Israele sotto attacco, la stranezza della falla totale del Mossad: con tecnologie e mezzi imponenti davvero non hanno saputo prevedere un attacco con oltre 5000 razzi? Pare quasi impossibile

Con una mossa inaspettata, Gaza ha lanciato un attacco a sorpresa su Israele, con un intenso lancio di razzi. Molti di questi sono stati intercettati dalle batterie di difesa israeliane Iron Dome. Le sirene di allarme antimissili hanno risuonato a Tel Aviv, segnalando l’escalation della tensione nella regione. A quanto pare il bilancio sarebbe di 40 morti e decine più di 100 feriti su territorio israeliano: il governo d’Israele ha voluto rispondere immediatamente con un attacco su Gaza che ha sfiorato il bilancio di 200 morti e 1600 feriti.

Una donna anziana è stata gravemente ferita nell’area di Gederot, vicino ad Ashkelon. Nel frattempo, a Yavne, una cittadina nel centro di Israele, un cittadino è stato leggermente ferito a causa del lancio di razzi da Gaza. L’esercito israeliano ha esortato i cittadini del sud e del centro di Israele a rimanere in aree protette e a seguire le istruzioni del Centro di comando interno. Con le ore il bilancio si è stabilizzato su cifre altissime: si parla di 40 morti.

L’atmosfera a Gaza è tesa e simile a quella di guerra. Dalla prima mattina, la popolazione ha assistito a lanci di razzi verso Israele. Fonti locali riferiscono che l’attacco è iniziato mentre i bambini si stavano recando a scuola, costringendoli a tornare rapidamente alle loro case. Le strade si stanno svuotando, e l’atmosfera è palpabile.

Solo ieri, decine di migliaia di sostenitori della Jihad islamica si erano radunati a Gaza per celebrare l’anniversario della fondazione del movimento.

Attacco anche di terra: la risposta del premier Netanyahu

In risposta all’attacco, il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant si incontreranno con i responsabili della sicurezza e militari. Alcuni analisti hanno notato la coincidenza dell’attacco con la data di ottobre del 1973, quando Egitto e Siria attaccarono Israele nel giorno di Kippur.

Il portavoce militare israeliano ha inoltre rivelato che “un certo numero di terroristi sono penetrati in territorio israeliano da Gaza”, esortando gli abitanti della zona a rimanere nelle loro abitazioni.

Infine, sul web circolano immagini di miliziani palestinesi che volano da Gaza verso Israele con deltaplani. La loro autenticità non è stata ancora verificata.

La polizia israeliana: “Siamo in stato di guerra”

Nel frattempo il capo della polizia israeliana, Yaakov Shabtai ha dichiarato: “Siamo in stato di guerra. Abbiamo 21 episodi in corso nel sud del Paese“. Ha poi aggiunto: “Unità scelte della polizia sono state mobilitate ed inviate nella zona degli scontri. La polizia ha inoltre eretto posti di blocco sulle arterie fra il sud ed il centro di Israele. Misure di sicurezza sono state approntate anche lungo la linea di demarcazione con la Cisgiordania e nelle città di Israele a popolazione mista di ebrei ed arabi”.

Netanyahu: “Non è una semplice operazione, siamo in guerra”

Il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato: “Cittadini di Israele siamo in guerra e non è solo un’operazione, è proprio una guerra”. Ha poi sostenuto che l’esercito risponderà con ampiezza richiamando i riservisti. Ha concluso chiarendo: “Risponderemo alla guerra con irruenza e un’ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora. Il nemico pagherà un prezzo che non ha mai dovuto pagare. Vinceremo“.

Israele risponde con attacco di missili da Gaza, molti morti

Israele non ha atteso: ormai metabolizzato l’attacco palestinese, ha risposto con una controffensiva pesante a Gaza, dove si conterebbero per ora 1988 morti e circa 1600 feriti. Netanyahu ha risposto con fermezza verbale agli attacchi di oggi su territorio israeliano: “Il nemico pagherà un prezzo che non ha mai dovuto pagare. Vinceremo”.

Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per www.corriere.it

Il 6 ottobre del 1973 gli eserciti arabi scatenavano la guerra dello Yom Kippur cogliendo di sorpresa Israele avvisato dall’intelligence solo all’ultimo minuto. Hamas ha mancato di un giorno la data dell’anniversario, probabilmente perché voleva agire di sabato, nel giorno in cui il nemico riposa. La sorpresa però c’è stata.

Diversi gli elementi dell’offensiva della fazione palestinese. Ha pianificato attentamente l’operazione studiando la routine della sicurezza lungo il confine di Gaza: ricognizione necessaria per individuare i punti deboli degli avamposti, eventuali errori, comportamenti dei soldati.

Non abbiamo ancora tutti gli elementi ma l’alto numero di infiltrati vuol dire che la breccia è stata consistente, senza che i militari potessero contrastarla con efficacia. Il carro armato in fiamme ne è la prova. Il raid è stato coperto da un diluvio di fuoco, con il tiro massiccio di razzi e di colpi di mortaio. I guerriglieri hanno un arsenale vastissimo che gli permette di arrivare fino a Tel Aviv e anche oltre. Armi prodotte loco grazie all’assistenza tecnologia iraniana, all’esperienza dei loro «tecnici», alla lunga ricerca.

Insieme a questi ci sono gli ordigni ricevuti negli anni da Teheran. Il bombardamento è servito a destabilizzare, a creare panico, a spingere i civili nei rifugi e ad impegnare i soccorsi. La terza mossa è quella più profonda e seria. I militanti delle Brigate Ezzedine al Qassam sono penetrati in territorio israeliano a bordo di veicoli, i video li mostrano nelle strade di Sderot. Liberi di girare, di sparare sui passanti, di presidiare incroci.

Di nuovo hanno certamente condotto sopraluoghi, valutato vie d’accesso, posti di polizia. Troppo esile, in apparenza, lo schieramento dell’esercito nel settore. Non meno rilevante è la propaganda. Un giornalista palestinese ha postato un video dall’interno da un kibbutz nelle mani degli incursori, altri hanno mostrato gli ostaggi israeliani catturati e altri ancora i guerriglieri spostarsi rapidamente in moto. I corazzati abbandonati in una base danno il senso della confusione e di un tracollo incomprensibile di forze armate che dovrebbero stare in allerta.

[…]

Dietro il piano c’è la mano di Mohammed Deif, il capo del braccio armato di Hamas. Nato nel 1960 a Khan Younis, cresciuto all’ombra di Yaya Ayyash, detto l’ingegnere, l’uomo che preparò falangi di kamikaze, è diventato una figura importante quanto sfuggente. Scampato alla morte nel 2014, ha assunto regole di comportamento ferree, protetto da un cerchio di sicurezza e attento a non rivelare neppure il suo volto. Di lui c’è solo una vecchia foto.

Restando nell’ombra ha creato diverse unità speciali, ha sviluppato i «missili», ha intensificato l’addestramento ed atteso il momento opportuno per lanciare il colpo. La drammatica sequenza bellica pone infine interrogativi sugli apparati di sicurezza di Gerusalemme.

I servizi interni – lo Shin Bet – e l’esercito non hanno colto segnali della tempesta in arrivo? L’ampiezza dell’assalto ha comportato una mobilitazione ampia da parte di Hamas e Jihad, quindi sarà da capire come sia stato possibile che l’avversario sia riuscito a passare non solo sotto i reticolati ma anche sotto il radar di un’intelligence esperta.

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