“Provate a mettervi al nostro posto” Strage di Erba, Olindo Romano scrive insieme alla moglie al direttore del Tg1: “Sono 17 anni che non abbiamo diritto di parola”

“Caro direttore, prima di tutto vorrei ringraziarla per l’attenzione e la cura che sta dando alla nostra vicenda. Sono 17 anni che non abbiamo diritto di parola che nessuno ascolta quello che noi diciamo ad alta voce dal 10.1.2007 quando abbiamo ritrattato le nostre false confessioni“.

Questa la lettera di Olindo Romano e Rosa Bazzi, in carcere per la strage di Erba, letta al Tg1 delle 20, e indirizzata dalla coppia al direttore Gian Marco Chiocci a due giorni dalla decisione della Corte d’appello di Brescia di accogliere la loro istanza di revisione del processo. La lettera è firmata da tutti e due ma a redigerla, con qualche errore di grammatica, è stato Olindo che oggi nel carcere di Opera ha incontrato il suo tutore, Diego Soddu.

“Per la maggior parte dei giornalisti siamo dei mostri e basta.. Non importa se per convincere l’opinione pubblica sono state diffuse bugie di ogni tipo. L’ultima notizia FALSA -scrive Olindo in maiuscolo – è uscita due giorni fa e si riferisce alle sue impronte digitali che sarebbero state rinvenute sul quadro elettrico di casa Castagna, una circostanza smentita dagli atti”.

Confessioni ritrattate

L’uomo affronta poi l’argomento principale utilizzato da chi li ha sempre ritenuti colpevoli: le confessioni poi ritrattate: “Provate a mettervi al nostro posto, due persone semplici che all’improvviso vengono prima indicate come colpevoli e poi portate in carcere. Soli e spaventati, chiusi in cella per due giorni, senza capire cosa stava succedendo. Poi all’improvviso, arrivano quei due carabinieri che con la scusa di prendere di nuovo le impronte digitali mi hanno fatto una testa così, dicendo che era meglio confessare perché avremmo avuto un forte sconto di pena, come succede ai pentiti di mafia”.

Prima di concludere Olindo spiega che tutti i particolari della strage messi a verbale sono frutto di quanto ascoltato in televisione e letto sul provvedimento di fermo, confermando che durante l’interrogatorio gli furono mostrate le foto della scena del crimine. ”Avrei tanto da dire signor direttore, intanto la ringrazio per l’attenzione e le chiedo solo una cosa, di riferire che noi Olindo e Rosa siamo innocenti, che continuiamo ad avere fiducia nella giustizia e che non passa giorno che non pensiamo a quelle povere vittime di una strage che è ancora senza colpevoli”.

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