Meloni tradisce anche il Presidente Orban! Pur di leccare la feccia criminale di Bruxelles, scarica l’unico Premier con la schiena dritta e le palle quadrate

Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

Meloni lo ammette apertamente, mancano le risorse. Se Zelensky si sente umiliato perché non ha munizioni a sufficienza, la titubanza finanziaria del Consiglio europeo rimarca che l’Unione europea è ancora alla ricerca di una strada chiara non solo per alzare in modo strutturale gli aiuti a Kiev, ma anche per eliminare le sovrapposizioni e le disfunzionalità dell’assetto della difesa europea, cominciando a puntare in modo deciso sulla possibilità di finanziare sul mercato […] l’esercito del futuro.

Su questo punto particolare sembra che Meloni e Macron, che prima di lasciare Bruxelles si vedono brevemente da soli, siano perfettamente d’accordo. Anche la Commissione sta pensando a un piano di finanziamenti corposo per la prossima legislatura, e la nostra presidente del Consiglio ammette che sulla difesa «resta il nodo risorse: sono favorevole a rafforzare l’industria europea, ma dobbiamo fare i conti con le risorse a disposizione».

Tra le ipotesi discusse c’è quella che riguarda un maggior coinvolgimento della Bei, la Banca per gli investimenti europei, e su questo Meloni stessa dice che «trova molto consenso, ma è un dibattito in divenire».

Meloni davanti ai cronisti smentisce poi che il clima del summit sia stato quello di un vertice quasi di guerra, «certo siamo in un conflitto e nessuno affronta le questioni con leggerezza ma non ho visto un clima diverso, con preoccupazioni su possibili escalation, con un mettiamoci l’elmetto in testa per combattere o i cittadini sono in pericolo».

Esiste poi una parte più politica e che per Meloni a sorpresa riguarda Orbán, non solo «non ho gradito» le felicitazioni del premier ungherese a Putin per la rielezione, ma soprattutto, nonostante le indiscrezioni delle scorse settimane, Meloni stessa dice che il partito Fidesz, guidato da Orbán, non è in lista d’attesa per entrare nei Conservatori europei che lei dirige: «L’ingresso nel gruppo Ecr non è all’ordine del giorno».

Uno stop che può avere diversi significati, e che lascia mani libere a Meloni in vista delle Europee. Forse anche per questo, nonostante la forte sintonia politica, Meloni risponde in modo diplomatico sul futuro di Ursula von der Leyen e sulla possibilità di un secondo mandato: «Questo è un tema che appassiona voi, il tema che appassiona me è per fare cosa. Ci sono dei candidati, gli europei voteranno e dopo il voto si vedranno quali sono i pesi. Per me è importante la risposta alla domanda su quale Europa di domani vogliamo costruire e di cose da cambiare ce ne sono tante».

Al termine dell’incontro con Macron fonti italiane sottolineano la perfetta convergenza dei due sia sulla condanna degli attacchi russi, sia sul sostegno alla resistenza ucraina in continuo coordinamento con il G7, sia «l’unità ritrovata dal Consiglio, anche grazie al’impulso italiano e francese, sul Medio Oriente, sull’agricoltura, sul tema della Difesa europea, con l’avvio di una riflessione sul nodo essenziale delle risorse da affiancare a quelle esistenti».

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