“Mangiamo mezzo chilo di insetti all’anno!” Cosa devi fare per riconoscere i cibi che li contengono per evitare rischi alla tua salute

di Antonio Oliverio per IlParagone

Si consiglia di leggere quest’articolo lontano dai pasti, perché potrebbe cagionare una certa sensazione di disgusto. Pare, dopo le fiammate iniziali, essere sopito il dibattito in merito al via libera da parte dell’Unione europea, a inizio gennaio del 2023, ai prodotti che contengono farina da Acheta domesticus – anche più comunemente detto grillo domestico – e dal verme giallo della farina, nome scientifico Tenebrio molitor.  Infine, la larva del verme della farina minore viene identificata attraverso il nome scientifico Alphitobius diaperinus. Il problema è che, a parte le schifezze che Bruxelles ha in mente per il loro basso impatto ambientale (la solita follia ammantata di green, come anche per la “carne sintetica”), noi gli insetti li mangiamo già: mezzo chilo a testa, ogni anno. Naturalmente senza saperlo. Molti alimenti e bevande comunemente presenti sulle nostre tavole – e cosmetici, anche – contengono componenti prodotti a partire da insetti. Gli insetti stessi , inoltre, contengono chitina, che non può essere elaborata dal nostro intestino. Ecco quali sono i prodotti alimentari a rischio.

Cosa è la cocciniglia (e dove la troviamo)

Anzitutto, precisiamo che a dirlo non sono i “complottisti”, ma la Fda (Food and Drug Administration), ripresa da Adnkronos: secondo l’agenzia statunitense, infatti, ci sono fino a 60 frammenti di insetti ogni 100 grammi di cioccolato e altrettanti nei cosmetici, particolarmente nei rossetti. Persino la Repubblica, che, come abbiamo riportato, era naturalmente in prima fila per propagandare l’ultima follia europea, ora parla di allergie e disturbi, gonfiore e vomito fino, nei casi più gravi, allo shock anafilattico. Il problema riguarderebbe ben ottocentomila persone, ovvero coloro che sono allergici “a gamberi e crostacei, ma anche a molluschi e acari”. Anche i coloranti rossi presenti nelle bevande derivano dalla lavorazione di insetti. Si tratta di estratto di cocciniglia, un parassita delle piante, utilizzato sia nelle bibite di colore rosso che nel colorante usato, ad esempio, per rendere lucide le caramelle. Le cocciniglie sono raccolte e fatte essiccare, poi vengono macinate e trattate con acqua calda. Il risultato di questo processo è la classica sostanza rossa, il colorante, che altro non è che acido carminico. Troviamo l’acido carminico nello spritz, il tipico aperitivo del Nord-Est d’Italia che ha oramai preso piede ovunque, nel succo d’arancia rosso, nelle caramelle gommose, in taluni yogurt alla fragola, al mirtillo o ai frutti rossi.

Occhio all’etichetta

Per ottenere il colorante rosso, utilizzato da anni nell’industria alimentare e spesso indicato con la sigla E120, oltre che come acido carminico – occhio all’etichetta, dunque –, si utilizzano le femmine gravide di cocciniglia, le quali secernano più liquido. Un rischio notevole, altresì, deriva dal luogo in cui gli insetti per uso alimentare vengono allevati: i maggiori produttori di insetti sono i Paesi asiatici, dove è noto l’abuso di antibiotici e di pesticidi. A lanciare l’allerta sono gli specialisti della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip). “Sono una insidia soprattutto per i bambini che sviluppano reazioni allergiche, al punto che si sospetta possano essere implicati in casi di anafilassi rimasti senza spiegazione”, afferma Michele Miraglia Del Giudice, presidente Siaip e docente di Pediatria e Allergologia e Immunologia pediatrica all’Università degli Studi della Campania.

L’allarme degli allergologi

“Il consiglio – spiega ancora – è di controllare sempre le etichette, anche se a volte le farine di cocciniglia, grillo e verme giallo (i cui nomi scientifici abbiamo riportato all’inizio dell’articolo, NdAsono indicati solo come coloranti E120“. Addentrandoci nella materia. In particolare, “E’ importante sottolineare che non tutti i pazienti allergici agli acari della polvere o ai crostacei sono a rischio – sempre nelle parole di Michele Miraglia Del Giudice –, ma solo quelli sensibilizzati ai panallergeni cross-reattivi come Der p10 per l’acaro della polvere o Pen a1 per i crostacei, che noi comunemente testiamo presso il nostro ambulatorio nei casi selezionati”. E ancora: “La comprensione dell’allergenicità degli insetti commestibili è ancora un’area di ricerca in evoluzione, con la prospettiva di identificare anafilassi precedentemente considerate senza spiegazioni“, conclude il professore”.

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