Sergio Mattarella pronto a fare le valigie? La frase sfuggita a molti che dà pienamente ragione a Berlusconi

di Piero Senaldi per Libero

Sì, inutile ostinarsi a nasconderlo, in Italia esiste un problema di tenuta democratica. Però il pericolo di deriva autoritaria, “democratura” è il termine tecnico, non è legato alla possibilità che il centrodestra vinca le elezioni, come vanno propagandando Letta e i suoi imitatori, da Calenda a Fratoianni. Si sente puzza di attacco alla sovranità popolare da tempo, e l’olezzo proviene da sinistra; d’altronde è noto che la prima gallina a cantare è quella che ha fatto l’uovo. Il recente caso di Berlusconi e del presidenzialismo ne è solo l’ultima prova. Il Cavaliere è stato accusato da Pd, affini e stampa allineata di voler attentare a Mattarella. La sua colpa è aver dichiarato l’ovvio in un’intervista radiofonica. Silvio ritiene che, qualora dopo il voto passasse la riforma presidenzialista del centrodestra, «sarebbero necessarie le dimissioni» dell’attuale inquilino del Colle «per andare all’elezione diretta del capo dello Stato, che potrebbe poi rimanere lo stesso».

TITOLI GROTTESCHI
Apriti cielo, il segretario del Pd pareva non aspettare altro e ha accusato il centrodestra di voler «scardinare il sistema» nonché «sfrattare Mattarella». Gli hanno fatto eco i suoi giornali. Repubblica ha titolato «Berlusconi, assalto al Colle», La Stampa come ormai è sua abitudine in questa campagna elettorale ha aperto direttamente con un virgolettato di Letta, «Berlusconi vuole il Quirinale» e il Corriere ha sintetizzato che «Le parole di Berlusconi sono un caso, bufera sudi lui per il Quirinale». Da notare anche il lento, ma costante, scivolamento a sinistra del Quotidiano Nazionale Giorno, Nazione e Resto del Carlino – che parla di «gaffe» di Silvio. Una titolazione nel complesso faziosamente grottesca, immemore sia del fatto che fu Berlusconi a sbloccare l’impasse e consentire la rielezione di Mattarella sia che la trasformazione del secondo mandato da eccezione a regola è stata descritta da tutti come un “vulnus” della Costituzione, una ferita, qualcosa che non va poi troppo bene. Tutto questo, per aggiungere ridicolo al grottesco, non ha impedito a Letta di dire che la destra può contare su denaro e stampa amica e il poverino invece no, è nato sotto un cavolo e non ha amici né famigliari illustri.

Nel frattempo, da Ainis a Celotto, i più autorevoli costituzionalisti italiani, nessuno d’area forzista o melonian-salviniana, si affrettavano a spiegare che il Cavaliere l’aveva detta giusta e che mettere a disposizione il mandato se cambiano le regole è un modo di rispettare la democrazia, non una minaccia a essa. Ma la cosa più illuminante e definitiva è che, leggendo i resoconti dei ventriloqui del Quirinale, anch’ essi non propriamente dei sovversivo destrorsi, si scopre che Mattarella in persona è il primo a pensarla come Berlusconi e, in caso di riforma presidenzialista, fa sapere che non avrebbe bisogno di pressioni di sorta per lasciare il Colle, facendo proprio lo slogan coniato da Scalfaro all’avvio dei lavori della Bicamerale nel 1992, «ho le valigie pronte». E allora perché, qualsiasi cosa dica e faccia un esponente del centrodestra, il Pd e i suoi scribacchini montano un caso nazionale? Siamo in campagna elettorale, tutto è valido per vincere, à la guerre comme à la guerre, verrebbe da dire, furore ideologico e colpi bassi stanno sul menu. Purtroppo temo che la verità sia peggiore.

SABOTARE IL VOTO
Letta e compagni danno già per perse le elezioni e sono passati direttamente alla fase due, l’avvelenamento dei pozzi, il sabotaggio del voto democraticamente espresso per salvaguardare la democrazia secondo loro, “il sistema” come ha confessato Letta tradendosi. Dove per sistema si intende quello a cui assistiamo da lustri: posti e potere al Pd e ai suoi amici e, se per caso le elezioni le vince qualcun altro, o lo si compra politicamente, come accaduto con Gelmini, Di Maio e altra paccottiglia, o si grida alla democrazia rubata e nel frattempo si inscena l’impossibile per sfilargli la sedia di sotto, anche al prezzo di sputtanare e fare male all’Italia. L’esempio del casino sul presidenzialismo è stato seguito ieri, a stretto giro di posta dal messaggio in tre lingue registrato dal segretario del Pd a beneficio di stampa ed establishment stranieri. Letta non si è preoccupato di illustrare il programma di governo dei dem, sintetizzabile con il titolo “bordello Italia” – forse ne ha avuto vergogna pure lui ma ha pensato solo a infamare gli avversari, facendo il verso al video con il quale la Meloni giorni fa ha spiegato al mondo perché nulla ha da temere da un governo di centrodestra. Il segretario del Pd ha invece voluto avvisare il mondo: se arriva Giorgia, arriva Satana, addio Unione Europea e valori occidentali. Salvo in patria spacciare i valori di una parte del suo elettorato come valori assoluti dell’umanità. Ci si può fidare di un leader la cui principale occupazione è rendere il Paese ingovernabile se non vincerà lui e che ha un senso della patria e delle istituzioni tale da augurarsi il peggio, e gufare se non addirittura lavorare perché accada, se toccherà al centrodestra tappare le voragini lasciate da dieci annidi governi rossi? Già, perché questa sarà la beffa finale. Appena perderà il potere, la sinistra accuserà la destra dei disastri provocati da lei.

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