Di Maio senza vergogna: l’analfabeta viene fatto passare da giovane statista dai giornali di regime

ROMA – Oggi e domani Luigi Di Maio radunerà i suoi e assieme decideranno il percorso da qui al voto: si varerà una lista con la denominazione “Insieme per il futuro” o si punterà tutto sul nome del ministro? Ci sarà il ticket con Beppe Sala? Sarà un rassemblement con altri centristi? La fine del governo ha scombinato un po’ la tempistica e quindi i piani. “Sì, la caduta di Draghi ha sconvolto tutto, il panorama politico si è rimescolato. Perciò adesso si stanno parlando le forze responsabili e che possano vantare credibilità”, dice il ministro degli Esteri ospite di Metropolis, il format online del gruppo Gedi. Di chiaro c’è solo l’alleanza con il Pd. In questo campo “responsabile”, come lo definisce lei, c’è ancora spazio per i suoi ex compagni di partito del M5S? “L’interlocuzione in corso è tra quelli che condividono un’idea d’Italia, la possibilità che l’agenda Draghi torni al governo del Paese. Questo è lo spartiacque. Ma non abbiamo solo la destra da fronteggiare: c’è anche Giuseppe Conte che fa parte di quel populismo unito al sovranismo, corresponsabile di quanto è successo. Avevamo dei provvedimenti in cantiere che dovevano aiutare le famiglie, ad esempio sul caro benzina e sul caro gas: sui tavoli europei sarà difficile fare battaglia con un governo che si occupa solo degli affari correnti”.

Parla di Conte, del suo partito, non nomina mai il M5S. “Sì perché per quanto mi riguarda il Movimento non c’è più. Ho contribuito a fondarlo e costruirlo e a torto o ragione era nato per andare al governo e cambiare le cose, non sfasciare i governi per complicare le cose”. In quest’area draghiana però c’è maretta, Carlo Calenda ad esempio non vuole il M5S ma neanche lei. “Se vogliamo davvero costruire un’area di unità nazionale che guardi all’obiettivo di mettere a posto questo Paese, con una prospettiva, una visione, una programmazione, non posso rispondere tramite le interviste o le repliche all’uno o all’altro tweet, io vorrei cercare di unire come stanno facendo tanti altri. Se ci riusciamo bene. Se non ci riusciamo allora vorrà dire che gli elettori prenderanno atto anche di questo”. I ministri uscenti di Forza Italia, che hanno rotto in polemica con la decisione di far cadere il governo, rientrano in questo campo in costruzione? “Ho lavorato bene con tutti i ministri, il clima che c’era fuori tra le forze politiche non era quello che vivevamo dentro il Consiglio dei ministri. Se sono degli interlocutori dovranno deciderlo loro, lo dico anche per rispetto nei loro confronti”. Ma se Brunetta bussasse alla sua porta…? “So che c’è impazienza, ma diamo tempo alle forze politiche di negoziare, non tramite le interviste”. Alla fine lei farà coppia con Sala o no? “Con lui ho sempre avuto un’interlocuzione, come con tanti altri. Vuole restare a fare il sindaco di Milano, sicuramente in questi mesi è stato una persona con cui mi sono confrontato molto spesso, vedremo”. Qual è la base elettorale sulla quale lei punta? Parla agli stessi che votarono il M5S oppure oggi punta su altri profili? “Cinque anni fa mettemmo insieme quasi 11 milioni di voti. La maggior parte di loro non votano più per il partito di Conte. Molti di questi cittadini ambivano ad andare al governo per fare le riforme e cambiare il Paese, e tanti sui territori, non solo in Parlamento, sono già venuti con noi. Poi ci sono tanti mondi a cui parlare: pensi a un piccolo imprenditore, o una partita Iva, anche nell’area del nord produttivo, che si si sentiva al riparo da Draghi e ora si ritrova in mezzo a questa instabilità: perché dovrebbero rivotare la Lega o Forza Italia?”. Non è però una debolezza andare al voto con l’agenda Draghi quando poi lo stesso presidente del Consiglio non fa parte di questo campo? Come se quest’area fosse orfana in partenza. “Direi il contrario, perché si mettono al centro gli obiettivi, i temi e un metodo di lavoro, non la singola persona, l’individualismo. Inseguire il merito delle riforme per migliorare la vita delle persone paga sempre. Il risultato del 25 settembre non è deciso, è tutto aperto”.

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Nelle cancellerie europee, negli ambienti internazionali che lei frequenta, c’è preoccupazione di fronte all’idea che a breve l’Italia possa essere governata da una coalizione con la destra di Fratelli d’Italia a guidarla? “Le telefonate preoccupate che ho ricevuto sono state più che altro legate alla crisi che stava vivendo il governo Draghi. La sua tenuta e la sua autorevolezza erano importanti non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa. Comunque io non reputo la coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni di centrodestra, quella ormai è una coalizione di destra. E il capolavoro di Conte è stato quello di costruire la crisi perfetta per dare poi il destino del presidente del Consiglio nelle mani della destra”.

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