“Non siamo una caserma”. Voto di sfiducia a Salvini e Santanché, l’opposizione anche stavolta si conferma Armata Brancaleone. E Conte va a una mostra

Si è svolto in un clima surreale il voto di sfiducia nei confronti di Matteo Salvini voluto dall’opposizione di centrosinistra. Giorgia Meloni non era presente in aula, e nemmeno il Ministro dei Trasporti. Non c’era nemmeno la Santanché, oggetto di un’altra mozione di sfiducia che, su richiesta della maggioranza, verrà votata nella giornata di oggi. L’esito del voto era scontato. La mozione è stata respinta a larga maggioranza. E se il voto è servito a ricompattare la maggioranza, il centrosinistra si è “spaccato” fra distinguo e piccole ma significative scortesie. Come quella di Giuseppe Conte, che nel momento in cui l’Aula discuteva la mozione presentata da Azione di Giorgio Calenda ha lasciato il suo posto per recarsi a una mostra su Matteotti. A sua volta, il partito di Calenda non ha votato la mozione dei 5Stelle.

Non va meglio nella neonata lista per gli Stati Uniti d’Europa. Italia Viva ha deciso di votare a favore della sfiducia a Salvini, ma contro a quella sulla Santanché.
+Europa invece ha votato per la sfiducia a Salvini, ma sulla Santanché ha deciso di non partecipare al voto. Insomma, quella che doveva essere un’iniziativa per rafforzare l’unità delle opposizioni si è trasformata in un boomerang. Che ha coinvolto anche Azione. E’ stata Maria Stella Gelmini, che qualcuno vorrebbe in fase di riavvicinamento a Forza Italia insieme a Enrico Costa. I due parlamentari si sono detti garantisti e hanno espresso un’opinione opposta a quella di Calenda. Il leader di Azione aveva detto che “non si tratta di garantismo, ma di argomenti politici. Non possiamo avere un vicepremier che ha un accordo in essere con Putin e una ministra del Turismo che imbarazza il Paese”.

Ma la Gelmini ha replicato con decisione. “Sono da sempre garantista e quindi contraria alle mozioni di sfiducia individuali”, ha detto. “Questa non è una mozione politica sul lavoro della ministra, ma nasce da una vicenda giudiziaria e come tale credo che rappresenti un precedente pericoloso”. A chi le faceva notare che così stava facendo opposizione al suo stesso partito, Gelmini ha risposto che “la posizione di Azione è espressa dal leader, ma noi non siamo una caserma e rispettiamo tutte le posizioni”. Insomma, un pasticcio gigantesco che ha sortito gli effetti opposti a quello che speravano i partiti di opposizione. Come recita il proverbio dei pifferi di montagna, “partiron per suonar e furono suonati”.

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