Entro i prossimi tre mesi la Russia chiude la guerra con l’Ucraina: ecco il vero motivo delle farneticazioni dei delinquenti occidentali, Macron in testa. Hanno finito uomini e munizioni

Daniele Raineri per la Repubblica – Estratti

Il gelo era buono per la guerra perché il terreno indurito reggeva il peso dei mezzi corazzati sul fronte russo- ucraino. Ora però c’è il disgelo primaverile, la temperatura nel Donbass è stabile sopra allo zero e costringe tutti i combattenti a un rallentamento perché si affonda nel fango. Dopo la pausa del fango torneranno i mesi caldi e le condizioni ottimali per combattere, i mezzi potranno correre sul terreno asciutto e i soldati potranno dormire all’aperto.

Questa volta, secondo gli analisti militari all’unanimità, saranno le truppe della Russia a sfruttare l’estate per un’offensiva su larga scala contro le posizioni dell’Ucraina – che sono meno organizzate. L’anno scorso erano rimaste trincerate in difesa, nel 2024 puntano a sfondare. I loro preparativi, gli ammassamenti di mezzi e le prime manovre sono già visibili, a partire dalla recente conquista di Avdiivka dopo due anni di tentativi a vuoto.

Fonti dell’amministrazione Biden ne parlano con preoccupazione al Washington Post e dicono che senza aiuti occidentali, soprattutto quelli americani, ci potrebbe essere un collasso delle linee difensive ucraine – come si è visto nell’ottobre 2022 a Sud di Kharkiv ma a rovescio: russi che dilagano per centinaia di chilometri senza incontrare resistenza. E questo sarebbe il caso peggiore. Nel caso migliore gli ucraini terrebbero le loro posizioni e reggerebbero l’urto dell’offensiva russa ma il costo in vite umane sarebbe molto alto. E l’Ucraina è già a corto di truppe adesso, non può permettersi di perdere altri soldati. Il think tank americano Institute for the Study of War, che analizza i movimenti sul fronte da una prospettiva filo occidentale, spiega che la certezza dell’offensiva estiva della Russia non impedisce che prima ci siano offensive primaverili, per aprire la strada.

Per questo la stampa francese scrive che a febbraio il presidente Macron, in un’occasione informale e con un bicchiere di whisky in mano, ha detto «se continua così l’anno prossimo mi toccherà mandare i ragazzi a Odessa», dove i ragazzi sono i soldati francesi (e ieri sera lo stesso Macron ha ribadito che potrebbe essere necessario intervenire sul terreno). Se i russi muovessero verso la capitale Kiev oppure verso Odessa, il grande porto sul Mar Nero che fa funzionare l’economia del Paese, il presidente francese ha poi spiegato che ordinerebbe di mandare truppe in Ucraina – s’intende a far funzionare i sistemi d’arma sofisticati e non a combattere nelle trincee, ma sarebbe la fine del tabù dell’intervento militare diretto. Odessa è lontana dal fronte ma crea nervosismo.

L’ULTIMA SPIAGGIA: MISSILI A LUNGO RAGGIO PER BLOCCARE I RIFORNIMENTI RUSSI

Gianluca Di Feo per la Repubblica – Estratti

Le cancellerie occidentali si chiedono cosa si può fare per evitare un tracollo. L’unica ipotesi praticabile è fornire agli ucraini armi tecnologiche superiori a quelle russe, da utilizzare con precisione contro obiettivi strategici lontanissimi dal fronte.

Il modello è quello che è stato realizzato con i missili francesi e britannici Storm Shadow-Scalp: hanno messo fuori uso navi e basi della Crimea neutralizzandoli con una manciata di ordigni. O con i missili anti-radar Harm che hanno aperto varchi nella contraerea russa. Ora la Casa Bianca sembra disposta a consegnare gli Atacms con raggio di 300 km, sempre negati in passato, mentre Parigi e Londra sono pronti a incrementare i doni di cruise. L’idea è sottoporre i depositi di munizioni e carburante a un tiro incrociato che azzeri i rifornimenti russi.

Il problema è che questi sistemi sofisticati hanno bisogno di tecnici specializzati e non bastano un paio mesi per formarli. L’unica maniera di renderli operativi in fretta è mandare in Ucraina sia le armi sia il personale: un dilemma emerso con chiarezza tra le righe dello scontro tra Scholz e Macron sui missili Taurus, che Berlino non vuole consegnare anche per questo motivo. Stiamo infatti parlando di ordigni che finora hanno colpito soprattutto in Crimea – terra formalmente ucraina -, ma che adesso verrebbero usati centinaia di chilometri oltre i confini russi. Il timore è che azioni del genere aprano la strada a un confronto diretto con la Nato e possano essere considerate da Mosca una “minaccia alla sovranità”, a cui rispondere con ogni mezzo, armi nucleari incluse. È la vera posta in gioco di una partita sempre più pericolosa e sempre più fuori controllo.

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