Beppe Cottafavi: “Vannacci ha venduto 70mila copie perché si è comportato come un influencer”
L’editor e semiologo a Huffpost: “È innegabile che il mercato editoriale stia cambiando, ma non credo che il self-publishing potrà mai sostituire gli editori. Basta guardare il libro del generale per rendersi conto della differenza che c’è tra un oggetto professionale e un oggetto dilettantesco”
di Adalgisa Marrocco per Huffpost
Oltre 70mila copie vendute nella seconda settimana su Amazon: Il mondo al contrario, libro firmato dal generale Roberto Vannacci, supera ogni record. Forse bisogna risalire a un fenomeno enorme, globale e mondiale, come quello della saga di Harry Potter per avere un termine di paragone adeguato. A sottolinearlo, sulle pagine del quotidiano Domani, è stato Beppe Cottafavi, editor e semiologo, che a Huffpost ribadisce di essere “stordito” dalle cifre.
Cosa significa tutto questo per il mercato del libro?
È ancora troppo presto per dirlo: il volume è uscito soltanto da due settimane e bisognerà monitorarne l’andamento. Prima di considerarlo il caso editoriale dell’estate, aspettiamo. Mi sembra che il libro che ha davvero segnato questa stagione, con la sua potenza e il suo messaggio, sia Tre Ciotole di Michela Murgia. Detto questo…
Detto questo?
La settimana scorsa, per la prima volta, un libro autopubblicato è arrivato in cima alle classifiche con 20 mila copie vendute. Ma ancora più significativo è stato il salto della seconda settimana: nessuno si aspettava che potesse superare quota 70 mila. Parliamo di numeri importanti, soprattutto alla luce dell’attuale situazione del mercato editoriale. Al momento, nessuno sa se il fenomeno si esaurirà, si stabilizzerà o crescerà ulteriormente. So che il generale è molto presente su Rete 4: questo ha generato una grande richiesta del volume nelle librerie fisiche ma, trattandosi di una pubblicazione Amazon, non c’è distribuzione nazionale e i librai non possono venderlo. Questo esclude, per ora, gli acquirenti più anziani, che spesso non sono avvezzi agli acquisti online.
E se Vannacci trovasse un distributore?
Questo sarà l’altro aspetto da monitorare. Per ora sappiamo che Amazon ha svolto un ruolo importante, stampando il libro a ritmo sostenuto. L’attività della piattaforma, almeno dal punto di vista logistico, si è dimostrata all’altezza delle case editrici tradizionali. Se continuasse in questa direzione, potrebbe avere un impatto sul mercato.
Sta dicendo che il self-publishing potrebbe fagocitare l’editoria tradizionale?
No. È innegabile che il mercato editoriale sta cambiando, ma non credo che il self-publishing potrà mai sostituire gli editori. Il contenuto e la cura dei volumi rimarranno cruciali: basta guardare il libro di Vannacci per rendersi conto della differenza che c’è tra un oggetto prodotto professionalmente e un oggetto prodotto in maniera dilettantesca. Le case editrici saranno sempre importanti, specialmente se si dimostreranno davvero “case” per i propri autori.
In Italia si pubblicano (e autopubblicano) tantissimi libri ogni anno, ma la maggior parte rimane nell’ombra. Qual è stato il segreto di Vannacci?
È una dinamica del self-publishing che abbiamo visto consumarsi spesso con libri del genere romance, ma è la prima volta che accade con una pubblicazione dai connotati politici: inevitabile il clamore pubblico e mediatico. Il generale si è comportato come un influencer rivolgendosi, senza mediazione alcuna, alla propria comunità di riferimento – di proporzioni evidentemente non trascurabili – che purtroppo era pronta ad accoglierlo. L’aspetto della disintermediazione mi sembra rilevante.
Ci spieghi.
Qui entriamo nel campo della fantaeditoria. Se autori come Carrère e Houellebecq un giorno decidessero di fare a meno delle case editrici, trasformando il proprio nome in brand e mettendo in piedi una struttura editoriale paragonabile a quella di un grande editore, allora sì che il mercato potrebbe subire un vero scossone, anche dal punto di vista economico. Ma ripeto: stiamo fantasticando.
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Roberto Vannacci, chi è il suo editore: il precedente clamoroso
Il mondo al contrario è già un successo. Ad ammetterlo Beppe Cottafavi, scrittore e curatore editoriale. Il libro del generale Roberto Vannacci a suo dire ha ben pochi precedenti, perché “nessun libro ha mai suscitato in Italia tanto clamore”. Fortunato allora il suo editore, Adolfo Morganti, che nel 1980 fondò a Rimini la casa editrice “Il Cerchio”. “Siamo di chiara impostazione cattolica”, premette sulle colonne del Corriere della Sera dopo la polemica che ha travolto il generale accusato di aver scritto passi xenofobi e omofobi.
Eppure l’intenzione di Morganti è chiara: “Da anni – spiega – ci opponiamo alla cancel culture: una moda americana ossessiva volta a cancellare le opinioni difformi. Io non conoscevo affatto il generale Vannacci. Mi sono incuriosito, ho comprato il libro su Amazon. Un disastro per la grafica da scuola media e l’assenza di editing”. Questo però non l’ha frenato dall’apprezzarlo: “È immediato, ci sono opinioni condivisibili e non. Nessuna perseguibile. Di lui è stata fatta una caricatura, io offro una chiave per leggerne senza filtri il pensiero”.
Che ne sarà del libro non è dato sapersi. Una cosa certa però è che per Morganti non è la prima polemica. Già nel 2000 sollevò una bufera, quando “al Meeting allestimmo una mostra sul Risorgimento ‘Un tempo da riscrivere’. Ridimensionammo la figura di Garibaldi. Si arrabbiò persino Indro Montanelli”. E ora, di fronte al “Cari omosessuali, normali non lo siete” dichiarato da Vannacci, risponde: “C’è un problema di fondo: la verità delle cose non dipende dalle opinioni”.
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