Cambio di genere, fanno il trattamento sui bambini di 11 anni: nella Toscana in mano al PD esplode il caso dell’Ospedale Careggi

di Alessandro Dell’Orto per Libero

«L’ambulatorio “Incongruenza di Genere” è laggiù, ma non mi chieda altro. Non so nulla». Eccolo finalmente. Una porta a destra sotto una specie di tunnel nel Padiglione 27, Cubo 2, dell’Ospedale di Careggi a Firenze. Ci arrivi camminando su due sentieri in leggera salita – lasciando la struttura principale a sinistra – dopo aver attraversato un parcheggio, una scaletta e aver aggirato il bar frequentato in gran parte dagli studenti di medicina che hanno le aule poco più sotto.

All’ingresso un cartello: “Andrologia, Endocrinologia Femminile e Incongruenza di Genere”. Dentro la reception, i soliti bigliettini per mettersi in fila e la sala d’attesa. Vuota. «Le serve qualcosa? Ah no, di quella questione non possiamo dire niente». E tanti saluti.

È qui dove vengono accompagnati i bambini che vogliono avviare un percorso di cambio di sesso, ma soprattutto è qui dove a questi piccoli pazienti verrebbero somministrati – secondo quanto scritto nell’interrogazione presentata alla presidenza del Consiglio e al ministro della Salute da Maurizio Gasparri (capogruppo di Forza Italia al Senato) medicinali con troppa leggerezza e senza un adeguato percorso psicoterapeutico. In questi ambulatori si cura, tra le altre cose, la disforia di genere (una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso), ma con modalità poco chiare, secondo Gasparri.

PUBERTÀ BLOCCATA

«La diagnosi e il trattamento della disforia di genere nei bambini – afferma il senatore in una nota- richiedono un approccio serio, multidisciplinare e ispirato alla cautela. Il percorso terapeutico non è e non può essere affidato alla superficialità: le indicazioni dell’Aifa sono chiare. Mentre sono decisamente poco chiari i rischi a lungo termine legati alla somministrazione dei farmaci, come la triptorelina, usati per bloccare la pubertà, impedendo la crescita del seno, dei testicoli e inibendo il ciclo mestruale. Nonostante l’evidente delicatezza del trattamento, ho appreso che all’ospedale Careggi di Firenze la triptorelina, autorizzata dall’Agenzia europea del farmaco per uso veterinario, verrebbe somministrata a bambini di 11 anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica. Anche perché in quell’ospedale semplicemente non c’è un reparto di neuropsichiatria infantile- spiega ancora il capogruppo di Forza Italia – Non solo. Le valutazioni psicologiche dei giovanissimi che arrivano al Careggi per avviare il percorso di cambio di sesso sembrerebbe siano particolarmente superficiali. E il via libera al ricorso dei farmaci sarebbe basato sul presupposto, inaccettabile, che con la pubertà bloccata i bambini hanno tempo di esplorare la loro identità di genere e decidere se proseguire il percorso di transizione. Chiaramente, se tutto questo fosse confermato, non potremmo tollerarlo».

All’ospedale, però, per adesso nessuno risponde. Nessuno chiarisce. Nessuno parla ufficialmente. Lo strano silenzio, fanno capire, è dovuto all’attesa di sapere con precisione qualsiasi siano le accuse rivolte. «E questo non è un bel segnale – continua Gasparri – se uno non ha niente da nascondere perché non parla? Con l’interrogazione ho posto domande per capire se vengono seguite le regole nell’uso dei farmaci e domando ancora una volta: c’è assistenza o no? A me risulta che non ci sia ed è per questo che auspico un’ispezione immediata».

RICHIESTE

Non è tutto. Il senatore chiede anche di valutare «l’eliminazione della prescrizione della triptorelina dai farmaci dispensati a carico del Servizio sanitario nazionale per il disturbo di genere. Credo sia inoltre necessario che il Comitato nazionale di bioetica, che sull’uso della triptorelina si era espresso ormai più di 5 anni fa, torni a formulare una valutazione». Gasparri non si vuole fermare e nel frattempo passa la palla alle forze politiche regionali: «Auspico che Marco Stella, capogruppo di Forza Italia in Regione Toscana, si rivolga direttamente a Giani, presidente della Regione». Cosa che Stella ha immediatamente fatto. «Vogliamo capire come avvengono i trattamenti per i piccoli pazienti che si sottopongono a terapie di transizione», spiega Stella, «nell’interrogazione presentata, Forza Italia chiede anche al governatore Giani e all’assessore alla Sanità della Regione se siano favorevoli all’eliminazione della prescrizione della triptorelina dai farmaci dispensati a carico del Servizio sanitario nazionale per il disturbo di genere e se abbiano intenzione di chiedere un pronunciamento del comitato nazionale di bioetica».

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