Benzina, l’Italia piomba nell’incubo: ecco dove volano i prezzi a ridosso del grande esodo mentre Draghi si limita a vane promesse come un Conte qualsiasi

Il prezzo della benzina vola alle stelle, anche se l’embargo petrolifero contro la Russia non è ancora iniziato. Già, basta l’idea. E a pagare il conto siamo noi. I prezzi anche oggi, mercoledì 1 giugno, vengono dati in fortissimo rialzo sulla rete carburanti. Il tutto per le quotazioni dei prodotti petroliferi nel Mediterraneo.

In base all’elaborazione dei dati firmata da Quotidiano Energia (costruita sui dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mise relativi a martedì), il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self sale a 1,914 euro/litro (valore precedente 1,902). Il diesel self si porta a 1,831 euro/litro (da 1,821). Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio aumenta a 2,049 (da 2,037), il diesel servito sale a 1,973 (da 1,963). 

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Insomma, nonostante le azioni del governo per contenere i prezzi, questi ultimi tornano spaventosamente vicini ai 2 euro al litro. Il tutto con l’estate alle porte, con gli italiani pronti a prendere l’auto per le ferie e costretti a pagare un conto salatissimo.

BRUXELLES – Lunedì notte Mario Draghi rientra all’hotel Amigo. Sono quasi le due. È colpito, perché ha toccato con mano un aspetto inedito: la Germania, la potentissima Germania, ha dovuto chiedere all’Europa di allungare i tempi dell’embargo al petrolio. Un’eccezione, come poco prima aveva fatto l’Ungheria. Ammissione di debolezza, fotografia di una fase eccezionale, ma anche grimaldello che può aprire uno spazio politico per Roma: se ci si aiuta a vicenda, allora che valga anche sul “price cap”, il tetto ai prezzi degli idrocarburi, ancora tutto da scrivere.

Per adesso, però, è soprattutto il tempo dei sacrifici. Viene sancito un doloroso embargo sul petrolio, che promette di dare fiato – ancora – all’inflazione. Non a caso, davanti alla stampa il premier ammette l’enormità dei problemi, senza abbandonare l’ottimismo cauto di chi spera in una via d’uscita: «Il governo ha già speso 30 miliardi per mitigare l’effetto dei prezzi dell’energia. Continueremo a fare tutto quello che è necessario per aiutare i deboli e la produttività delle imprese».

È un nuovo “whatever it takes”. L’ennesimo in questo anno di crisi. Ed è la promessa di un impegno del governo: ogni sforzo sarà compiuto per contenere l’aumento dei prezzi ed evitare la recessione. In questa chiave, l’esecutivo ha già riservatamente elaborato un potenziale piano d’azione per tamponare i costi del futuro bando del greggio russo. Ed è pronto, ma solo se sarà necessario, a destinare circa novecento milioni di euro al mese – a partire da agosto, probabilmente – per compensare l’eventuale nuovo taglio delle accise sulla benzina. Per tre, quattro, forse cinque mesi. Fino al termine del 2022 e all’avvio dell’embargo.

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  1. Perché non viene mai specificato che i soldi usati per contrastare gli aumenti alla fine sono sempre e solo quelli degli italiani? Sempre più poveri, cornuti e mazziati..

  2. Non preoccupatevi quando avranno redistribuito i soldi del recovery plan per compensare gli aumenti che loro hanno fatto, resterà solo il debito da pagare,
    Schiavi a vita.

  3. Gli aumenti di gas benzina e gasolio servono per coprire il debito pubblico questi criminali si sono letteralmente mangiati la nostra Italia meritano di marcire in galera e sequestro dei beni altroché sedere al governo

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