“E poi critichiamo Putin quando arresta chi manifesta contro la guerra?” Ci voleva Adriano Celentano per puntare il dito contro l’informazione totalmente asservita al potere

Adriano Celentano torna a sganciare una delle sue celebri “bombe” sulla censura. L’artista affida il proprio sfogo ai social network. «#cartabianca… ma non troppo…», scrive ironico in apertura di post. «Una notizia SCIOCCANTE», così definisce Celentano l’indiscrezione secondo cui #Cartabianca, il programma condotto da Bianca Berlinguer su Rai3, sarebbe in chiusura.

Rivoluzione Rai

Il programma della Berlinguer è finito nel mirino della politica in queste settimane per aver dato voce alla giornalista russa Nadana Fridrikhson e per il contratto al professor Alessandro Orsini, noto contestatore della propaganda occidentale. Di contro, l’Amministratore Delegato, Carlo Fuortes, non ha alcuna intenzione di dimettersi. Anzi vuole mettere mano all’informazione Rai: «Penso che il format talk show in un’azienda che fa servizio pubblico non sia il format ideale. Negli ultimi decenni c’è stato abuso di questo format, molto adatto all’intrattenimento su temi leggeri».

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Altri format per il servizio pubblico

Fuortes continua poi ad esporre la sua visione asserendo che: «L’idea di nominare giornalisti, operatori, intellettuali, vibrazioni a improvvisare su qualsiasi tema non può essere un buon servizio pubblico. E’ l’opposto di quello che ha fatto la Rai per lunghissimo tempo, facendo un ottimo servizio pubblico. Dobbiamo concentrarci su quali format sono adeguati all’informazione e quali all’intrattenimento. Su questo ci sarà la massima attenzione sui prossimi palinsesti, anche in discontinuità con il passato».

La longa manus del Governo nella censura

La situazione è a dir poco ingarbugliata in casa Rai e, nello specifico, per la Berlinguer, specialmente considerando il fatto che dietro allo stop del suo programma c’è proprio Mario Draghi. A quanto pare, è proprio Palazzo Chigi ad aver disposto il veto, durante l’incontro avuto nei giorni scorsi con Fuortes. «Solo in Italia si sentono dire certe cose in televisione», questo il ritornello dei fedelissimi del Premier. La “longa manus” del Governo, ha fatto, dunque, la sua mossa.

Un marasma di dissonanze cognitive

Lo sfogo di Celentano arriva puntuale in momento in cui in occidente, e in particolar modo in Italia, si vive un’ipocrisia mai vista. Le carte continuano a mescolarsi in un turbinio di dissonanze cognitive. Giornalisti e programmi televisivi che per due anni hanno attinto a piene mani dagli incentivi statali, sposando il pensiero unico imposto dalla propaganda facendo del becero terrorismo sul covid, ora si fanno promotori della libertà di stampa; alfieri della censura e dell’insulto verso i no vax ora vengono dipinti come martiri per aver dato spazio a chi la pensa diversamente.

Libertà di stampa ed opinione, ma sempre!

D’altro lato è sacrosanto il diritto alla pluralità d’informazione, questo lo abbiamo sempre detto. Le accuse censorie a chi fa ascoltare opinioni alternative sono sempre da condannare, solo che bisognerebbe mantenere una certa coerenza durante tutto l’arco del proprio servizio, non richiamare alla libertà di stampa e d’opinione solo quando certi temi politici fanno comodo. A buon intenditor…

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  1. Il despota non eletto Draghi Mario – un “vile affarista” secondo l’ex Presidente Cossiga – a capo di governo sostenuto per interessi di poltrona dai farabutti di sinistra e dai balordi del cdx, applaudito dai media ancor prima di proferire verbo, questo fa capire quanto la stampa, laudamente sovvenzionata con fondi pubblici, sia assoggettata al potere, in Italia.

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