Giorgia Meloni ha accettato l’incarico senza riserva: in questi minuti si trova al Quirinale: in ballo due nomi pesanti a Cultura ed Economia. Il giuramento previsto per domenica

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è a colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che le conferirà l’incarico per formare il nuovo governo. Meloni, la prima donna premier del centrodestra dirà sì senza riserva, con la consapevolezza di poter contare su una maggioranza certa per formare il governo. Meloni è arrivata al Quirinale con una cartellina bianca in mano, un indizio che confermerebbe che la lista dei ministri del centrodestra è già pronta. Per domenica 23 ottobre sarebbe previsto il giuramento.

È passato quasi un mese dal 25 settembre che ha consegnato la vittoria alle urne a centrodestra ed FdI. E nelle prossime ore, Giorgia Meloni dovrebbe ricevere l’incarico per formare un nuovo governo: la prima presidente del Consiglio donna nella storia della Repubblica. Oggi, venerdì 21 ottobre, seconda giornata di Consultazioni al Quirinale: da Sergio Mattarella la delegazione del centrodestra, unita dopo le fibrillazioni degli ultimi giorni e dopo gli audio “rubati” di Silvio Berlusconi. Al termine dell’incontro, previsto solo un intervento della Meloni.

Ore 16.45: Toto-ministri, le ultime indiscrezioni. “Sangiuliano alla Cultura”
Alle 16.36 Giorgia Meloni è tornata al Quirinale per incontrare il presidente Sergio Mattarella. La premier in pectore potrebbe avere con sé la lista dei ministri che il Capo dello Stato potrà vidimare o correggere. Nel frattempo filtrano le nuove indiscrezioni sulla lista semi-difinitiva. Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, sarebbe favorito per il Ministero della Cultura, Giancarlo Giorgetti all’Economia, Guido Crosetto alla Difesa, Daniela Santanchè al Turismo, Carlo Nordio alla Giustizia e Antonio Tajani agli Esteri.
Ore 16.14: Meloni nella storia, “sì all’incarico senza riserva”

Giorgia Meloni dirà sì all’incarico senza riserva, consapevole di avere già in tasca una maggioranza certa per formare il governo. Si tratta del quinto caso nella storia della Repubblica: Giuseppe Pella nel 1953. Dieci anni dopo, nel 1963, Giovanni Leone, al suo primo incarico. Giulio Andreotti nel 1979, quando si apprestava a presiedere per la quinta di sette volte il Consiglio dei ministri. E, infine, Silvio Berlusconi nel 2008, alla sua quarta esperienza da premier. Nelle prossime ore la leader FdI sceglierà questa soluzione, accettando l’incarico e presentando a stretto giro di posta la lista dei ministri.

Ore 15.32 – La7, Giorgetti non più sicuro all’Economia
Voci che girano con insistenza nei Palazzi romani: Giancarlo Giorgetti non sarebbe più così sicuro di diventare ministro dell’Economia. A riferirlo l’inviata di Tagadà, su La7, secondo cui sarebbe in atto un clamoroso e inatteso effetto domino. “Con Guido Crosetto dato quasi per certo alla Difesa – spiega la giornalista – si dice che Giorgetti a quel punto sarebbe favorito per il Mise, che conosce bene”. Crosetto di FdI alla Difesa, Giorgetti della Lega allo Sviluppo economico. E l’Economia? “In via XX settembre a quel punto andrebbe un tecnico”. Torna in auge il nome di Panetta, “con l’accordo – rivela Clemente Mastella – che tra due anni diventi governatore di Bankitalia”.

Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

C’è un campo nel quale Giorgia Meloni sarà chiamata a dare subito una risposta alle parole di Silvio Berlusconi: la scelta delle donne e degli uomini a cui affidare la sicurezza nazionale. Un terreno in cui la leader di Fratelli d’Italia sa di giocarsi la credibilità internazionale sul fianco occidentale, tutta ancora da costruire e minata anche dal rapporto con Matteo Salvini.

Per questo ha scelto di non delegare, ma di metterci la faccia. Non indicherà un’autorità delegata: sarà lei, almeno al principio, a tenere la delega ai Servizi segreti. Una scelta che fa storcere il naso ad alcuni addetti ai lavori – per una questione di trasparenza e per il rischio di una concentrazione di potere troppo ampia – ma che ha un precedente recente importante: Giuseppe Conte.

Per due anni e mezzo il leader dei 5 Stelle mantenne la prerogativa, salvo cederla a tre giorni dalla caduta definitiva. In questo caso, giustificherà la mossa con la necessità di affrontare con cautela questa delicata fase geopolitica.

[…] Lo sconcerto con cui il New York Times ha commentato ieri l’audio del Cavaliere su Putin «Cresce l’ansia per l’Italia» – è un segnale da non sottovalutare. Occorrono risposte. E la leader le cerca nei suoi uomini più fidati. Uno è Gianbattista Fazzolari, il più “atlantico” dei meloniani, destinato a seguirla a Palazzo Chigi come sottosegretario o capo di gabinetto. Un altro è Alfredo Mantovano, vicinissimo a Washington, anche lui sottosegretario alla Presidenza. […]

Giorgia Meloni non è sola anche perché per il momento dovrebbe restare immutata la compagine delle tre agenzie di sicurezza. Elisabetta Belloni resterà al Dis. […] Ma è chiaro che senza un sottosegretario di riferimento all’intelligence – ruolo ricoperto oggi dal prefetto Franco Gabrielli il compito della Belloni diventa ancora più cruciale (dopo mesi complessi seguiti all’incidente della candidatura al Quirinale).

Sarà decisiva in tema di sicurezza, ma anche di rapporti internazionali, visti l’estrazione e il curriculum. A maggio, inoltre, il governo Draghi aveva rinnovato per altri due anni gli incarichi a Mario Parente, capo dell’Aisi, l’Agenzia di sicurezza interna. E a Giovanni Caravelli, numero 1 dell’Aise, il servizio estero. Sono tutti certi che resteranno: in questi mesi il loro lavoro ha rappresentato un argine ai tentativi di influenza russa […].

Qualcosa si potrebbe però muovere a gennaio, quando tre vice direttori arriveranno a scadenza (Carlo Massagli e Luigi Della Volpe all’Aise e Carlo De Donno all’Aisi). E poi soprattutto a maggio, quando scadrà l’incarico del comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, che gode di grande considerazione bipartisan.

E si aprirà la partita delle partecipate: le nomine all’Eni sono dal punto di vista geopolitico cruciali quanto e più di un’agenzia. In tema di intelligence Meloni sceglie dunque la continuità. Per altre caselle, invece, dovrà scegliere. Lo sta già facendo in queste ore, con l’intenzione di dare segnali agli alleati. Determinante è il ministero della Difesa.

Nonostante il ruolo di presidente dell’Aiad (la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza), Guido Crosetto è a un passo dalla nomina. […]

A Urso verrebbe assegnato lo Sviluppo economico (che comprenderà la delega al Commercio estero). Le scelte più delicate, però, investiranno anche una casella riservata all’opposizione: la presidenza del Copasir. È difficile che vada a Matteo Renzi, visto l’imbarazzo che potrebbe creare la vicenda saudita e l’inchiesta Open all’attenzione del Comitato.

E lo stesso vale per un 5S […]. La Presidenza, insomma, finirà al Pd. Con due nomi in campo: il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il membro uscente del Comitato Enrico Borghi. Entrambi offrono garanzie al fronte atlantico. Dunque, almeno per il momento, a Giorgia Meloni.

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