Le palline da tennis nel mirino dei Gretini: con un lungo articolo Repubblica sostiene che per produrle stiano sparendo le foreste di Thailandia e Malesia

L’inquinamento da palle da tennis è un problema, ma c’è chi lavora per risolverlo
di Federico Turrisi per Repubblica
In Italia è sempre più Sinner-mania. Grazie alle recenti vittorie del campione altoatesino, ora numero 2 nel ranking mondiale Atp, il tennis è tornato ad essere uno degli sport più popolari nel nostro Paese. Lo dimostra il fatto che la finale tra Jannik Sinner Grigor Dimitrov al Masters 1000 di Miami è stata seguita da oltre 2,6 milioni di italiani. Il talento di Sinner è fuori discussione. Quanti invece si sono chiesti che fine facciano tutte le palline da tennis utilizzate in occasione di un torneo internazionale come quello di Miami? La domanda è tutt’altro che futile. Ogni anno a livello mondiale si producono circa 330 milioni di palline da tennis.
Il principale produttore (e importatore) al mondo sono gli Stati Uniti, seguiti da Cina Thailandia. Negli incontri professionistici di tennis le palline vengono sostituite dopo 7 giochi dall’inizio del match (considerando gli scambi di riscaldamento tra i due giocatori) e poi ogni 9 giochi dal primo cambio. Soltanto a Wimbledon si stima che vengano utilizzate più di 55 mila palline. Insomma, parliamo di una quantità enorme. E tutto ciò ha un impatto niente affatto trascurabile sull’ambiente.

Le palline da tennis inquinano (e non poco)

Chiaramente le palline da tennis sono progettate per garantire determinate prestazioni. Una pallina è costituita da due semisfere in gomma che vengono unite e poi rivestite di feltro, che ha la funzione attraverso la sua peluria di creare attrito e aumentare la resistenza all’aria della pallina, diminuendone la velocità e riducendone il rimbalzo. L’ostacolo più grande al riciclo della gomma presente all’interno della pallina è dato dalla difficoltà di rimuovere il feltro esterno. Quest’ultimo infatti è attaccato all’involucro attraverso una particolare colla progettata proprio per trattenere la peluria quando la pallina viene colpita da una racchetta. Non poter utilizzare gomma riciclata nei processi produttivi ha delle conseguenze importanti sull’ambiente. L’espansione delle piantagioni di gomma è infatti tra le principali cause di deforestazione e di perdita di biodiversità nel Sud-est asiatico.
Anche il feltro rappresenta un problema, in quanto si tratta solitamente di una miscela mista di lana e fibre sintetiche di nylon difficile da riciclare. Ecco perché nel 97% dei casi le palline da tennis non più riutilizzabili vengono bruciate nei termovalorizzatori per il recupero energetico oppure smaltite in discarica, dove impiegano circa 400 anni per biodegradarsi.

Soltanto negli Stati Uniti si calcola che ogni anno finiscano in discarica circa 125 milioni di palline. C’è, infine, un ulteriore aspetto da considerare. Diversi Paesi produttori si trovano nel continente asiatico e le palline prima di raggiungere l’Europa o il Nord America, che sono i principali mercati di destinazione, percorrono migliaia di chilometri su navi portacontainer o aerei. Per questa ragione l’impronta di carbonio di una pallina da tennis può risultare piuttosto alta.

La pallina circolare di Renewaball

Smettere di giocare a tennis non è certo una soluzione. La domanda da porsi invece è la seguente: come si può rendere più sostenibile il ciclo di vita di una pallina da tennis? La risposta della startup Renewaball, nata nel 2021 in Olanda, è stata lo sviluppo di una pallina realizzata in parte con materiale riciclato. Per l’esattezza, la percentuale di materiale riciclato impiegato supera il 30%. Nei Paesi Bassi sono 5,3 milioni le palline da tennis che ogni anno finiscono nell’inceneritore o in discarica. Per cercare di assicurare loro un adeguato riciclo, Renewaball ha messo a punto un processo innovativo che permette di separare l’anima di gomma dal feltro. Ad azionare la catena del riciclo sono i giocatori stessi: le vecchie palline vengono infatti raccolte in appositi contenitori posizionati vicino ai campi da gioco. Dopo di che, le palline vengono sminuzzate e trattate. Il feltro viene avviato a riciclo (ma non per  Renewaball, che per lo strato di feltro delle sue palline non utilizza nylon o poliestere ma lana di pecora e una piccola percentuale di cotone), mentre parte della gomma estratta viene utilizzata come materia prima seconda per fabbricare nuove palline.

Una pallina fatta con materiale 100% riciclato è impossibile da realizzare con le attuali tecnologie, ma attraverso il processo brevettato da Renewaball è possibile ridurre la quantità di gomma vergine da utilizzare. Le palline di Renewaball hanno poi un altro vantaggio: sono a filiera corta. Il processo di recupero e di rigenerazione delle palline avviene infatti in Europa e non dall’altra parte del mondo. In questo modo, a detta dell’azienda, l’impronta di carbonio si riduce del 29% rispetto alle tradizionali palline da tennis.

Le palline? Troppo preziose per buttarle via

Come abbiamo detto in precedenza, i principali “consumatori” di palline da tennis sono gli Stati Uniti. Qui nel 2016 è nata l’organizzazione no-profit Recycle Balls, la cui missione è quella di sottrarre alla discarica quante più palline possibili. Il principio è molto semplice: le palline non più utilizzabili vengono raccolte in appositi contenitori e spedite in una struttura industriale nel Vermont per il loro trattamento.

Le palline vengono dunque triturate e il feltro viene separato dalla gomma. Il risultato che si ottiene è un composto di microgranuli ribattezzato da Recycle Balls “Green Gold”, ossia oro verde, con il quale si possono realizzare campi da tennis e altri tipi di pavimentazione (per esempio quella dei centri ippici). E si stanno esplorando altri possibili usi, per esempio nel settore dell’edilizia e degli arredi urbani. O ancora, in ambito agronomico, per la pacciamatura.

In pochi anni, il programma lanciato da Recycle Balls ha avuto un tale successo da convincere un gigante del calibro di Wilson Sporting Goods – una delle principali aziende produttrici di articoli sportivi (nonché di palline da tennis) a livello globale – a diventarne lo sponsor principale. Attualmente Recycle Balls può contare su una rete che comprende oltre 4 mila partner e 75 mila contenitori per la raccolta sparsi tra Stati Uniti e Canada. Secondo l’organizzazione, fin dalla sua fondazione sono state salvati dalla discarica più di 12,6 milioni di palline. L’obiettivo per il 2025 è arrivare a 15 milioni.

Anche in Italia qualcosa si muove. Creare nuovi prodotti con i materiali di scarto ricavati dal riciclo delle palline da tennis usate nei principali tornei e circoli italiani, secondo un modello di economia circolare, è lo scopo del progetto Return – Recycle Tennis Balls, ideato da un gruppo di spin-off dell’Università di Padova e sviluppato in collaborazione con la Federazione Italiana Tennis e Padel. Nell’ambito del progetto è stato messo a punto un procedimento di produzione che permette di ridurre le palline non più utilizzabili in una polvere di gomma con cui realizzare suole per calzature. Lo scorso gennaio, in occasione dell’edizione invernale di Pitti Uomo, Lotto Sport Italia ha presentato OOH!, una sneaker d’ispirazione tennis, la cui suola è prodotta proprio con palline da tennis riciclate.

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