Ucraina, il burattino parla per la prima volta di sconfitta, mentre i pennivendoli del Corriere rosicano per il piano di pace che Trump intende proporre a Putin in caso di vittoria alle presidenziali

Estratto dell’articolo di Andrea Marinelli e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

Donald Trump ha un suo piano per mettere fine alla guerra: costringere Kiev a rinunciare alla Crimea e al Donbass. Un’idea che potrebbe portare avanti se fosse eletto presidente. A sostenerlo è il Washington Post, secondo il quale il candidato avrebbe confidato le sue intenzioni in discussioni private con i collaboratori.

La tesi di The Donald

L’analisi di Trump è semplice: a suo giudizio Russia e Ucraina cercano una via d’uscita ma hanno bisogno di una soluzione che salvi la faccia. E, sempre a suo giudizio, gli Stati Uniti dovrebbero forzare la mano spingendo Volodymyr Zelensky a negoziare, utilizzando anche lo stop agli aiuti militari come ulteriore mezzo di pressione: del resto ha già costretto la Camera a fermare l’approvazione di un nuovo pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari destinato a Kiev.

Secondo l’ex presidente, inoltre, la popolazione in parte dell’Ucraina non avrebbe problemi a finire sotto il controllo russo. Lo scenario prospettato è in linea con quanto affermato più volte in pubblico da Trump, convinto di poter chiudere il conflitto «in 24 ore», anche prima di entrare in carica.

La visione dell’ex presidente ha il supporto di un’ala del partito ma è osteggiata da chi, nei ranghi repubblicani, non vuole fare concessioni a Vladimir Putin. Tra questi c’è il senatore della South Carolina Lindsey Graham, che ha espresso la sua contrarietà a soluzioni in favore degli aggressori, che premierebbero — e condonerebbero — l’invasione decisa dal nuovo zar russo.

Le rivelazioni del quotidiano sono state smentite da Jason Miller, consigliere ultraconservatore di Trump che le ha definite «fake news inventate di sana pianta»: l’ex presidente — sostiene Miller — «è l’unico che parla di fermare il massacro, mentre Biden parla soltanto di andare avanti».

Le difficoltà al fronte

Il piano raccontato dal Post si intreccia con il dibattito elettorale e con le difficoltà degli ucraini al fronte. Nelle ultime ore, per l’ennesima volta, Zelensky ha lanciato l’allarme sulla mancanza di munizioni, di sistemi anti aerei, di equipaggiamenti. Una carenza che rende difficile la difesa contro la spinta degli invasori.

La manovra russa pare inoltre destinata ad aumentare nelle prossime settimane: tra maggio e giugno, ha avvertito il capo dell’intelligence Kyrylo Budanov, l’Armata lancerà una nuova offensiva con l’intento di conquistare un altro territorio in zone a ovest di Bakhmut e in direzione di Pokrovsk (a quaranta chilometri a nord di Avdiivka). […]

I tre problemi di Kiev

Gli ucraini hanno indicato di nuovo tre problemi, seri. Il primo: servono altri soldati, la media di quelli impegnati è sui 40 anni. Il secondo: i raid russi condotti con le bombe plananti creano danni enormi, spazzano via ogni cosa malgrado non siano troppo precise; è un martellamento continuo, attuato con migliaia di ordigni lanciati da caccia. Il terzo: le scorte dell’artiglieria sono insufficienti, i reparti devono selezionare la risposta e questo favorisce gli occupanti.

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