Alberto Matano e il vittimismo da quattro soldi: mette in mezzo il marito e la legge contro l’omofobia per giocare a farsi compatire. Non si capisce da chi

Il giornalista e conduttore di La vita in diretta, Alberto Matano, un anno dopo l’unione civile con l’avvocato Riccardo Mannino, sul settimanale OGGI in edicola da giovedì 17 agosto, per la prima volta parla di sé e di perché a lungo ha preferito mantenere riservata la sua sfera privata. «Non ho mai voluto raccontare le mie cose, al di là di compagna o compagno, sono sempre stato molto discreto fin quando ho potuto, considerando il lavoro che faccio. Penso che un giornalista che fa il telegiornale, che rappresenta “il” Tg, sia solo un tramite e non sia tenuto a raccontare la propria vita», spiega Matano, a lungo conduttore del Tg1.

NEL PASSATO – A La vita in diretta invece è arrivato il suo coming out: «Con il pubblico si è stabilito un rapporto di fiducia. Raccontiamo l’Italia, ho pensato fosse giusto raccontare con onestà anche me stesso. Tutto è cominciato dal bullismo, a me è capitato a scuola, sono cresciuto in ritardo, mi prendevano in giro, fino a 16 anni ero alto 1 e 60, ero più esile. E poi c’è stata la legge sull’omofobia che in quei giorni era in discussione al Senato. Ho sentito un calcio nello stomaco, una ferita che si è riaperta. Ho avvertito il bisogno di dire la mia. Questo è stato il motore di tutto. Poi io e Riccardo ci siamo sposati e quindi è diventato inevitabile l’aspetto pubblico». Matano nega di essere stato costretto a non esporsi in precedenza («Sono sempre stato libero. Tutte le persone con cui lavoravo, dai direttori ai colleghi di redazione, conoscevano Riccardo»), ma ammette: «Non posso dire che siano state tutte rose e fiori. Ogni tanto c’era quel rumore di fondo… È chiaro che se qualcuno voleva colpirmi – non trovando altri spunti – ha utilizzato anche questo argomento in modo più o meno esplicito. A un certo punto però me ne sono fregato».

TRA PRESENTE E FUTURO – Il bilancio di un anno di matrimonio arrivato dopo 15 anni insieme? « Qualcosa di importante, inaspettato, cruciale, bellissimo». Tanto da essere pentito di non averlo fatto prima e da ringraziare Mara Venier per aver favorito le nozze: «Una sera a cena ha cominciato a dirci: “Ma cosa aspettate a sposarvi?”. Riccardo ha preso il telefono e ha iniziato a cercare una data. È cominciata la corsa contro il tempo per organizzare tutto in un mese e mezzo. La ringrazio ancora perché è stato il clic che mancava per portarci a questo passo».

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