In vacanza con l’auto elettrica? Rimani a piedi in almeno mezza Italia: intere regioni e comuni con colonnine insufficienti. Sempre meglio una buona auto all’antica, altro che balle

L’Italia non è (ancora) un Paese per auto elettriche. Ecco le zone dove è più difficile ricaricarle
I comuni con meno punti di ricarica sono in prevalenza nel Centro-Sud (Foggia, Latina, Cagliari). Male però anche Prato e Trieste.

di Ilaria Salzano per Repubblica

ROMA – Non tutta l’Italia è un Paese per auto elettriche. Anzi, tutt’altro. Questo significa che prima di partire con una vettura a batterie occorre farsi un’idea piuttosto precisa sulle colonnine di ricarica presenti lungo il tragitto. Quindi, meglio scegliere in anticipo e con grande attenzione i tragitti più adatti ed evitare accuratamente quelli sprovvisti di infrastrutture.

Insomma “Vacanze in elettrico? Ahi ahi ahi!”. Potrebbe essere questa, oggi, la replica di quell’arcinoto claim, diffuso in tv qualche decennio fa, quando le persone iniziavano a organizzarsi i viaggi in autonomia con l’avvento delle nuove tecnologie.

Questa volta, però, a doversi fare qualche scrupolo sono appunto gli amanti dei viaggi in auto ma che hanno già scelto “quella alla spina”.

Andiamo al punto. Dagli ultimi aggiornamenti rilevati da Motus-E, che mostra la situazione attuale delle infrastrutture di ricarica (dicembre 2022), più della metà dei comuni italiani (58%) non ha attualmente colonnine ad accesso pubblico.

Il dato potrebbe non essere allarmante, se si considera l’estrema frammentarietà amministrativa del territorio: l’Italia, infatti, è caratterizzata da tantissime realtà di piccole dimensioni che fanno affidamento a zone limitrofe per la ricarica, perlopiù i capoluoghi di provincia (che vantano il 32% di colonnine totale).

Una condizione che comunque, in previsione di una vacanza all’insegna del comfort e del relax, potrebbe suscitare preoccupazione, soprattutto se la meta finale non offre la possibilità di rifare il pieno ad autonomia chilometrica ultimata.

Il report, da questo punto di vista, tranquillizza gli automobilisti: nello stivale c’è in media almeno un punto di ricarica ad uso pubblico nel raggio di 30 km. A piedi non si rimane, certo. Il prezzo da pagare è comunque notevole. Inoltre, è bene sapere, che basta diminuire la distanza a 20 km che la disponibilità si limita al 99% del territorio, e a 10 km si scende all’86%.

Quali zone, dunque, rimangono fuori? È opportuno chiederselo. Viaggiare con l’auto elettrica potrebbe richiedere spostamenti aggiuntivi, soste, attese, o prevedere ulteriori mezzi per la spola, alla peggio, taxi per il recupero della vettura.

L’analisi

Dati alla mano, i comuni senza infrastrutture, diffusi in tutta Italia, si concentrano per lo più nel Centro-Sud. Focalizzandoci sui 44 più popolosi (con almeno 100.000 abitanti), secondo Motus-E, a meritare la maglia nera, nello specifico, sono 7 che, così come indicato nelle cifre tra parentesi, non solo stanno al di sotto della media nazionale di 6 colonnine ogni 10.000 abitanti, ma addirittura rasentano lo zero: Foggia (0,9), Latina (0,8), Prato (0,7), Trieste (0,7), Cagliari (0,6), Sassari (0,6), Giugliano in Campania (0,2).

Ragionando per capoluoghi, che come detto spesso diventano punto di riferimento per le zone circostanti, il report mette sotto i riflettori le città che vantano il minor numero di colonnine: Prato, Trieste, Vibo Valentia, Crotone e infine, ultima, Isernia.

Non finisce qui. Isernia, Prato e Trieste, nelle rispettive posizioni, finiscono anche in fondo alla classifica quando si tratta di ricarica ad alta velocità. Elemento da considerare, se in ferie si hanno i giorni contati: il rischio tra postazioni occupate e rifornimento può essere un’attesa molto più lunga del previsto.

Le alternative

In tutto ciò, dunque, pensare a soluzioni alternative diventa, quindi, indispensabile. Prima di arrivare alla meta magari si può opzionare per il pieno in autostrada, che al momento vede presente oltre 500 punti su tutta la rete, di cui la maggior parte ad alta potenza.

Oppure, se di passaggio, può essere plausibile una sosta “alla spina” in una delle 14 città metropolitane dello stivale (che coprono il 33% dell’infrastruttura italiana). Da sapere su questo fronte che Roma rimane al primo posto per numero di punti di ricarica; Venezia, invece, lo scorso anno ha primeggiato per il maggior numero di punti in rapporto alla popolazione; Milano, in rapporto all’estensione del territorio.

Numeri con cui il paese arriva a mettere disposizione di 100 automobilisti che utilizzano l’auto elettrica ben 21,5 punti di ricarica: dati ben al di sopra di paesi come la Norvegia, la Germania, il Regno Unito e la Francia.

Un’accoglienza speciale, quindi, per chi viene dall’estero, ma che non deve distrarre rispetto alla mancata capillarità infrastrutturale sul resto del territorio, piuttosto sollecitare nuove riflessioni: dotare di punti di ricarica le zone ancora non coperte, infatti, non solo limiterebbe le pene per chi si è convertito all’elettrico, ma aiuterebbe a far conoscere ai turisti realtà meno note, allo stesso modo preziose per l’economia di un paese unico come il nostro.

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