Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per www.corriere.it
«Venite ad arrestarmi!»: JK Rowling, l’autrice di Harry Potter, ha lanciato il guanto di sfida contro la legge dal sapore vagamente orwelliano, entrata in vigore ieri in Scozia, che criminalizza i comportamenti «minacciosi e abusivi» diretti a «fomentare odio sulla base di età, disabilità, religione, orientamento sessuale e identità transgender».
Per i critici, si tratta di un attacco alla libertà di espressione, perché ora si rischiano fino a sette anni di galera per aver messo in discussione, per esempio, la religione islamica o per aver negato l’autoidentificazione di genere.
È su quest’ultimo aspetto che è scesa in campo la celebre scrittrice, da tempo impegnata in una battaglia a difesa della realtà del sesso biologico e dei diritti delle donne (e guarda caso, la nuova legge non include fra le categorie protette le donne né prevede il reato di misoginia): JK Rowling ha postato su X un serie di tweet in cui ha messo alla berlina dieci personaggi transgender (fra cui noti stupratori) insistendo a definirli per quello che sono, ossia maschi.
«La libertà di parola e di opinione sono al capolinea in Scozia — ha affermato l’autrice — se l’accurata descrizione del sesso biologico è considerata criminale. Sono al momento fuori dal Paese — lei vive a Edimburgo — ma se ciò che ho scritto qui si qualifica come un reato in base ai termini della nuova legge, non vedo l’ora di essere arrestata quando tornerò nel luogo di nascita dell’Illuminismo scozzese».
Lunedì una ministra del governo locale aveva confermato che le persone rischiano di essere indagate dalla polizia se si riferiscono online a qualcuno col genere sbagliato rispetto all’autoidentificazione. Ma il primo ministro britannico, Rishi Sunak, si è schierato risolutamente a fianco della Rowling: «La gente non dovrebbe essere criminalizzata per aver affermato dei semplici fatti biologici — ha detto —. In questo Paese crediamo nella libertà di parola e i Conservatori la proteggeranno sempre». […]
I nazionalisti al potere in Scozia hanno fatto del politicamente corretto la loro bandiera: ma come ha detto la «madre» di Harry Potter, approvando quella legge hanno «conferito un valore più alto al sentire di uomini che mettono in scena la loro idea di femminilità, per quanto misogina o opportunista, invece che ai diritti e alle libertà delle donne e ragazze reali».
Perché, ha continuato, «è impossibile descrivere accuratamente o affrontare la realtà della violenza o della violenza sessuale commessa contro donne e ragazze, o affrontare l’attacco in corso ai diritti di donne e ragazze, a meno che non siamo autorizzati a chiamare uomo un uomo».
La legge entrata in vigore a Edimburgo ha aspetti che richiamano la «polizia del pensiero» descritta in 1984: vengono criminalizzate anche le conversazioni domestiche (dunque i figli potrebbero denunciare i genitori) e si istituiscono centri appositi per raccogliere le delazioni anonime.
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