Il tuo esperto millanta una laurea inesistente! Mentana e Open muti da giorni dopo la scoperta del professor Riccardo Puglisi: non c’è nessun Dario Fabbri che si sia laureato alla Luiss

Il dubbio è venuto all’economista Riccardo Puglisi: ma Dario Fabbri, l’esperto di politica internazionale più famoso della tv, ha la laurea in Scienze politiche, come si legge nelle biografie online? Su Twitter si è acceso il dibattito. E ne è uscito un secondo interrogativo, questa volta sull’appartenenza all’Albo dei giornalisti: Fabbri, che dirige la testata mensile Domino, ha il tesserino dell’Ordine? Contattato da MOW, l’analista geopolitico ha risposto preferendo non rispondere: “Non replico agli attacchi personali”. Anche se, in effetti, nell’elenco dell’Ordine il suo nome non risulta. Sul resto invece…

di Giulia Sorrentino per Mowmag
All’economista Riccardo Puglisi è sorto il dubbio: Dario Fabbri, il più noto analista di politica internazionale oggi in Italia, ha veramente la laurea in Scienze Politiche, come si legge nelle biografie reperibili in rete? L’interrogativo l’ha messo nero su bianco sul proprio Twitter, taggando anche Open (il giornale online diretto da Enrico Mentana), Limes (la rivista con cui Fabbri collaborava) e la giornalista Alessandra Sardoni: “Ho provato a chiedere a Dario Fabbri dove abbia preso la sua laurea in scienze politiche, ma non ho ricevuto risposta. Dite che la mia curiosità è ultra vires (superflua, ndr)?”. E immediatamente si è scatenato il dibattito fra i suoi follower, criticandone o elogiandone l’uscita. Il docente di Scienze Politiche e Sociali dell’università di Pavia si è poi messo sulle tracce del titolo di studio, con tanto di screenshot dal sito della Luiss, ipotizzando che sia l’ateneo dove Fabbri potesse averlo conseguito. Risultato: “Ho verificato negli archivi di @UniLUISS che – almeno dal 2006/07 in avanti – non c’è nessun Dario Fabbri che si sia laureato lì” . Ma ci chiediamo: perché Puglisi prende come prova gli archivi della Luiss a partire dal 2006? E se Fabbri si fosse laureato in un’altra università o comunque alla Luiss, ma in anni precedenti? Puglisi, che abbiamo contattato, non ha voluto rilasciare commenti, trincerandosi dietro una frase ambigua viste le accuse che rivolge pubblicamente: “Devo fare ancora delle ricerche”. In ogni caso, c’è da dire che per Fabbri, che non riveste ruoli pubblici per cui sia previsto un titolo accademico, non esiste alcun obbligo a riguardo.

IL SACROSANTO ATTACCO DELLA MITICA ‘PUBBLE’ (VIDEO)

AGGIORNAMENTO MENTANA SI FA VIVO E CONFERMA TUTTO

Gentile professore, apprendo solo ora che nei giorni scorsi mi ha lanciato una serie di domande riguardanti Dario Fabbri e il suo titolo di studio attraverso X, fu Twitter. Io però ho lasciato da ormai dieci anni quel social network, e non me ne sono mai pentito. Mi è stata descritta la sua campagna, che non discuto ma certo non è fatta per appassionarmi: io, come saprà, a suo tempo non mi sono laureato. Interruppi l’università alla fine del 1979, quando il direttore del tg1, Emilio Rossi, mi fece sapere che mi avrebbe assunto come praticante. Anche di questo non mi sono mai pentito. Da 32 anni svolgo a mia volta il ruolo di direttore responsabile, dapprima nel nascente tg5 e poi nel tgla7. Non spetta certo a me giudicare se i due diversi editori abbiano fatto bene ad affidarmi la nascita del primo e il rilancio del secondo, nonostante l’assenza di un diploma di laurea. So però che ho avuto anche la fortuna di assumere molti giovani, poi affermatisi nella professione. Potrà verificare che a nessuno di loro ho mai chiesto né per chi votassero né se fossero laureati. Così anche è stato – per venire alla sua “magnifica ossessione” – con Dario Fabbri, che ho conosciuto il giorno dell’invasione russa dell’Ucraina: non mi sono mai chiesto, né ho chiesto a lui, per chi votasse e se fosse laureato. E mai fino a oggi mi sono posto il problema, che per me non rileva: senza fare improponibili paragoni, il più grande divulgatore scientifico italiano, e primo animatore del debunking antibufale, Piero Angela, non era laureato. E il figlio Alberto, nel raccoglierne il testimone, ha scelto nella squadra del suo programma proprio Fabbri per il settore geopolitico. Durante le dirette sulla guerra – cento giorni di appuntamenti quotidiani, con una linea informativa in cui mai si è perso di vista l’elemento basilare che in quel conflitto ci sono un aggressore e un aggredito – non mi sono peraltro mai rivolto a Fabbri chiamandolo “dottore”. Del resto non ho mai chiamato così nessun’altra delle figure con cui ho dialogato in questi decenni di programmi d’informazione. A Fabbri non ho chiesto per chi votasse o che cursus di studi avesse neanche quando gli ho proposto l’avventura di Domino, e nemmeno ho verificato se fosse iscritto all’ordine dei giornalisti. Da quando è nata la rivista di geopolitica, per un’ovvia misura di buon gusto, non l’ho più avuto ospite nel tg e nei programmi di cui sono conduttore, così come non ho più invitato Franco Bechis da quando ha accettato di dirigere Open. Ricordo peraltro che editrice di Open è una società senza scopo di lucro, di cui sono fondatore e finanziatore unico. Sono orgoglioso di aver conferito in Open a fondo perduto oltre 500mila euro di capitale per sostenere l’obiettivo di creare giovani giornalisti, con contratti a tempo indeterminato. In questi anni 20 di loro sono già diventati professionisti. Sperando di aver soddisfatto le curiosità sue e dei suoi interlocutori social, cosi come mi sono state sommariamente riassunte, la invito in caso di nuove impellenti ed epocali domande di questo tipo a scrivermi o a telefonarmi direttamente, come fanno tutte le persone per bene, quale che sia il loro titolo di studio. Buon lavoro

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