Tredicesime, segnatevi l’ennesima promessa che Meloni non ha mantenuto: il taglio del cuneo fiscale per il 2024 non avrà praticamente effetto

Estratto da www.lastampa.it

Il taglio del cuneo fiscale per il 2024 non avrà effetti sulle tredicesime. Lo prevede l’ultima bozza della legge di bilancio laddove si spiega, in merito all’esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, che è riconosciuto «un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, al netto del rateo di tredicesima».

[…] Intanto è uscito l’ultimo rapporto Cgia sulle buste paga in Italia. Nel 2021 la retribuzione media lorda annua dei dipendenti nel privato a Milano era di 31.202 euro, a Palermo di 16.349 euro: una differenza del 90%.

Se il confronto è fatto con Vibo Valentia (11.823 euro), il divario era addirittura superiore del 164%. La retribuzione media italiana, invece, ammontava a 21.868 euro. Lo rileva la Cgia su dati Inps dove emergono gli squilibri tra Nord e Sud, ma anche tra le aree urbane e quelle rurali.

Questione che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali dei primi anni ’70, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro. L’ applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Come ha segnalato anche il Cnel, il problema dei lavoratori poveri non parrebbe riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante l’anno queste persone lavorano un numero di giornate molto contenuto.

Pertanto, più che a istituire un minimo salariale per legge andrebbe contrastato l’abuso di alcuni contratti a tempo ridotto. Entro il 15 giugno scorso al Ministero del Lavoro erano presenti 10.568 contratti attivi di secondo livello, di cui 9.532 di natura aziendale e 1.036 territoriali. Il 43 % era stato sottoscritto in strutture con meno di 50 addetti, il 41% in quelle con più di 100 e il 16% in quelle tra 50 e 99 lavoratori.  Dei 10.568 contratti attivi, il 72% è stato fatto al Nord, il 18% al Centro e il 10% al Sud. […] . La Cgia ritiene che per appesantire le buste paga, tra l’altro, sarebbe necessario rispettare le scadenze entro le quali rinnovare i contratti di lavoro.

Al netto del settore dell’agricoltura, del lavoro domestico e di alcune questioni di natura tecnica, all’1 settembre scorso il 54% dei dipendenti del privato aveva il Ccnl scaduto. Sono quasi 7,5 milioni su un totale di circa 14 milioni. Nel 2021, è Milano con gli stipendi più alti: 31.202 euro. Seguono Parma (25.912 euro), Bologna (25.797), Modena (25.722) e Reggio Emilia (25.566). I lavoratori dipendenti più “poveri”, invece, si trovavano a Nuoro con 13.338 euro, a Cosenza (13.141) e a Trapani (13.137), ultima Vibo Valentia con 11.823 euro.

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