Lo stadio di Udine è rimasto con il fiato sospeso quando Evan Ndicka, 24enne difensore ivoriano della Roma, si è accasciato al suolo ed è uscito in barella. Lo stesso giorno nel 2012 Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, ebbe un malore in campo e non sarebbe mai più tornato. Fortunatamente per Ndicka la situazione si è evoluta in modo positivo e al momento è stato escluso l’infarto.
“Il giocatore aveva subito almeno due colpi forti al torace che potrebbero aver innescato un trauma alla parte anteriore che, se molto intenso, può provocare la ‘commotio cordis’ ovvero l’arresto improvviso del cuore. Nel caso di Ndicka non siamo arrivati a tanto”. A fare il punto con l’Adnkronos Salute è Mario Brozzi, a cavallo degli anni ’90 e ’00 medico sportivo dell’As Roma. “Nel 2000 – ricorda – con Fabio Capello allenatore della Roma spingemmo molto per avere una struttura di cardio-resuscitamento a bordo campo proprio per intervenire su questi episodi”.
La macchina medico-sanitaria “ieri sera ha funzionato benissimo”, sottolinea. “Oggi c’è una sensibilità maggiore da parte di tutti, colleghi, giocatori, allenatori e dirigenti”, prosegue Brozzi che ha un ricordo dei drammi di altri calciatori: Renato Curi nel 1977; Lionello Manfredonia che ebbe un arresto cardiaco durante Bologna-Roma il 30 dicembre 1989 e venne salvato da un compagno di squadra. O Christian Eriksen, centrocampista danese, che cadde a terra svenuto durante gli Europei del 2021.
IL COMMENTO DEL DOTTOR RICCARDO SZUMSKI

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casomai una simile idiozia non è mai stata detta in mezzo a tante. Non farei curar neanche una formica da certi pseudo medici.