Bergoglio obbedisce all’ordine dei suoi padroni di attaccare la famiglia tradizionale: il durissimo affondo dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò dopo le aperture a trans e bambini comprati con l’utero in affitto

di Carlo Maria Viganò,  Arcivescovo per Lifesitenews

Proprio quando l’ultima dichiarazione di Jorge Mario Bergoglio non aveva ancora finito di suscitare scandalo tra i fedeli e provocare divisione tra i Pastori, ecco che se ne aggiunge una nuova, non meno dannosa, che squarcia l’ennesima ferita nel corpo martoriato della Chiesa. 

Il dicastero ha recentemente pubblicato, con data 31 ottobre 2023, le sue “Risposte ad alcune domande di Sua Eccellenza Monsignor José Negri, Vescovo di Santo Amaro in Brasile, circa la partecipazione al sacramento del battesimo da parte delle persone transgender e omoaffettive” (documento non ufficiale La traduzione in inglese può essere trovata qui ).

Al di là della definizione ipocrita di “persone omoaffettive” – come se si potesse separare l’identità omosessuale dall’esercizio intrinsecamente peccaminoso della sessualità innaturale che la definisce – questo documento rappresenta un ulteriore allontanamento dalla dottrina cattolica, non solo per le domande a cui accetta di rispondere, tanto per le risposte che formula, ma anche e soprattutto per gli effetti che avrà sui fedeli la sua interpretazione mediatica – interpretazione significativamente coerente con il cosiddetto “metodo induttivo” teorizzato dallo stesso Bergoglio in altro documento sullo studio della sacra teologia.

Secondo questa teoria – condannata da Pio XII – è necessario «partire dai diversi contesti e situazioni concrete in cui le persone si trovano, lasciandosi interrogare seriamente dalla realtà, per diventare discernitori dei segni dei tempi». Non è un caso che su tutti i media, a partire dall’8 novembre, i titoli dei giornali recitano: “Il Vaticano apre a trans e gay”; “Sì ai divorziati come padrini”; “Le persone trans potranno essere battezzate, una svolta per il Vaticano”.

Il documento del dicastero presieduto da Tucho Fernández – autore di Amoris Lætitia  e  Guariscimi con la tua bocca; L’Arte del Bacio – non è ovviamente mossa dallo zelo pastorale per le anime di coloro che vivono in uno stato abituale e pubblico di peccato mortale affinché si pentano e si convertano, ma piuttosto dal desiderio di normalizzare il proprio comportamento, eliminando dalla lista la sodomia dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, oppure lasciando la sua condanna al livello meramente teorico pur ammettendo di fatto chi lo pratica non solo ai sacramenti, ma anche a quelle funzioni – come padrino nel battesimo, padrino della cresima, o testimone di nozze – da cui la Chiesa ha sempre escluso coloro che con la condotta della loro vita personale contraddicono pubblicamente l’insegnamento di Nostro Signore.

Una funzione che, nel ruolo di padrino, diventa particolarmente eminente. È quindi da escludere ogni possibile scusa fondata su un presunto  fraintendimento  delle parole di Bergoglio – anche perché il precedente di “Chi sono io per giudicare” che gli valse la copertina della rivista LGBT L’Avvocato  ( qui ) si è già rivelato disastroso nei suoi effetti. Questi effetti erano chiaramente intenzionali, poi ribaditi con ripetute dichiarazioni e interviste, e ora sono stati confermati da quest’ultimo documento vaticano.

“Aprire un po’ di più le porte” è infatti la strategia di Bergoglio. Chi sostiene che queste inedite dichiarazioni siano frutto di improvvisazione e che non abbiano alcuna ripercussione sul corpo ecclesiale si sbaglia o è in malafede. Sono iniziati molto tempo fa – in questo caso già il 7 dicembre 2014 – e dimostrano una pianificazione metodica, intenti malevoli e un desiderio ostinato di danneggiare le anime, screditare la Chiesa e offendere la maestà di Dio.

L’attacco alla famiglia tradizionale e l’aperto sostegno alle unioni e ai comportamenti peccaminosi di conviventi, adulteri, omosessuali e transgender è iniziato con il Sinodo sulla Famiglia [2015], prova generale dell’attuale Sinodo sulla Sinodalità. Fu proprio in concomitanza con quell’incontro che Bergoglio scelse di concedere un’intervista al quotidiano argentino  La Nacion , anticipando le mosse che lo vediamo compiere oggi, mosse che nessuno dei Dubia presentati dai cardinali è riuscito a scongiurare:

Nel caso dei divorziati risposati ci siamo posti la domanda: cosa ne facciamo? Quale porta possiamo aprire per loro? Questa era una preoccupazione pastorale: permetteremo loro di fare la Comunione? La sola comunione non è una soluzione. La soluzione è l’integrazione. Non sono stati scomunicati, è vero. Ma non possono essere padrini al battesimo, non possono leggere le letture della Messa, non possono dare la Comunione, non possono essere catechisti. Ci sono circa sette cose che non possono fare. Ho la lista laggiù. Dai! Se dico tutto questo sembra che siano scomunicati di fatto!

Allora apriamo ancora un po’ le porte. Perché non possono essere padrini? “No, no, no, che testimonianza daranno al loro figlioccio?” La testimonianza di un uomo e di una donna che dicono: ‘Mio caro, ho sbagliato, ho sbagliato qui, ma credo che nostro Signore mi ama, voglio seguire Dio, il peccato non avrà vittoria su di me, voglio muovermi SU.’ C’è qualche testimonianza cristiana in più di questa? E cosa succederebbe se uno dei truffatori politici tra noi, gente corrotta, venisse scelto come padrino di qualcuno? Se fossero adeguatamente sposati dalla chiesa, li accetteremmo? Che tipo di testimonianza daranno al loro figlioccio? Una testimonianza di corruzione? Dobbiamo cambiare un po’ le cose; i nostri standard devono cambiare.

In queste parole, tanto fastidiose nella forma quanto ingannevoli nella sostanza, è racchiuso l’intero progetto eversivo di Bergoglio, che trova puntuale conferma nell’ultimo documento del dicastero vaticano, che ha sostituito sia nel nome che nelle funzioni la già compromessa Congregazione per la Dottrina della Fede, a capo del quale è stato nominato un individuo che non fa mistero della sua totale e assoluta condivisione di vedute con il gesuita argentino, soprattutto in materia di sodomia.

La capziosità degli argomenti tradisce l’assoluta inconciliabilità tra ciò che insegna il magistero cattolico e ciò che Bergoglio vuole realizzare, in adempimento degli ordini impartitigli da chi lo ha fatto eletto. Non dimentichiamo che tra i risultati che si intendevano ottenere dalla destituzione di Benedetto XVI e dalla promozione di una “primavera della Chiesa”, le email di John Podesta elencavano una modifica dell’insegnamento morale cattolico introducendo la “parità di genere”, una eufemismo ipocrita dietro il quale l’Agenda ONU 2030 nasconde la normalizzazione del transessualismo, della sodomia e della pedofilia, nonché la distruzione attraverso il divorzio della famiglia naturale composta da un uomo e una donna.

Basterebbe questo, agli occhi di ogni persona onesta e perbene, per evitare accuratamente ogni minima variazione – anche solo disciplinare – su questi temi, che dovrebbero vedere la Chiesa cattolica e il mondo globalista su posizioni diametralmente opposte e inconciliabili. . Pertanto, se un “papa” – uomo espressione del progressismo più esasperato e apprezzato come tale da tutti i nemici storici della Chiesa – decide di aprire la finestra di  Overton  sulla condanna della sodomia, del concubinato e del transessualismo, evidentemente egli lo fa non solo dopo le dovute considerazioni, ma con il solo scopo di contraddire apertamente il Magistero e di sovvertire la missione della Gerarchia nella sua essenza.

Questo “aprire un po’ di più le porte” – perché, secondo Bergoglio, “la soluzione è l’integrazione” – è una dichiarazione d’intenti fatta nove anni fa che oggi trova puntuale realizzazione, mentre il Sacro Collegio e i vescovi restano attoniti in silenzio. ; anzi, danno la loro sostanziale approvazione. Perché è facile compiacere i potenti della terra, coloro che manipolano i governi e perfino i vertici della Gerarchia per raggiungere i loro scopi criminali. Molto meno facile è affrontare con Fede e coraggio il  bonum certamen  che la Chiesa ha sempre combattuto contro il Principe di questo mondo, per affermare con orgoglio il Vangelo di Cristo e affrontare il martirio per difendere fedelmente ciò che Cristo ha ordinato ai suoi Pastori di fare. insegnare.

Una seria analisi del documento del Dicastero per la Dottrina della Fede non può e non deve limitarsi alla confutazione delle singole proposizioni eretiche in esso contenute, perché ciò finirebbe per avvalorare il subdolo metodo con cui sono state concepite ed elaborate. Occorre, al contrario, considerare sia gli effetti immediati che quelli a lungo termine, tenendo conto di come si situano le  Risposte  rispetto ad altre dichiarazioni precedenti, e soprattutto alla mens che le orienta in un’unica, direzione molto chiara e inequivocabile.

L’affermazione di Bergoglio nell’intervista a Elisabetta Piquè, «la soluzione è l’integrazione», rivela questa mente maligna ed eversiva, che rende il suo autore non solo gravemente responsabile davanti a Dio delle offese e dei peccati che cagionerà e della dannazione eterna a cui sarà sottoposto . condannerà coloro che li commettono, ma che dimostra anche l’indegnità e l’ostilità del gesuita argentino a ricoprire la funzione di Romano Pontefice e Pastore universale del Gregge del Signore.

Inimicus Ecclesiæ , ho detto nel mio intervento sul difettoso consenso di Bergoglio. Un nemico che agisce con coerenza e premeditazione realizzando l’esatto contrario di quanto si aspettava dal Vicario di Cristo e successore del Principe degli Apostoli.

Dobbiamo confrontarci con una realtà dolorosa e terribile: Bergoglio si presenta come ostile ai cattolici fedeli al Magistero – che deride, condanna ed emargina – e come complice di coloro che contraddicono apertamente ciò che la Chiesa immutabile insegna da duemila anni.

Non solo: vuole provocare i buoni cattolici – e con loro i pochi Vescovi e sacerdoti che ancora professano la Fede nella sua integrità – a separarsi dalla setta che si è infiltrata e invasa la Chiesa, provocandoli con sfrontata arroganza affinché si sentano scandalizzato e offeso. L’inclusività che anima Bergoglio nella sua opera di demolizione è l’esatto contrario di quanto ci ha insegnato Nostro Signore, il quale nella parabola del banchetto di nozze (Mt 22,1-14) non lascia dubbi sulla necessità di indossare la veste della grazia per poter essere ammesso. In quel brano del Vangelo, il padrone che trova un ospite senza abito adeguato, lo fa legare dai suoi servi e gettarlo nelle tenebre di fuori, dove è pianto e stridor di denti (Mt 22,13).

Le parole del Salvatore: «Voi siete miei amici se fate quello che vi comando» (Gv 15,14) e «Non colui che dice: “Signore, Signore”, ma colui che fa la volontà del mio Signore. Il Padre entrerà nel Regno dei Cieli» (Mt 7,21) non lasciano spazio a malintesi, e il fatto che un «papa» osi contraddirli è di una gravità così inaudita che non può essere in alcun modo tollerato, sia per il bene delle anime e per l’offesa a Dio. Oggi ci troviamo di fronte al paradosso di un sedicente “maestro” della Chiesa – perché Bergoglio si comporta come tale – che allontana dal banchetto coloro che indossano l’abito nuziale e ammette tutti gli altri indiscriminatamente. Ma se la “chiesa” di Bergoglio non vuole che i cattolici le appartengano, come può dirsi “cattolica”? Se chi esercita la sua autorità di “papa” lo fa in opposizione all’autorità di Cristo, come può essere considerato vicario di Cristo?

Alla National Gallery di Londra si conserva uno splendido dipinto di Rembrandt, realizzato nel 1636,  Il Banchetto di Baldassarre , che raffigura la storia del profeta Daniele (Dan 5). Il re babilonese Baldassarre, sotto pieno assedio da parte del re di Persia, Ciro il Grande, organizzò un sontuoso banchetto a corte, utilizzando per le libagioni i vasi sacri del Tempio che erano stati saccheggiati da Nabucodonosor. In quell’occasione, alla presenza di tutti gli invitati e dei dignitari, apparve una mano misteriosa che scrisse alcune parole incomprensibili sulla parete della sala reale, davanti al candelabro (Dn 5,5). Fu Daniele a interpretare quelle parole oscure: Mene, Tekel, Peres (Dn 5,25):

Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine;
Tekel: Sei stato pesato sulla bilancia e trovato mancante;
Peres: Il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani — Daniele 5: 26-28.

Di fronte alla contemplazione della  passio Ecclesiæ  per mano di Bergoglio e dei suoi complici, possiamo sperare e pregare affinché coloro che non hanno creduto di fronte all’azione silenziosa del Bene siano ora convertiti dall’evidenza inquietante di ciò che si oppone Esso. Prima che sia troppo tardi.

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  1. Che la corruzione fosse una prerogativa dell’umanità lo sapevamo, ciò che non sapevamo che anche un papa scendesse spudoratamente a tali livelli. Ora se si dice NON C’E’PIU’ RELIGIONE NON è UN ABATTUTA, MA TRISTE REALTà.

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