fonte d’ispirazione per la campionessa olimpica di PyeongChang, che certamente la porterà giù con lei nella picchiata iridata di sabato, con l’intenzione di dedicarle un’altra impresa. Il sorriso, che mai ha lasciato le sue labbra anche nei momenti più difficili, è il regalo più bello che chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerla si porterà per sempre dentro il cuore.

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