di Ezio Pozzati per Affari Italiani
Le aziende si devono occupare di fare il loro lavoro e se hanno bisogno di soldi possono sempre rivolgersi al mercato con semplici obbligazioni
Negli anni laĀ FIATĀ haĀ ricevuto tutti i finanziamenti possibili e immaginabili.Ā PerchĆ©? Molto semplice. Fino agli anni 2000 poteva contare sul fatto di avere 223.953 dipendenti a livello mondiale suddivisi in 75 stabilimenti e 70 centri di ricerca con un fatturato di circa 46,7 miliardi di euro ed un indotto di tutto rispetto ergo poteva chiedere quello che voleva.Ā Quando la FIAT non riusciva ad avere sufficienti vendite sul mercatoĀ ricorreva sistematicamente alla cassa integrazione.Ā Di questo ne sono buon testimone. Vicino a casa mia c’ĆØ chi ha potuto goderla fino all’etĆ pensionabile ritornando nel Delta del Po (cioĆØ dove aveva le sue radici) e per anni senza piĆ¹ lavorare ha goduto di questo āincentivoā.
Sapete quanto ci ĆØ costato in prestiti in 37 anni? 220 miliardi di euroĀ (tradotte nelle vecchie lire italiane al cambio di ā¤ 1936,27 – 425.979.400.000). Provate solo a pensare alla cassa integrazione che ci ĆØ costata migliaia di miliardi, il dato ho provato a cercarlo senza esito, chi vuole perĆ² puĆ² chiederlo all’INPS. Comunque adesso ĆØ chiaro perchĆ© 5.300.000 persone ricevono una pensione, erogata dall’INPS, inferiore ai 1.000 al mese, mentre in Italia ci sono ancora, secondo la Caritas, 2,187 – 2,9 famiglie che oscillano tra la povertĆ assoluta e quella relativa.Ā Ora per tornare alla FIAT nel giugno del 2020 ĆØ stata aperta una linea di credito da 6,3 miliardi, ovviamente garantita dallo Stato, che ha rimborsato, in via anticipata, nel gennaio 2022. Naturalmente non bisogna dimenticare che la FIAT (allora FCA) nel 2014 trasferƬ la sua sede ad Amsterdam (Paesi Bassi) dove la tassazione ĆØ piĆ¹ favorevole.
Oggi continua aĀ presentarsi ācon il cappello in manoā per avere altri incentiviĀ ed ecco che scatta subito la domanda? Casa avremo in cambio? Oggi la FIAT non esiste piĆ¹ se non con il marchio il tutto ĆØ stato incorporato nella societĆ Stellantis (ISIN NL00150001Q9) come ci fa sapere Wikipedia.it, nata dalla fusione tra i gruppi FIAT ChryslerAutomobilies e PSA la societĆ ha sede legale ad Amsterdam eĀ controlla quattordici marchiĀ automobilistici: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, CitroĆ«n, Dodge, DsAutomobilies, FIAT, Jeep,Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Rum Trucks e Vauxall. Ora pare il Governo sia intenzionato a portare capitali nella compagine della Holding, come hanno fatto i francesi, ma la domanda ce la poniamo subito:Ā che senso ha vendere quote di partecipazione in ENI, Ferrovie dello Stato, Poste, Leonardo, Terna e Snam per poi decidere di investire in Stellantis? Non ĆØ un controsenso? Delle aziende di cui sopra l’Italia ha il controllo, ma per quest’ultima sicuramente non l’avrĆ mai.Ā Ora, sarĆ bene fare un po’ di ordine nelle cose.Ā Le aziende si devono occupare di fare il loro lavoro e se hanno bisogno di soldi possono sempre rivolgersi al mercato con semplici obbligazioni o con convertibili o con aumenti di capitale.
Chiudo con un pensiero,Ā perchĆ© ogni volta queste aziende devono correre sotto la la sottana dello Stato di riferimento anzichĆ© chiederlo dove pagano le tasse? I Paesi Bassi fanno parte dell’Europa e non c’ĆØ scritto da nessuna parte che non possano chiedere a loro quanto serve.Ā Chiudo con quanto letto in merito al privilegio. āIl problema dei privilegi ĆØ che troppo spesso li si confonde coi diritti”.
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