Andrea Purgatori si poteva salvare? La sua famiglia accusa quegli stessi medici che lui sosteneva potrebbero avergli sbagliato diagnosi e cura

Estratto dell’articolo di Andrea Ossino, Giuseppe Scarpa per roma.repubblica.it

Il dottor Gianfranco Gualdi e un suo collaboratore. Ci sono due persone iscritte nel registro degli indagati nell’indagine aperta dalla Procura di Roma, dopo l’esposto dei familiari, per la morte di Andrea Purgatori, avvenuta il 19 luglio per una patologia oncologica. Nei confronti dei due medici, che operano in una struttura di diagnostica della Capitale, l’accusa è di omicidio colposo. Intanto i pm dovrebbero affidare la prossima settimana l’incarico per effettuare l’autopsia.

Parallelamente gli inquirenti stanno acquisendo, affidando l’attività ai carabinieri del Nas, tutto il materiale, comprese le cartelle cliniche, dove Purgatori è stato in cura, si tratta sia di strutture private che pubbliche. Tutte eccellenze della sanità romana: la casa di cura Pio XI, dove lavora Gualdi, Villa Margherita, dove Purgatori è stato sottoposto a una Tac e ad una biopsia e anche due ospedali pubblici: il San Pietro e l’Umberto I, il nosocomio dove il giornalista è morto mercoledì scorso.

Le strutture sanitarie non sono coinvolte nelle indagini, ma gli investigatori provvederanno ad acquisire la documentazione necessaria per ricostruire la vicenda riassunta nell’esposto in cui i familiari elencano le tappe di una vicenda dolorosa e chiedono di chiarire alcuni aspetti.

(…)

Sono circostanze concrete attorno ai quali emerge il sospetto che ha portato i parenti del giornalista scorso a chiedere che si indaghi sulla morte avvenuta mercoledì scorso. Il dubbio è uno: a Purgatori sarebbero state diagnosticate metastasi al cervello che potrebbero non esserci mai state. Il sospetto è legittimo, se a confermarlo sono responsi firmati da medici e professori universitari.

La prima diagnosi: un tumore ai polmoni con metastasi al cervello

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Il nuovo responso: niente metastasi

È una nuova visita tra i corridoi della struttura Villa Margherita a ribaltare la situazione. Perché è qui che Purgatori viene sottoposto a una nuova visita. Ed è qui che arriva una diagnosi capace di sconvolgere tutto il quadro clinico: al giornalista non vengono riscontrate metastasi al cervello. Il responso merita un approfondimento quindi sarebbe intervenuto un professore de La Sapienza che avrebbe confermato l’assenza di metastasi.

Lo scontro tra i medici luminari

Il docente si sarebbe spinto oltre. Perché confrontando i nuovi esami con le risonanze iniziali sarebbe emerso, secondo il professore, che le metastasi al cervello non ci sarebbero mai state. Una diversità di vedute che avrebbe dato adito a una discussione tra luminari. Un acceso confronto.

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Per capire se effettivamente fossero presenti metastasi al cervello, la procura domani affiderà l’incarico autoptico ai medici dell’ospedale di Tor Vergata. Oltre ai consueti esami di rito verrà effettuata una tac, come richiesto dalla famiglia Purgatori. Se dovessero emergere elementi sospetti la procura successivamente richiederà un’ulteriore consulenza. Un parere per cui probabilmente verranno interpellati specialisti che solitamente lavorano fuori da Roma, visto che sono numerose le strutture sanitarie e i professionisti che si sono occupati della salute di Purgatori.

BOZZAO

Estratto da open.online

(…) E oggi a parlare della storia clinica del giornalista è proprio Bozzao. In un’intervista al Messaggero il professore di neuroradiologia a La Sapienza e responsabile dell’unità relativa al Sant’Andrea dice chiaro e tondo che la terapia era sbagliata. Ma aggiunge che questo potrebbe non aver influito sull’aspettativa di vita.

La radioterapia sbagliata?

«In genere queste diagnosi sono piuttosto facili. Ma ci sono casi, come questo, in cui possono essere difficili», esordisce Bozzao. Perché le metastasi «potrebbero confondersi con qualcos’altro». Per individuarle, aggiunge il professore, ci vogliono competenza e professionalità. «Gli esami sono stati fatti in maniera corretta ma sono stati interpretati in maniera diversa», spiega.

E sembra riferirsi a quanto scritto nella denuncia: Purgatori è stato curato con la radioterapia al cervello, mentre quello che segnalavano gli esami erano ischemie. I familiari hanno anche parlato di una lite tra Gualdi e Bozzao, che quest’ultimo ha smentito. Bozzao spiega che delle analisi esiste una interpretazione di sintomatologia clinica che porta a una diagnosi: «Non è una questione di malafede ed ignoranza. È stata un’interpretazione di casi complessi che hanno portato a conseguenze terapeutiche diverse»

La prognosi

Ma Bozzao dice a Graziella Melina qualcos’altro di molto importante: «A mio parere le conseguenze terapeutiche non hanno inciso sulla prognosi». Il dottore intende dire che la situazione del paziente era quella di un malato terminale. Però poi dice anche che la terapia «incide molto» sull’esito finale.

Infine: «Quello che è stato fatto in termini terapeutici non credo abbia influito sulla prognosi del paziente, in tutta onestà. Però può darsi». E sull’aspettativa di vita? «Non credo, neanche. Poi questo ci sarà chi lo accerterà», conclude riferendosi evidentemente all’indagine della magistratura e all’autopsia sul corpo. Gli inquirenti ieri hanno acquisito le cartelle cliniche del paziente nelle strutture in cui è transitato. La verità la scriveranno i giudici.

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