Le sanzioni ci porteranno alla fame: anche da sinistra iniziano a rendersi conto del danno mostruoso che Draghi provocherà all’Italia intera

di Maurizio Guandalini per Huffington Post

Sono stato tra i primi su HuffPost ad affermare – education prima del business – i limiti delle sanzioni come strumento surrogato per fare la guerra. Non avendo il fisico del ruolo poi alla fine è fiorita una ipocrisia fastidiosa fatta di varianti vado e non vado che alimentano la già tanta confusione montata nei due mesi trascorsi. Centri studi, stampa internazionale e studiosi convengono nel sostenere che comunque le sanzioni fanno male soprattutto a noi. A meno che decidiamo di adottare la dottrina Muoia Sansone con tutti i filistei che per l’Italia vuol dire mandare a scatafascio l’intero Paese. Di contro, assistiamo a leader politici, rappresentanti di nazioni occidentali, tra cui l’Italia (già ora la più colpita dal vulnus sanzionatorio), a una corsa al rilancio, nel chiedere, da subito, la chiusura dei rubinetti del gas e del petrolio russi. Il primo è stato il segretario del Pd, Letta. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione dove chiede l’immediato embargo verso la Russia. Solo Carlo Calenda, tra gli italiani, leader di Azione, nel gruppo di Macron, ha votato contro, insieme con altri ventuno parlamentari.  
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La prima preoccupazione degli italiani è la crisi economica. Su quella si esprimeranno alle elezioni politiche del 2023, come lo faranno i francesi nel duello finale tra Macron e Le Pen. Il governatore del Veneto Zaia del gravame sanzionatorio sulle imprese ha detto che “la nostra capacità di tenuta è di qualche settimana, non possiamo pensare di andare avanti per mesi o anni”. Nel frattempo la morsa fiscale è salita al 51%. C’è baruffa per una riforma che agli effetti pratici è ultronea. E i salari sono tra i più bassi d’Europa. I comandanti in capo delle nazioni si stanno ponendo delle domande vestendosi della diligenza del buon padre di famiglia?
 
I risvolti nefasti dello tsunami finanziario che si riverserà sull’Italia ha poco spazio nel dibattito odierno. Quasi si trattasse di piccoli equivoci senza importanza. Esclusi i partiti un po’ silenti, auspicavo interventi delle varie categorie d’imprese, Confindustria, sindacati pronti a elencare i probabili scenari di crisi quando, fermamente, avrebbero dovuto chiedere ponderatezza sull’applicazione delle sanzioni. La retorica domanda del premier italiano, volete voi la pace o tenere il condizionatore acceso, si sostanziava sulla distribuzione di un senso di colpa agli italiani, privilegiati nel loro tenore di vita rispetto al popolo ucraino. Ma nel merito i danni sono lì sul tappeto. Irrisolti. Salvo che si voglia ridurre l’intero contesto a un sacrificio a diminuire di due o tre gradi il termostato in inverno o tenere il condizionatore spento con quaranta gradi in estate intasando gli ospedali di lavoratori e anziani collassati. Le soluzioni alla crisi energetica, all’assenza di materie prime, a grano, mais, concime, sono a lungo termine. Nel frattempo aumentano i prezzi. Indica un’inflazione al 7% quando siamo già al 9-10%. Ancora non si sa se tutte le nazioni dell’Europa sono concordi nel sostenere finanziariamente chi più è esposto all’economia di guerra.
 
Non si può derubricare in fondo alla lista delle preoccupazioni quella concernente i propri amministrati senza approntare delle reti di protezione inattaccabili. E non ci si può nemmeno meravigliare se i cittadini parlano e votano su queste materie. C’è pure un precedente a cumulo. Lo stress test della pandemia. Che ha tramortito categorie professionali e famiglie, giovani e bambini. Bastava scartabellare la storia per rispondere alla domanda se con le sanzioni e la relativa recessione (accompagnata da stagflazione) in Occidente resisterà più a lungo il popolo russo o noi. I russi abituati a un tenore di vita più basso, tranne che a Mosca e a San Pietroburgo, non se ne accorgeranno nemmeno, noi invece abituati a una sostanziale agiatezza ci ritroveremo paracadutati, come format, nello stile di vita anni Trenta, al tempo dell’autarchia.
 
Abbiamo spinto paesi (Cina, Russia, India, Pakistan, altri dell’Africa) a fare gruppo ‘solidale’. Una EurAsia allargata. Mentre il Vecchio Continente si è accollato sfide disperate per istituzioni, imprese e famiglie, schiacciato tra blocchi commerciali dai quali l’Italia è e sarà dipendente. Dopo la pandemia abbiamo riacceso la globalizzazione, i paesi, tutti, spinti a ritornare a scambi commerciali e investimenti senza ostacoli mentre per il conflitto russo-ucraino assisteremo a chiusure tra blocchi dove prevarranno scontri di civiltà alimentati da rancori pregressi (si veda la volontà di introdurre una moneta di scambio che sostituisca il dollaro).   
 
In Europa, da un lato, prevarrà l’autarchia economica, dovuta al forzato fai da te, e dall’altro la ricerca dissennata, di mercati di sbocco. Altri partner commerciali, spesso con stati che per democrazia&libertà saranno alla stregua se non peggio della Russia. A quel punto dovremo ricostruire relazioni di fiducia, processi che richiedono decenni. Lo sanno bene coloro che contrattano con la Cina, o con la Russia, quanto la ‘lavorazione’ per l’integrazione economica è affare più delicato rispetto alla ricerca di nuovi fornitori di gas come l’Algeria che, tra l’altro, è uno dei paesi sostenitori di Putin.

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2 comments
  1. é proprio questa la mission del vile affarista, ridurre in povertà imprese e cittadini a promuovere la svendita del paese ai “comparuzzi”..

    intanto la stampa, assoggettata al potere in quanto sovvenzionata con fondi pubblici, plaude il despota ancor prima che proferisca verbo

    ad aggravare una situazione già tragica, un opposizione farlocca non incisiva forse concordata con il cdx, basti ricordare le parole del Salvini :

    ” È ovvio che noi abbiamo un centrodestra nel governo e uno all’opposizione. Però c’è modo e modo di stare all’opposizione. Si può concordare una quota comprensibile di rottura di coglioni dall’opposizione, che però vada a minare il campo Pd e 5 Stelle e non sia fatta scientemente, come è accaduto negli ultimi mesi, per mettere in difficoltà la Lega e il centrodestra” (Roma 21 ottobre 2021)

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