Caso Chico Forti, Andrea Bocelli si conferma uomo con due palle grosse come una casa: “Darò voce a Chico finché non lo faranno tornare in Italia”

Alessandro Dell’Orto intervista Bocelli: “Darò voce a Chico finché non lo faranno tornare in Italia”

intervista di Alessandro Dell’Orto per Libero

«Ogni volta che incontro Chico, quando esco dal carcere, ho sulle prime una percezione di svuotamento, di spossatezza, data la quantità di energie emotive messe in gioco. Non è semplice, in nessun caso, lasciare una persona – che reputi per bene – nella medesima condizione in cui è trattenuta da ventiquattro anni, un amico al quale da così tanto tempo è stato sottratto il bene più prezioso, la libertà. Poi però, ogni volta, torna e si rinnova, se possibile con maggior tenacia, il desiderio, la speranza, la volontà di sposare la causa, stando al suo fianco. In questo caso poter essere la voce di una persona che non ha voce non è una scelta, è un obbligo morale». Già, e la voce che sorregge Chico Forti – l’imprenditore italiano condannato all’ergastolo e rinchiuso nel Dade Correctional Institution di Florida City dal 2000 con l’accusa di aver ucciso Dale Pike – non è una voce qualsiasi. È quella italiana più famosa, magica, piena, potente e unica di Andrea Bocelli, il Maestro, uno degli artisti più amati al mondo.

IL REGALO DI NATALE
Il rapporto tra il tenore e Chico è stretto, strettissimo: Bocelli e la moglie Veronica Berti hanno deciso di schierarsi a fianco di Forti dopo aver conosciuto la sua storia grazie all’ex ministro degli esteri Giulio Terzi e alla show girl Jo Squillo («Lei da vera lottatrice ci ha fatto capire che una causa si sposa al cento per cento e noi non siamo persone che si nascondono dietro ad un dito»). Quasi due anni fa, in occasione del compleanno dell’imprenditore (8 febbraio), il primo incontro in carcere, poi altre visite (una decina: Bocelli e la moglie vivono a Forte dei Marmi, ma hanno una casa a Miami in cui soggiornano durante i tour negli Usa) fino all’ultima della scorsa settimana, per Natale («Accompagnato dal mio cane inseparabile e fedele Uno, ho fatto due passi – lui quattro – dal mio dormitorio fino al parco delle visite e ad attendermi ho trovato il sorriso cumulativo di Andrea, Veronica e Virginia Bocelli. L’ennesima visita, l’ennesimo regalo, l’ennesima massiccia dimostrazione di solidarietà in questa mia impervia battaglia», ha raccontato Chico commosso).

«Ogni volta che passiamo dalla Florida, fargli visita rappresenta per noi un appuntamento irrinunciabile- racconta il tenore -. E sarà così fino a quando Chico non potrà tornare in Italia, indipendentemente dall’esito della sua tormentata vicenda giudiziaria. L’emozione che scandisce i nostri incontri è sempre intensa e contraddittoria, perché da un lato c’è lo schietto piacere di ritrovare un caro amico, di Veronica e mio, una persona che apprezziamo, che è entrata nei nostri destini e alla quale teniamo in special modo. Dall’altro, è molto triste (e suona sempre più greve) quel clangore di chiavistelli e di porte che si chiudono dietro di noi, quando usciamo dall’istituto di pena, nella contingenza in cui lo lasciamo, con tutto il peso della sensazione che, nonostante ogni sforzo, l’annosa disavventura che coinvolge Chico ristagni, al di là di ogni ragionevolezza».

SENSO DELLA GIUSTIZIA
Tra Bocelli (e sua moglie Veronica) e l’imprenditore italiano in poco tempo è nata un’amicizia profonda, che si è rafforzata sempre di più ad ogni incontro. «Raccontare Chico in tre parole? Positività, determinazione, senso della giustizia (per amore della quale non ha accettato di dichiararsi colpevole: eventualità che, grazie ad uno sconto di pena, lo avrebbe di fatto reso, oggi, un uomo libero)- spiega l’artista -. E poi è sensibile, vivace, volitivo: trovo in lui la forza d’animo di una coscienza limpida, che non conosce prigioni». La storia di Chico Forti che si è sempre dichiarato innocente, ma è stato accusato senza indizi, giudicato senza difesa, dichiarato colpevole senza vere prove nel lontano 2000 – è incredibile e allucinante. Una storia che potrebbe capitare improvvisamente a tutti noi, quella di un italiano che viveva felicemente a Miami, amava la vela e faceva il produttore cinematografico fin quando, nel 1998, è stato incolpato di aver ucciso Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale stava acquistando il Pikes Hotel a Ibiza. Ed è iniziato un incubo che non finisce mai e che giorno dopo giorno diventa sempre più pesante da sopportare, soprattutto dopo aver creduto che Luigi Di Maio avesse risolto tutto il 24 dicembre 2020. Ricordate?

L’allora ministro degli Esteri del governo Conte annunciò a tutti su Facebook, trionfante: «Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia». Invece no. Nuovi intoppi, problemi, scuse, incomprensioni, faldoni spariti, interrogazioni. «Il trasferimento di Chico è stato ratificato ormai tre anni fa dal Governatore della Florida, in base alla Convenzione di Strasburgo del 1983 che permette ai detenuti di poter essere trasferiti nel proprio Paese d’origine per finire di scontare la pena inflitta. Mi auguro di cuore che, considerate le ottime relazioni che intercorrono fra Italia e Stati Uniti, tale risoluzione possa essere finalizzata, affinché egli possa riabbracciare, seppure da un penitenziario italiano, sua madre, oggi novantaseienne», dice ancora Bocelli. Che poi, per Chico, ha un augurio speciale per il 2024. E non solo. «L’auspicio più grande è che possa al più presto tornare in patria. Per il futuro, mi auguro che possa riprendere in mano la sua vita, bruscamente aggiogata e come sospesa, un quarto di secolo fa. Chico è una persona davvero speciale, un atleta, un campione sportivo, un imprenditore di successo, un uomo solare e coraggioso, una persona che non si ferma di fronte alle sfide più complesse… La più estrema delle quali, purtroppo e suo malgrado, dura ancora. Spero che la sua parabola esistenziale una storia dal sapore di certi racconti distopici – possa contemplare, se non un lieto fine, un sollievo». Nel frattempo Chico, a 24 anni dalla condanna e a tre dall’illusione data da Di Maio, è ancora là, in carcere in Florida. A lottare contro tutto e tutti, da solo. Ma con il sostegno a distanza della famiglia, dei figli, di milioni di persone che nel tempo non hanno mai smesso di sperare e lottare con lui. Ma, soprattutto, sorretto dalla voce più bella e potente del mondo: quella del suo amico Andrea Bocelli.

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