Dormi con l’aria condizionata accesa tutta la notte? Ecco cosa può succederti: porta danni non solo respiratori

Con l’insorgere della stagione estiva, soprattutto in determinate aree geografiche del territorio Italiano, si assiste ad un sensibile incremento delle temperature, rendendo imprescindibile l’adozione di tecniche di refrigerazione adeguate. Sempre più frequentemente, la considerevole maggioranza dei nuclei familiari opta per l’impiego di sistemi di condizionamento dell’aria allo scopo di usufruire di un benefico frescori artificiali, nonostante l’artificiosità di tale soluzione.

Indubbiamente, la questione che sorge spontanea riguarda l’effetto di questa pratica sull’organismo umano, specialmente durante il sonno notturno, quando la climatizzazione diviene un ausilio imprescindibile. Tuttavia, rimane un interrogativo: quale è l’impatto di tale pratica sulla salute generale?
Un approccio metodologico richiede la ponderazione di numerosi aspetti. In primo luogo, la chiusura di aperture quali porte e finestre, nella finalità di trattenere la freschezza generata, comporta la circolazione di aria potenzialmente inquinata. In secondo luogo, la sensibile riduzione della temperatura al di sotto dei valori climaticamente appropriati per una piacevole serata estiva potrebbe arrecare conseguenze indesiderate. Infine, l’operato del sistema di condizionamento dell’aria comporta inevitabilmente la variazione del tenore di umidità all’interno dell’ambiente.
L’insieme di tali fattori può condurre a disturbi del sonno e potenzialmente generare ciò che in termini scientifici è noto come “sindrome dell’edificio malato”. I sintomi attribuibili a tale condizione si materializzano mediante segni quali cefalea, astenia e potenzialmente anche nausea.
Da non trascurare è altresì la circostanza che un’adeguata manutenzione dei filtri risulta fondamentale onde evitare l’insorgere di complicazioni di natura respiratoria, quali le manifestazioni fungine e batteriche che possono insinuarsi nelle condizioni inadeguate degli stessi. L’abbassamento delle temperature al di sotto del limite dei 15°C, oltre ad impattare negativamente sul sonno attraverso movimenti involontari e spasmi muscolari, può altresì originare fenomeni di contrattura, crampi e dolore sia a livello articolare che muscolare.
Non è da sottovalutare neppure la funzione supposta innocua di deumidificazione, la quale in realtà potrebbe indurre vari effetti dannosi. Il deficit di umidità, invero, può tradursi nell’aridità della pelle, causando, a lungo termine, la perdita di turgore ed elasticità e agevolando, per estensione, la comparsa di rughe cutanee.
Sul piano respiratorio, invece, un’eccessiva riduzione dell’umidità può determinare la secchezza delle mucose orali, arrecando l’insorgenza del noto mal di gola.
Infine, l’accentuato sbalzo termico verificabile tra un ambiente climatizzato e uno termicamente caldo potrebbe provocare fenomeni patologici con connotazione febbrile.
Auspichiamo pertanto che si adotti una prassi oculata nell’utilizzo del sistema di condizionamento dell’aria, limitandone l’attivazione al necessario e rifuggendo dall’impiego continuativo durante le ore notturne.

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