L’avvocato di Filippo Turetta si gioca il Jolly: per fargli scampare l’ergastolo e farlo uscire di galera tra qualche anno prova a farlo passare per pazzo

LA STRATEGIA DELLA DIFESA 

Val.Err. per “il Messaggero” – Estratti

E alla fine sarà una perizia psichiatrica. La strategia difensiva che intende intraprendere Emanuele Compagno, il legale di Filippo Turetta, era già stata chiara sin dall’inizio. Era emersa immediatamente, dalle parole del papà Filippo e ora l’avvocato la conferma: non esclude, dice, di chiedere una perizia psichiatrica sul giovane: «Perché dovremmo escludere – ha sottolineato – di ricorrere a una perizia? Questo non per esonerare il ragazzo da ogni responsabilità, ma questo per capire davvero fino in fondo che cosa c’è stato nella mente». Sembra l’unica via per il ragazzo che ha ucciso a coltellate Giulia Cecchettin, l’ha buttata in un fosso e poi è fuggito.

Adesso è probabile che sia la stessa procura di Venezia, che domani potrebbe già interrogare l’indagato, dopo il rientro in Italia, a chiederla a un esperto. Ma è chiaro, che la difesa, dopo la richiesta di un processo con rito immediato da parte dei pm, o quella di rinvio a giudizio, solleciterà i giudici a nominare professionisti terzi, che non siano dell’accusa, per verificare le capacità di intendere e di volere del giovane al momento dei fatti.

Si punta tutto sul fatto che fino al sequestro e all’omicidio di Giulia, Filippo fosse un ragazzo modello: «Una perizia psichiatrica – dice Compagno – può essere utile per verificare cosa sia successo. È molto presto per pensarci, però è ovvio che se ce ne sarà bisogno la faremo. È un aspetto che va indagato perché nessuno finora aveva avuto alcun sospetto su Filippo, decritto come un giovane dedito allo studio e allo sport, un ragazzo d’oro che aiutava gli altri», ha sottolineato il legale. Una via per evitare l’ergastolo all’indagato.

E anche il padre di Filippo è sulla stessa linea. L’unica spiegazione che riesce a darsi è che il figlio sia impazzito. «Mi sembra impossibile. Ma poi dicono dello scotch, del coltello, non so cosa pensare…forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata.

Secondo noi, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione», ha dichiarato Nicola Turetta in un’intervista al Corriere della Sera. E ha aggiunto: «Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato». E il papà respinge, in questo solco, anche l’ipotesi della premeditazione: «Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano».

2 – FILIPPO: «HO PENSATO DI UCCIDERMI» SU MANI E CAVIGLIE I SEGNI DELLA LOTTA

Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera” – Estratti

Quel girovagare apparentemente senza senso, un senso ce l’aveva: cercava un posto dove farla finita. Ma Filippo Turetta non ha mai trovato la forza di affondare il colpo contro se stesso. «Mi sono puntato più volte il coltello alla gola… avrei voluto schiantarmi», ha detto ai poliziotti tedeschi che sabato scorso l’hanno trovato all’interno della sua Punto nera sulla corsia di emergenza dell’autostrada Berlino-Monaco, a 180 chilometri dalla capitale.

Gli agenti avevano aperto la sua borsa marsupio e gli chiedevano conto di quel coltello infilato dentro con un paio di guanti. «Ho ucciso la mia ragazza …— ha sospirato lui in inglese —. Con quello lì volevo suicidarmi». Nel rapporto di polizia si precisa: «Trovato coltello da cucina, lunghezza lama 12 centimetri, condizioni: pulito».

Cercava un burrone, un viadotto, pensava di tagliarsi la gola. Insomma, dopo aver ucciso Giulia Filippo avrebbe pensato di togliersi la vita. Non aveva dunque una meta, non era in fuga da Vigonovo, da Torreglia, da Fossò, dai luoghi della sua vita dove aveva commesso l’atroce delitto.

Era semmai una fuga dal mondo. Ha percorso più di mille chilometri, attraversando la pianura veneta e quella friulana e prendendo poi la via della montagna per liberarsi intanto del corpo di Giulia, trovata rannicchiata in un anfratto roccioso vicino a Piancavallo.

Dopodiché sarà condotto a Venezia per l’interrogatorio di garanzia del gip. L’autopsia sul corpo di Giulia sarà invece eseguita l’1 dicembre. Nel frattempo proseguono le indagini. Al vaglio degli inquirenti i due video registrati dalle telecamere di Fossò, uno ha ripreso l’aggressione delle 23.40, e i passaggi dell’auto nella stessa zona poco dopo le 5 del pomeriggio di quel giorno. Ha forse fatto un sopralluogo? Gli inquirenti si sono dati del tempo per decidere sull’eventuale aggravante della premeditazione del delitto.

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