“E’ razzismo travestire i vostri figli da Osimhen” Il Corriere ci regala l’ennesima perla di idiozia riportando i folli ragionamenti della solita piangina di turno

«Travestire i bimbi da Osimhen a Carnevale è razzismo ma non lo sapete»

Sabrina Efionay, scrittrice nigeriana: «È disturbante. Il fatto di voler essere un nero per finta è discutibile per chi è nero per davvero»

di Isa Palisi per Corriere.it

«Ogni volta che un giocatore nero eccelle in una squadra (in questo caso, il Napoli) ho sempre un’ansia tremenda per come si pensa che debba essere celebrato. Dalla solidarietà di Sorbillo a Koulibaly che si dipinse la faccia di nero, ai bambini che avete colorato di marrone in “onore” di Osimhen per Carnevale. Credetemi, non è per niente celebrativo. Fa proprio venire la pelle d’oca se pensate che sia solidale, divertente, una maschera o un sostegno al calciatore nigeriano». Non è un post qualsiasi quello di Sabrina Efionay, che nell’ultimo libro Addio, a domani. La mia incredibile storia vera , (Einaudi, 2022) parla della sua difficoltà di essere nigeriana nata a cresciuta in Italia con due mamme, di cui una vittima della tratta. Per chi non la conoscesse, Sabrina è diventata famosa a 16 anni come “Sabrynex” con 4 milioni di follower su Wattpad; pubblicata per i primi tre romanzi young adult da Rizzoli, a 23 anni è già al quarto libro, il primo con Einaudi.

Sabrina Efionay
Sabrina Efionay

Sabrina perché il post?
«Cerco sempre di restare fuori dal mondo social dove tutti devono dire la loro anche su argomenti che non li toccano in primissima persona. Però sono stata presa da un grandissimo sconforto quando su Instagram è uscita l’ ennesima pagina con un video del carnevale che mostrava un bambino di cinque-sei anni travestito da Osimhen».

Cosa c’era che non andava?
«Nonaveva solo la maglia del Napoli con il nome del giocatore e i capelli biondi ma anche la pelle, le mani, la faccia tutti dipinti di un marrone scurissimo. È stata un’immagine incredibilmente disturbante: da una parte mi sento di capire questo omaggio a un calciatore bravissimo che è pure nigeriano come me, ma al tempo stesso c’è una linea molto sottile tra il celebrare un idolo e fare una gaffe abbastanza forte tra le persone nere. Sarebbe abbastanza assurdo vedere bambini tinti di giallo per travestirsi da difensore coreano Kim, invece per il nigeriano è un altro discorso».

Quale?
«Un background razzista nei confronti di noi persone nere. La questione è legata alla blackface , la maschera utilizzata a teatro come sfottò nei riguardi degli africani, per enfatizzare aspetti somatici a mo’ di macchietta, come le labbra grandi, oppure nelle donne il seno prosperoso e i fianchi larghissimi, alla “mami” di Via col Vento . Sono tutti stereotipi che si fa ancora fatica a combattere. E non me la posso prendere certo con i bambini, ma provo rabbia e fastidio nel sentire gli adulti giustificare cose come questa, come se fossero i piccoli a decidere».

Siamo tutti razzisti inconsapevoli?
«Sì. Se non fosse così non ci sarebbe nulla di male a vedere un bambino che si dipinge la pelle nera ma sarebbe bello riuscire a sensibilizzarli su quello che stiamo facendo. Dovremmo partire dall’educare noi stessi: purtroppo il grandissimo limite che abbiamo noi adulti è quello di non volerci più correggere. È una questione culturale».

L’omaggio a un calciatore come può diventare offensivo?
«Il fatto di voler essere un nero per finta è discutibile per chi è nero per davvero. Se vuoi vestirti da Spiderman o Capitan America è tutto normale perché indossi un personaggio ma se ti vesti da Osimhen ricalcando la pelle nera non stai prendendo le sembianze di un calciatore ma di una cultura diversa. E poi il calciatore nero va bene finché ti porta alla vetta della classifica di Serie A, ma li abbiamo sentiti tutti i cori contro Koulibaly. Dipingersi la testa di nero per lui dopo non è un gesto solidale. Noi avremo la pelle nera fino alla fine dei nostri giorni».

Cosa si dovrebbe fare?
«Informarsi e fare i conti con un razzismo introiettato che ho anche io stessa. Viviamo in una cultura che ci ha abituati ad avere atteggiamenti discriminatori verso gli altri, bisognerebbe mettersi un po’ in discussione. Io lo faccio con temi come l’omofobia e il sessismo, sarebbe importante che lo facessimo tutti».

Che cos’è il razzismo per lei?
«Sicuramente non è solo vedere la signora che sull’autobus non si siede vicino a me perché ho la pelle nera. È una cosa più sistemica e sottile, si riversa in alcuni atteggiamenti imparati negli anni che sembrano la normalità. Tutti noi nella concezione del diverso abbiamo un limite e dobbiamo fare qualcosa senza arrivare all’estremo del politicamente corretto. Perciò se vedo un travestimento di carnevale che ritengo offensivo e non un omaggio, lo dico e vorrei non sentire minimizzati quelli che sono i miei sentimenti al riguardo».

Lei il razzismo l’ha subito?
«Certo anche se sono nata e cresciuta in Italia. Un razzismo anche inconsapevole, persino dai miei parenti stessi che non mi percepiscono come persona nera, però quando c’è un commento da fare verso chi ha il mio stesso colore di pelle non sempre sono riusciti a fermarsi».

Qualcosa sta cambiando?
«Ho la consapevolezza costante che c’è aria di cambiamento rispetto agli anni 90 quando mia mamma arrivò in Italia. C’è un’aria diversa che si fa fatica però a respirare anche se confido tantissimo nell’ascolto e nell’empatia delle persone: mi sarebbe difficile sopravvivere negli ambienti ostili. E oggi riesco di più a sensibilizzare la mia famiglia e le persone che mi sono intorno, anche parlando ai ragazzi delle scuole. La mia Generazione Z, che viene vista come persa, ha in realtà una sensibilità invidiabile».

Il suo ultimo libro è anche la necessità di una denuncia?
«Sì è nato dopo la morte nel 2020 di George Floyd da parte dei “fratelli” bianchi; in quel momento mi sono resa conto che non ho mai detto la mia riguardo a temi che mi erano tanto vicini come quelli legati al colore della pelle».

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  1. Che assurdità e che atteggiamento supponente, per questo personaggio uno perchè bianco ha tutte le colpe di questo mondo! Studia un po’ la cultura occidentale e vedrai che di razzista rimane solo il tuo atteggiamento!

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