Sportelli Bancomat, ogni scusa è buona per tagliarli: lo sporco gioco delle banche per obbligarci alla moneta elettronica

Continua l’ondata di chiusura degli sportelli, c’entra la tecnologia. Oltre 4,2 milioni di persone e 249mila imprese non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di residenza

La tecnologia, il taglio dei costi e il progressivo invecchiamento e spopolamento delle aree interne stanno facendo rarefare la rete delle filiali bancarie in tutta Italia, con una riduzione che si estende oramai anche nelle medie e grandi città e che vede 3200 comuni senza uno sportello.

Dall’analisi dell’osservatorio Fiba della First Cisl il fenomeno prosegue inarrestabile: le banche hanno tagliato 600 sportelli dall’inizio del 2023 e così i comuni privi di una presenza bancaria sono saliti al 41,1% del totale mentre un altro 24% ha solo una banca che diventa così una scelta obbligata per chi non vuole o non può spostarsi.

Della ‘desertificazione’ bancaria se ne è occupato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’assemblea di Federcasse cui ha voluto proprio portare i ringraziamenti dello Stato per questa funzione non solo economica ma anche sociale del credito cooperativo. Intanto però la presenza generale si riduce.

Ancora secondo l’analisi Fiba sono oramai 4,2 milioni i cittadini e 249mila le imprese che non hanno accesso ai servizi bancari fisici nel proprio comune di residenza. Certo la rete wifi, via cavo o per antenna, è diventata più diffusa in questi anni facilitando l’accesso a quei servizi di home banking, di consulenza da remoto o di firma digitale che sono esplosi durante la pandemia. Inoltre sia la rete Bcc sia quella delle Poste mantengono importanti presidi nelle aree interne.

Tuttavia il fenomeno di una maglia più larga, rileva il rapporto, si sta estendendo anche alle grandi città.  “Trovare uno sportello bancario sta diventando sempre più difficile – si legge nell’analisi – anche nelle grandi città.  A Barletta o a Grosseto è più facile imbattersi in una filiale che a Milano o a Roma”.

L’indicatore di ‘desertificazione’ bancaria su base provinciale elaborato nel rapporto vede le province di Vibo Valentia e Isernia, precedute da Campobasso e Cosenza con i risultati peggiori. Tuttavia il Sud ha anche degli esempi migliori visto che nelle sette province dove nei comuni vi è almeno uno sportello l’elenco include Barletta-Andria-Trani, Brindisi e Ragusa (Sicilia) assieme a Grosseto e Pisa, Ravenna e Reggio Emilia.
E per il segretario della First Cisl Riccardo Colombani “in generale, le realtà che occupano i primi posti si contraddistinguono per il radicamento delle piccole banche, che con il rialzo dei tassi d’interesse vedono premiato il loro modello di business incentrato sulla territorialità e sull’erogazione del credito. È un’ulteriore conferma che la biodiversità bancaria non è un costo, ma una ricchezza”.

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