Gli italiani pagheranno anche la guerra in Israele: il caos di Gaza ci regala l’ennesimo infame aumento del carburante. La situazione cambia solo ed esclusivamente se leviamo il potere a questi squallidi servi

Le tensioni in Medio Oriente pesano sui prezzi del petrolio che aumentano. Si riaccende anche lo spread dell’Italia
Il greggio sta salendo anche sulla scia dei recenti dati dalla Cina che mostrano una crescita economica migliore del previsto per il Paese

di Sandra Riccio per La Stampa
Rialzi dei prezzi del greggio che salgono intorno al 2% in scia all’escalation delle tensioni in Medio Oriente dopo l’esplosione di un ospedale a Gaza. Poco dopo le 12,00 il Brent europeo scambia a quota 92,42 dollari al barile (+1,7%) mentre il Wti texano è in salita a 88 dollari al barile (+1,75%). Si tratta tuttavia di livelli leggermente più bassi rispetto ai primi scambi della mattinata con le quotazioni aumentate di 2 dollari per i futures più scambiati.

Al di là delle tensioni nella regione mediorientale, il greggio sta salendo anche sulla scia dei recenti dati dalla Cina che mostrano una crescita economica migliore del previsto per il Paese, il più grande importatore di petrolio al mondo. La prospettiva dunque è di un incremento della domanda. Questo mentre le scorte di greggio degli Stati Uniti sono diminuite di 4,4 milioni di barili nella settimana conclusasi il 13 ottobre, rispetto alle previsioni di un calo di 300.000 barili, secondo fonti di mercato che hanno citato i dati dell’American Petroleum Institute di ieri. I dati ufficiali del governo statunitense sono attesi per oggi.

Secondo gli esperti, il mercato presenta prospettive rialziste per i prezzi del petrolio nel breve termine. Fattori come le tensioni in Medio Oriente e la forte domanda da parte di Stati Uniti e Cina manterranno probabilmente i prezzi elevati. Tuttavia, un eventuale rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve potrebbe frenare la crescita economica, incidendo così sulla domanda di petrolio.

Spread di nuovo in alto
La giornata di forte tensione riaccende anche lo spread dell’Italia. Il differenziale tra Btp e Bund quota di nuovo sopra i 200 punti base al livello di 203 pb. Oltre alle vicende in Medio Oriente, a incidere è anche l’attenzione sui verdetti che sono in arrivo dalle agenzie di rating, prima quella di S&P Global che parlerà venerdì. In questa fase il nostro Paese è vulnerabile a causa del debito in crescita e per il quadro dei conti pubblici. Nell’arco dei prossimi 30 giorni ben quattro agenzie di rating esprimeranno il proprio giudizio sul nostro Paese. Eventuali brutte sorprese potrebbero accelerare la corsa dello spread. L’anno prossimo il Tesoro dovrà vendere circa 548 miliardi di euro di obbligazioni, 46 miliardi in più rispetto al 2023, secondo i calcoli di Intesa Sanpaolo. Rendimenti ancora più alti si tradurrebbero per Roma in una gestione più costosa del suo enorme debito pubblico, pari a circa il 140% del prodotto nazionale.

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