La vostra casa vale zero? Lo saprete il 14 dicembre. Le grinfie dell’Europa sugli immobili faticosamente acquistati dagli italiani

Sono finiti i tempi in cui “il mattone” era il bene rifugio per eccellenza. Dopo la disastrosa gestione del Superbonus 110% per ristrutturazioni o riclassificazioni energetiche, altre preoccupazioni si intravedono all’orizzonte, e provengono direttamente da Bruxelles, come spesso accade: è attesa per il prossimo 14 dicembre la decisione della Commissione europea in merito all’efficientamento energetico delle abitazioni, nell’ambito del piano per la riduzione delle emissioni di CO2, attraverso la direttiva EPB (Energy Performance of Buildings Directive).Tale direttiva ha il fine di rendere, entro il 2050, tute le abitazioni europee a emissioni zero. Sembrerebbe una buona notizia, in fondo, eppure c’è un enorme “ma”: per conseguire un simile obiettivo, la Commissione europea ha delineato una serie di interventi assai gravosi a carico degli Stati membri e, in definitiva, dei cittadini, sino al divieto della vendita o l’affitto degli immobili non adeguatamente efficientati.

Come riassume il sito scenarieconomici la Direttiva prevede stringenti normative sulle nuove costruzioni e forzose procedure di efficientamento per le abitazioni già esistenti. La bozza della nuova EPBD statuisce che, a partire dal 2027, gli Stati vietino la vendita e l’affitto degli immobili di classe energetica inferiore a E; dal 2030 il limite interesserà la classe energetica D, sino a escludere, dal 2033, gli immobili delle classi inferiori alla C. Naturalmente, essendo addirittura l’87% degli immobili italiani di Classe energetica D, il rischio che il valore di mercato di queste soluzioni abitative si riduca a zero è più che probabile; inoltre, sono all’incirca 2,15 milioni gli immobili che nel nostro Paese sono anteriori al 1918, e dunque necessiterebbero importanti lavori di riqualificazione.

In accordo con il report della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane, le abitazioni sono la principale forma di investimento delle famiglie, e rappresentano quasi la metà della ricchezza lorda. Il rischio concreto è che, in una situazione economicamente disastrosa, tra emergenze sanitarie “cavalcate” ad arte, il caro bollette, gli effetti della guerra in Ucraina, scoppi pure una bolla abitativa che potrebbe investire circa il 40% della ricchezza delle famiglie italiane. Conseguenze esiziali, di cui sembra disinteressarsi l’Unione europea, che nobilita tali misure abnormi portando avanti una presunta svolta “green”.

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