“Perché non lo avete approvato voi?” Meloni asfalta Schlein e la sinistra rimane muta sull’ennesima infame imposizione di Bruxelles

Lo scontro sulla ratifica del Mes, il Trattato Salva Stati, si arricchisce di una nuova puntata. E’ battaglia aperto fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Ma anche all’interno del centrodestra gli equilibri sono delicati. Perché la ratifica del Trattato sembra ormai inevitabile, e questo crea divisioni e qualche imbarazzo. Oltre a preoccupazioni sulla tenuta futura del governo. Su tutto questo pesa anche l’avvicinamento alle elezioni europee e la posizione assunta da Salvini e dalla Lega che, da qualche tempo, hanno ricominciato a suonare la campana anti europeista. Quel che è certo, è che la Premier su questo tema sta prendendo tempo. Ed è anche l’accusa che muove Elly Schlein. In un’intervista al Corriere, la segretaria del Pd ha attaccato frontalmente il Presidente del Consiglio: “Fa il gioco delle tre carte”, ha spiegato. “E blocca l’Unione Europea facendo propaganda su un trattato”.

L’attacco della segretaria piddina non è casuale. Schlein sa di toccare un nervo scoperto, visto che in passato Meloni ha definito il Mes “una trappola per topi” e “una fregatura”. Ma oggi la firma sul trattato sembra inevitabile, come ammettono anche dall’interno di FdI. Anche per questo la Premier controbatte con decisione alle accuse: “Il Mes non è un totem. Forse Schlein non sa che è uno strumento che esiste e chi vuole può tranquillamente attivarlo. Semmai bisogna interrogarsi sul perché nessuno vuole farlo”. E ancora: “Perché in quattro anni di governo il Pd non lo ha ratificato?”. La segretaria Pd controbatte accusando la destra di essere prigioniera della sua stessa propaganda ideologica. Ma qui non c’è solo ideologia, ci sono considerazioni economiche che la segretaria piddina ignora volutamente. E alla domanda lecita di Meloni, non risponde.

Anche se la Presidente del Consiglio ha ragione nel sottolineare l’incoerenza del Pd nei suoi anni di governo, non si può negare che l’approvazione del Trattato Salva Stati rappresenti una mina vagante per il governo. Le posizioni di Meloni e dei suoi sul Mes erano molto chiare. Il linguaggio usato per contrastarlo, durissimo. Per questo Giorgia sta procrastinando una decisione che sembra inevitabile. La discussione slitterà a gennaio. La “retromarcia” andrà preparata con cura, sia per non dare un messaggio ambiguo all’elettorato, sia per evitare lo scontro con Salvini. Meloni ha un piano: da una parte, vuole arrivare alla ratifica dopo aver ottenuto almeno un risultato importante in Europa. Dall’altra, vuole offrire garanzie alla Lega. Una buona occasione potrà essere la riunione straordinaria dell’Ecofin del 17-19 dicembre. Ma è una strategia rischiosa, almeno per Giorgetti, Tajani e Fitto.

Il timore è che la mancata ratifica immediata possa indurire la posizione della Ue nei confronti dell’Italia, che rimane l’unico Paese a non aver sottoscritto il Trattato. E che quindi non ci saranno concessioni sul Patto di Stabilità. Meloni vorrebbe anche proteggersi sul fronte interno, garantendo alla Lega un emendamento che imponga una maggioranza qualificata qualora si decidesse di discutere l’accesso al fondo. Dall’altra, redigendo un odg che impegni questo governo a non usare in ogni caso i soldi del Mes. La Premier sa che se la Lega si sfilasse dal governo sarebbe un disastro. Potrebbe formarsi una maggioranza diversa per garantire la ratifica del Trattato, con Pd, Azione e Italia Viva a votare insieme a FdI e FI. Uno tsunami politico con conseguenze imprevedibili, anche sui consensi del suo partito, che la Premier vuole assolutamente evitare.

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