Che fine avranno fatto i 6 miliardi regalati dal Governo Conte alla feccia degli eredi Agnelli? Nemmeno l’ultima ridicola 600 a pile prodotta in Italia

Nata sotto una cattiva Stellantis. Esordisce così Dagospia con l’intento di fare chiarezza su cosa si cela dietro la produzione della nuova Fiat 600 elettrica che, a quanto pare, di “Made in Italy” non avrebbe proprio nulla. Ecco perché…

di Giulia Ciriaci per MowMag

Dagospia si è scagliata contro Stellantis a proposito della nuova Fiat 600 elettrica, rivolgendosi direttamente a Carlos Tavares, ceo e sovrano di Stellantis, e all’azionista John Elkann: “Non è sufficiente applicare un’etichetta con un nome ad un prodotto per dichiararlo Made in Italy. Prendiamo il nuovo “gioiellino” di casa Fiat: la 600e (elettrica). In pratica è una brutta copia della Peugeot 2008, progettata e costruita in Francia. Per non aggiungere costi, è stata utilizzata la stessa piattaforma (la eCMP) ed è stata modificata la carrozzeria. Non solo, l’auto viene prodotta in Polonia, nello stabilimento di Tychy, per cui di “Made in Italy” non ha proprio nulla, se non l’etichetta con cui viene pubblicizzata”. Ma facciamo un passo indietro. Come ricorda Dagospia, nel giugno 2020 il governo presieduto da Giuseppe Conte ha erogato con garanzia Sace, 6,3 miliardi a favore di Fca, e gli azionisti si pagarono un dividendo straordinario. Ma, in quella occasione, tutti tacquero, compresi i sindacati.

Dopo un anno, assistiamo alla nascita di Stellantis, che al suo interno incorporò Fca e tutti i suoi marchi, e al governo italiano non fu fornita nessuna assicurazione su investimenti occupazione. Circostanza che i sindacati commentarono con grande entusiasmo. Queste le somme tirate da Dagospia: “Stellantis produce in Francia 1 milione di auto con 15 modelli, in Italia 400mila con 7 modelli, con l’eccezione che il 90% dei componenti per i veicoli elettrici e ibridi vengono prodotti sempre Oltralpe, e all’Italia rimane un misero 10% in un unico stabilimento. Nel frattempo, negli impianti italiani ci sono stati 7500 esuberi, in quelli francesi nessuno, eppure nessuna mobilitazione nazionale è stata attivata. Ai tempi di Marchionne, la produzione era superiore a quella attuale del 30% e Landini non faceva altro che agitare le folle contro il nuovo contratto”. Dagospia si chiede se non sia il caso che qualcuno intervenga per rispondere di questa “lenta e inesorabile discesa dell’industria italiana?”.

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  1. Con 6 miliardi di euro anch’io riuscivo a produrre auto e a ricavarne un bel gruzzolo per la pensione. Ci credo che gli elkani sono ricchi con tutti soldi che gli regala il governo, e ne hanno avuto negli anni passati, per mantenere le industrie in Italia e che loro periodicamente trasferiscono in Polonia o Turchia. Oramai la Fiat è finita come tutti i marchi che hanno inglobato: Alfa Romeo, Lancia, ecc… per non parlare del deserto che si è creato tra i produttori di componenti. E comunque era da prevedere, in fin dei conti non sono Italiani.

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