di Roberto Mazzu per everyeye
E’ durissimo il commento di Oliver Zipse, CEO di BMW, nel commentare il ban dell’Ue a benzina e diesel, effettivo dal 2035. Il ‘patron’ della casa bavarese parla di decisione politica e negligente, lamentando una infrastruttura di ricarica assolutamente carente.
Parlando con l’Handelsblatt, il numero uno di BMW si è lamentato per l’approccio ‘monoteista‘ dell’Unione Europea, ovvero, concentrarsi su una sola tecnologia (appunto l’elettrico), invece che “sfruttare l’intera portata della forza innovativa di questo settore“, finendo poi per rallentare il motore della crescita.
Secondo Zipse il regolamento dell’Ue non è giusto: “È saggio, come continente con un’industria forte ma senza un accesso alle materie prime essenziali per le batterie, promuovere solo questa tecnologia?“, si domanda giustamente il manager tedesco.
Quindi Zipse rincara la dose: “Penso che l’esigenza politica di fermare i motori a combustione sia negligente“. Il manager dell’azienda bavarese non ce l’ha con l’elettromobilità, ma semplicemente con la decisione di puntare solo ed esclusivamente su tale metodo: “Non è l’unica – sottolinea – e le alternative, come ad esempio la cella a combustibile a idrogeno? Posso vietare qualcosa solo se è disponibile una sostituzione adeguata”.
Zipse si lamenta anche per una infrastruttura, le colonnine di ricarica, che non sembra affatto essere sufficiente: “E dove caricheremo tutte le auto elettriche?“, si domanda mettendo il dito nella piaga.
Secondo lo stesso nel 2035, nonostante manchino ancora diversi anni al grande appuntamento, non ci sarà un’infrastruttura atta a soddisfare le esigenze di tutti i veicoli europei. C’è da dire a riguardo che a luglio è stata introdotta una legge a Bruxelles che obbliga l’installazione di colonnine ogni 60 km anche se bisognerà capire se tale norma sarà soddisfatta dai vari Paesi.
Zipse torna poi sulla questione materie prime, domandandosi: “Quando è stata aperta l’ultima miniera in Europa? Sarebbe ancora accettata?“, con riferimento al fatto che le aziende del Vecchio Continente devono dipendere di fatto dalla Cina.
Quindi conclude ribadendo il concetto: “E’ sbagliato pensare che basta bandire il motore a combustione e il resto verrà da sé. Ecco perché penso che l’esigenza politica di fermare i motori a combustione sia negligente. Una decisione di ‘uscita’ senza una strategia di ‘ingresso’ simultaneamente adeguata“.
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