Scandalo in serie A: il procuratore capo dell’AIA arrestato per traffico internazionale di stupefacenti

Il procuratore capo dell’Aia Rosario D’Onofrio è tra i 42 arrestati nell’operazione di due giorni fa della Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine della Dda milanese che ha portato a smantellare un traffico di stupefacenti tra Italia e Spagna. D’Onofrio, divenuto responsabile sotto la presidenza Nicchi dell’ufficio che indaga su eventuali irregolarità degli arbitri, ha presentato le dimissioni all’Aia nelle ore immediatamente successive all’operazione. L’Aia – si sottolinea sempre in ambienti arbitrali – nella vicenda è parte lesa.

“Era in gamba di brutto… Sapeva cosa faceva”, disse di D’Onofrio, ex ufficiale dell’esercito, Daniele Giannetto, uno dei capi dell’organizzazione criminale in cui D’Onofrio, come emerge dall’ordinanza del gip Massimo Baraldo, era inserito. Come è stato ricostruito sarebbe stata “la persona incaricata (…) anche di organizzare la parte logistica delle importazioni di stupefacente e tra queste attività, (…) di reperire luoghi ove poter effettuare lo scarico “in sicurezza ” dei bancali all’interno dei quali era contenuto lo stupefacente”.

D’Onofrio, al quale è stato contestato il reato di associazione per delinquere, per il giudice “deve essere applicata la misura della custodia in carcere, tenuto conto della sua incondizionata disponibilità a effettuare quotidiani ‘servizi’ di consegne o riscossione di denaro e della pericolosità sociale” dovuta agli “inescusabili comportamenti in concreto tenuti nel periodo del lockdown, durante il quale lo stesso con la divisa militare circolava per la Lombardia per effettuare consegne di sostanza stupefacente o per recarsi a Milano a versare il denaro provento dello spaccio a cittadini cinesi affinché trasferissero illegalmente tali somme in Spagna”.

GRAVINA: “SONO SCONCERTATO”
“Sono sconcertato”. Lo dice il presidente della Figc, Gabriele Gravina, commentando la notizia dell’arresto per traffico internazionale di stupefacenti del procuratore dell’Aia D’Onofrio. “Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente dell’Aia. Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale”.

L’AIA: “NOI TRADITI, DANNI PER TUTTI GLI ARBITRI”
“Un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d’immagine a tutta l’Aia che, è bene ricordarlo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati”. E’ questa la difesa – espressa in una dichiarazione – dell’associazione italiana arbitri dopo l’arresto del suo procuratore capo, Rosario D’Onofrio, per traffico internazionale di droga. “L’associazione italiana arbitri prende atto con sorpresa e sgomento delle notizie diffuse a mezzo stampa relative all’arresto del procuratore, Rosario D’Onofrio – è questo il testo della dichiarazione dell’AIA -. Ci teniamo a ricordare che per assumere la qualifica di arbitro, l’interessato deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato. Ai sensi dell’articolo 42 del vigente regolamento Aia, gli iscritti devono rispettare le norme del codice etico nonché astenersi dall’assumere atteggiamenti lesivi dell’immagine dell’Aia. L’articolo 42 infine impone l’immediata comunicazione al presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale”. “Tutto ciò – prosegue l’Assoarbitri – non è mai accaduto. Apprendiamo invece solo oggi dai mezzi d’informazione che il signor Rosario D’Onofrio sarebbe stato arrestato nel corso del 2020, non comunicando addirittura tale provvedimento restrittivo della libertà personale mentre già ricopriva l’incarico di componente della Commissione disciplinare nazionale. A seguito dell’elezione della nuova governance, avvenuta il 14 febbraio 2021, in continuità e in considerazione della sua lunga esperienza acquisita, è stato nominato procuratore. L’associazione italiana arbitri è stata quindi vittima ed indotta in errore con una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal regolamento associativo. Un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d’immagine a tutta l’Aia che, è bene ricordarlo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati”. “Un aspetto questo – è la conclusione – che dovrà essere oggetto di un’attenta valutazione e di eventuali nuove misure operative per non ritrovarsi in futuro in situazioni simili”.

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