Farlocchi anche i panettoni venduti a peso d’oro dagli chef stellati: non sono loro a produrli, ma affidati a laboratori artigianali

Panettoni griffati ma prodotti… con i forni degli altri: è scandalo tra gli chef stellati nei guai. I nomi

tratto da Affari Italiani

Non si finisce mai di imparare dai personaggi famosi. O, nel caso specifico, di “sgamarli”. Sì perché dopo l’affaire Chiara Ferragni e il “pandoro-gate” i riflettori ora sono puntati sui grandi chef, per meglio dire sui loro dolci natalizi griffati a tema Natale, i panettoni. Se farsi fare prodotti a proprio nome da aziende terze specializzate, infatti, non è illegale, un vero e proprio scandalo è non trovare online informazioni su dove e chi realmente abbia prodotto il dolce.

Panettoni griffati prodotti con i forni altrui: l’indagine di Dissapore

A svelare gli altarini è stata la testata online “Dissapore” in un recente articolo. Indagine poi ripubblicata da “Gambero Rosso” e “Repubblica”. La redazione ha cercato nei diversi siti web di chef famosi informazioni su luoghi e aziende produttive dei lievitati firmati a proprio nome: il risultato è stato che “online è praticamente impossibile scoprire queste informazioni”. Confessiamo che anche noi abbiamo rapato in rete entrando nei siti internet di cuochi legati agli amati lievitati di Natale e non abbiamo trovato le indicazioni di legge: solo prezzo, ingredienti e qualche informazione generica.

“Scoperchiato il vaso di Pandora, ora ci tocca fare i nomi degli chef che, in nome del proprio buon nome, firmano panettoni ed evitano, più o meno sottesamene, di dichiarare che gli stessi sono prodotti da qualcun altro”, scrivono nell’articolo Chiara Cavalleris e Chiara Cajelli. Stando all’indagine di Dissapore, fa bene Carlo Cracco che dichiara in maniera trasparente che il panettone a sua firma è prodotto presso La Casa del Dolce e figli, pasticceria di Cologna Veneta (VR). Male, invece, lo chef e giudice di Masterchef Bruno Barbieri: “Nessuna informazione o specifica su chi esattamente produca il panettone che si vende a caro prezzo (47 euro). Dovremmo pertanto presumere che il tele-cuoco, che peraltro per il suo panettone si è impegnato in lunghi video girati direttamente ‘dal laboratorio’, realizzi il grande lievitato da sé”. Chiamate e ricerche varie non sciolgono il nodo, solo dopo aver acquistato il panettone si scopre che il lievitato firmato e pubblicizzato da Barbieri “è artigianale ma affidato a terzi: è prodotto da Mauro Morandin (si evince dall’indirizzo stampato), ottimo pasticciere di Aosta”.

L’indagine ha riguardato anche altri: c’è Matteo Baronetto, chef del Ristorante del Cambio, una stella Michelin a Torino: anche in questo caso, il sito della sua Farmacia del Cambio non riportava indicazioni sullo stabilimento di produzione del panettone (anche se in seguito l’informazione è stata aggiunta). Acquistandolo, si scopre che il lievitato da 44 euro, confezionato in un’elegante scatola di latta, è prodotto da Albertengo, storica azienda langarola specializzata in panettoni. Anche il gran lievitato di Claudio Sadler (48 euro il prezzo) entra nell’elenco di quelli prodotti conto terzi: a dichiararlo è lo stesso chef, che parla di un lievitato “studiato in collaborazione con il pasticcere specialista Massimo Brusa”. Solo che Massimo Brusa più che un “pasticcere specialista” risulta essere l’ad della Brusa srl di Biella, azienda di prodotti da forno esportati in tutto il mondo.

Tra i casi più pop c’è anche quello di Francesco Aquila, ex vincitore di Masterchef: il suo panettone è realizzato dalla Paciugo Lab di Bologna. “Non li posso fare io per le norme HCCP, e quindi li affido all’esterno, ma ogni volta che c’è da impastare vado lì”, spiega Aquila.

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