Navi pirata, Meloni tira dritto con una doppia mossa: nuova stretta sulle Ong rosse che le mandano in mare e ricucitura dei rapporti con la Germania scavalcando Macron

Meloni prepara la stretta sulle Ong ma vuole ricucire. Sponda da Berlino

La premier è convinta di essere nel giusto e ha annotato come un successo il fatto che diversi Paesi, a partire dalla Germania, hanno fatto sapere di non aderire al “boicottaggio” invocato dalla Francia

Un accordo sui ricollocamenti in Europa. E una nuova legge sulle Ong in Italia. Il governo Meloni cambia strategia su sbarchi e migranti. Dopo la risposta alla Francia nella querelle su Ocean Viking la premier prepara un provvedimento che somiglierà moltissimo al decreto sicurezza di Salvini. E che riesumerà le multe da 150 mila a un milione di euro e i sequestri amministrativi cautelari per le navi. Mentre nell’Ue cerca una sponda dalla Germania per ricucire con Parigi. Anche per non rischiare l’isolamento su dossier altrettanto importanti. Si comincia lunedì al Consiglio degli Affari Esteri di Bruxelles. Dove il responsabile della Farnesina Antonio Tajani porterà i numeri dei ricollocamenti. Per segnalare che gli accordi che la Francia minaccia di voler stracciare non sono ancora stati attuati.

Un nuovo decreto sicurezza

«Nuovi provvedimenti ci saranno sicuramente», ha annunciato ieri Giorgia Meloni in conferenza stampa. Senza specificare quali. Ma il governo prepara una stretta sulle Ong che riparta dai decreti sicurezza. Quelli promulgati quando il capo di gabinetto di Salvini al Viminale era l’attuale ministro Matteo Piantedosi. La Stampa spiega oggi che sotto osservazione c’è la parte che riguarda le navi delle Ong. Ovvero le multe fino a un milione di euro con sequestro dell’imbarcazione. E persino la confisca «in caso di violazione – era scritto nella legge 77 dell’agosto 2019 – del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane». Il Viminale punta a forme di deterrenza per le navi che non si coordinano. Per questo si pensa al ritorno delle multe. E delle confische. Che porterebbero le imbarcazioni sotto il patrimonio dello Stato. Per una futura vendita o per la loro distruzione.

Una pace con Bruxelles

Sull’altro versante, ovvero quello della politica estera, c’è la necessità di ricucire lo strappo con la Francia. Il Corriere della Sera spiega oggi che Meloni è preoccupata per il rischio isolamento dell’Italia in Europa. Con chiare conseguenze sui dossier economici. Da questo punto di vista ieri è arrivata la sponda di Berlino. Che ha fatto sapere di voler continuare a fare la propria parte «fino a quando l’Italia garantirà l’accoglienza». E quindi finché sarà porto di attracco per le navi dei salvataggi. E proprio qui nasce il problema. Perché per cambiare davvero la situazione bisognerebbe riformare molti accordi internazionali. Tra cui il Trattato di Dublino. Ma questo i partner Ue non hanno alcuna intenzione di concederlo. Così come non vogliono pensare alla famosa “fase 3” della Missione Sophia citata da Meloni in più occasioni. Per la quale servirebbe comunque anche il consenso dell’Onu. E allora far saltare l’accordo sul ricollocamento non conviene nemmeno all’Italia. Perché rischia di essere l’unica offerta praticabile sul tavolo.

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