Ecco i 5 gravi tradimenti del governo Meloni a dieci mesi dalle elezioni: dagli immigrati alla famiglia, passando per la guerra e la feccia di Bruxelles

LA QUESTIONE DEMOCRATICA IN 5 PUNTI
di Mario Adinolfi (Presidente del Popolo della Famiglia)
Il problema non è che il ministro Crosetto sia applaudito da Alessandro Zan sulla questione del generale rimosso in 24 ore dal suo incarico per aver espresso opinioni che infastidiscono la lobby Lgbt, con una rapidità da processo sommario che persino un ministro del Pd avrebbe avuto remora ad adottare. Il problema a questo punto non è neanche la palese subalternità culturale che il ministro e il governo tutto dimostrano nei confronti delle impalcature ideologiche della sinistra, visto che non sono dotati di un impianto ideale decente e a ogni parola mostrano balbettio e insicurezza, vedi Sangiuliano al premio Strega, La Russa che nasconde il busto del Duce e vuole fare l’antifascista, più o meno tutta Fratelli d’Italia sulla strage di Bologna e i rapporti coi Nar. Il problema è un altro e a questo punto è un problema di democrazia.
Ammetterete che avevamo previsto tutto, tanto da chiedervi il 25 settembre 2022 come Popolo della Famiglia di dare forza a una Alternativa per l’Italia piuttosto che cadere nella trappola della falsa alternativa. Ma gli italiani hanno scelto Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni (e Crosetto e La Russa ecc) perché erano stati i soli a battersi contro il governo del Pd, di Conte, di Mario Draghi. In quel governo c’erano anche gli attuali alleati della Meloni, è vero, ma sempre malsopportati: era chiaro che l’impianto ideologico era retto dal Pd. Contro quell’impianto gli italiani hanno votato a valanga issando la Meloni a Palazzo Chigi.
A meno di un anno da quelle elezioni il bilancio è chiaro ed è figlio di una serie di impegni pubblicamente assunti da Giorgia Meloni con atti e dichiarazioni in contrasto con le ragioni per cui ha ottenuto un mandato così pieno dal popolo italiano.
1. Gli italiani hanno sostenuto un governo che a parole ha messo la famiglia, la vita e la natalità al primo posto della sua azione, tanto addirittura da coniare un ministero nuovo ad hoc a cui è stata chiamata la pro-life Eugenia Roccella. Nel giro di poche settimane la Meloni e la stessa Roccella, mentre ad esempio negli Stati Usa guidati dai conservatori venivano votate leggi finalmente antiabortiste, si piegavano a dichiarare che mai avrebbero toccato la legge 194 (con tanto di voto unanime a una mozione parlamentare Pd che definiva l’aborto “un diritto”), proponevano la sanatoria per “i figli delle famiglie arcobaleno”, subivano la proposta dell’Aifa per una contraccezione giovanile gratuita di massa, rinunciavano a qualsiasi proposta di reddito di maternità pur sostenuta in campagna elettorale confermando invece il fallimentare assegno unico voluto da Draghi e dal Pd. Sul fronte del fine vita ampie aree della maggioranza, da Forza Italia al leghista Zaia, esprimevano sostegno alla linea di Marco Cappato su suicidio assistito e eutanasia, tanto che i due suicidi assistiti finora avvenuti in Italia sono stati autorizzati nelle Marche (regione guidata da Fratelli d’Italia) e in Veneto (regione guidata da Zaia, appunto, che ha apertamente rivendicato il suo sostegno).
2. Gli italiani hanno votato per una discontinuità rispetto alla linea Draghi europeista e atlantista, in particolare in riferimento al sostegno armato all’Ucraina. La Meloni si è dimostrata più draghiana di Draghi, moltiplicando i decreti per la fornitura di armi a Zelensky, armi che hanno provocato mezzo milione di vittime e una tragica crisi economica nel nostro Paese che soffre più di altri l’inflazione e ha visto impennarsi le rate dei mutui per via della scellerata politica di innalzamento dei tassi della Bce, contro la quale il mutismo italiano è stato persino imbarazzante. Sotto elezioni per la Casa Bianca forse la Meloni cambierà idea quando la cambierà il dem Joe Biden. Non sarà un buon segno.
3. Gli italiani hanno votato una Giorgia Meloni nota per i suoi legami politici con Marine Le Pen, con Viktor Orban, con Donald Trump tramite Steve Bannon, con gli spagnoli di Vox ai quali regalò una splendida orazione contro l’ideologia gender. Ora i compagni di strada preferiti sembrano essere il dem Joe Biden, Zelensky e la Von der Leyen. Una virata di cui bisognava avvertire gli elettori prima del 25 settembre scorso. È vero che la Meloni così facendo ha incassato l’applauso convinto di Mario Monti, ma forse il suo elettorato se avesse saputo che voleva piacere a Monti avrebbe fatto scelte diverse.
4. Gli italiani hanno votato per un deciso cambio di passo nella scuola, con la costruzione di una rivoluzione come quella avviata dal centrodestra in Lombardia con il buono scuola. Invece ci ritroviamo con i ministri che si commuovono per l’eco-ansia di strambe studentesse seguaci di Greta Thunberg e con le carriere alias per adolescenti che si atteggiano a transgender e tutta la paccottiglia Lgbt legittimata senza colpo ferire.
5. Gli italiani chiedevano e chiedono una stretta sull’immigrazione clandestina, questo governo è riuscito a fare molto peggio dei governi del Pd: siamo ad agosto e siamo già oltre i centomila sbarchi con oltre duemila morti in mare; quando il “cattivo” Salvini guidò il ministero dell’Interno furono 23.370 nel 2018 e 11.471 nel 2019, con proporzionale riduzione dei morti in mare. La Meloni si era presentata per anni e in campagna elettorale come quella del blocco navale. Che bisogna trarre come conclusione? Che si tratta di una persona che parla tanto per parlare, priva di concreta capacità di governo dei fenomeni?
Questi 5 punti (natalità e vita, guerra e conseguente crisi economica, orizzonte politico internazionale, scuola e formazione valoriale dei giovani, immigrazione) dovevano segnare la forte discontinuità di un governo che finalmente si svincolava dalle impalcature ideologiche del Pd. Invece la verità è che non c’è un solo provvedimento di questo governo che non potrebbe tranquillamente essere votato anche dal Pd. Tranne l’occupazione della Rai, quella è stata fatta semplicemente ricalcando il modello offerto dal Pd. Ma gli italiani non intendevano come discontinuità il passaggio dell’Eredità da Flavio Insinna a Pino Insegno.
La vicenda di Crosetto e dell’immediata punizione del generale non è grave per la modalità truce con cui ci si è inginocchiati alla logica di Alessandro Zan (parlamentare Pd) e della lobby Lgbt, ma perché esemplifica anche con la tempistica come sia priva di sostanza la proposta politica e culturale complessiva di Fratelli d’Italia. Noi lo sapevamo già. Ma gli italiani hanno creduto che la Meloni fosse il cambiamento. I 5 punti dimostrano che non solo il cambiamento non c’è stato, ma che rischia di incancrenirsi un modo di governare totalmente svincolato dai bisogni espressi dall’elettorato. Si apre, insomma, una questione democratica. Perché il messaggio che arriva agli italiani è che votare non serve a niente, che “rossi e neri sono tutti uguali”. Questa è la fine della democrazia. E allora, attenti, che il fascino dei generali potrebbe diventare irresistibile.

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