Valanga giudiziaria sul PD! Altri cinque indagati oltre al deputato Mario Laus. Nel mirino il business delle Coop rosse

di Luigi Cattaneo per Libero

Mauro Laus è stato indagato dalla procura di Torino per malversazione e truffa. Laus è un deputato del Pd, sconosciuto ai più, ma non a Torino, dove viene considerato l’eminenza grigia del Partito Democratico. Di fatto, dopo il tramonto di Piero Fassino e Sergio Chiamparino, è il capo indiscusso del partito. Una forza che gli deriva dal passato e dal presente di imprenditore nel settore dei servizi (vigilanza e pulizie industriali) con la sua Rear, una ditta che Laus ha inventato agli inizi degli anni 90 e che oggi fattura oltre 30 milioni di euro, grazie anche alle commesse ottenute al Museo Egizio, a quello del Cinema, all’Università, al Teatro Stabile e in altri enti a Verona, Roma e Bardonecchia. E poi c’è il fatto che la Rear ha finanziato la campagna elettorale del sindaco di Torino Stefano Lo Russo («ma ogni spesa e ogni pagamento sono stati fatturati e sono tracciati, insomma, è tutto regolare», fanno sapere dall’entourage del primo cittadino).

AUTODIFESA SUI SOCIAL

Mauro Laus ha preso male il fatto che il suo nome sia emerso come indagato in questa inchiesta condotta dai pm Enrica Gabetta e Alessandro Aghemo e ha tuonato su Facebook invocando la riforma Cartabia: «È singolare», scrive Laus, «che la legge Cartabia abbia introdotto il divieto per gli Uffici della Procura della Repubblica e per gli ufficiali di polizia giudiziaria di fornire informazioni sugli atti di indagine senza formale e motivata autorizzazione e gli interessati vengano messi a conoscenza di essere indagati senza averne avuta prima alcuna informazione ufficiale. Alcuni giornalisti sono più informati di me». Il deputato non ha fatto in tempo a postare la sua protesta sui social che i nomi di due suoi fedelissimi, la presidente del Consiglio comunale di Torino Maria Grazia Grippo e l’assessore agli Eventi Mimmo Carretta (ex segretario provinciale del Pd) ed entrambi già dipendenti Rear, sono comparsi nelle carte giudiziarie, anche loro indagati per le stesse vicende che riguardano il capo corrente fedele a Stefano Bonaccini. Ad onor del vero, una volta eletto in parlamento (la prima volta in senato nella passata legislatura) Laus aveva lasciato la presidenza della Rear ad Antonio Munafò e il posto in consiglio di amministrazione (dove oggi siede la moglie del deputato), pur rimanendo socio della sua “creatura”.

Stando alle ipotesi dell’accusa, che prendono in esame il periodo compreso tra il 2018 e il 2022, la Rear avrebbe ricevuto finanziamenti pubblici per «attività e iniziative ben specifiche», ma i soldi sarebbero stati dirottati altrove. Da qui l’accusa di malversazione per Laus, chiamato in causa come amministratore di fatto. Di denaro pubblico si parla anche nell’ultimo bilancio della Rear. Nel documento contabile si dà conto che «nel corso del tempo, a fronte di investimenti produttivi regolarmente effettuati, Rear ha ricevuto sovvenzioni e/o contributi dalla pubblica amministrazione e/o da società controllate direttamente e/o indirettamente dalla stessa». Sarebbero questi i presunti fondi che, secondo l’ipotesi investigativa della Gdf, sarebbero stati distratti e destinati «a finalità private».

Infine, c’è da registrare che la Direzione generale per la Vigilanza sugli Enti Cooperativi e le Società del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha disposto ieri, su indicazione diretta del ministro Adolfo Urso, l’invio di «una ispezione straordinaria presso la cooperativa Rear, con sede a Torino. La procedura viene a seguito dell’avvio di un’indagine della procura di Torino per malversazione e truffa, che vede coinvolti avario titolo alcuni soci e dirigenti della società».

RESA DEI CONTI

Perché, oltre a Laus, Carretta e Grippo, ci sarebbero altri indagati, almeno otto, tra dipendenti della Rear e persone esterne alla ditta. In consiglio comunale a Torino, così come all’interno del Pd già si parla di resa dei conti, ma a gettare acqua sul fuoco è lo stesso Lo Russo che sembra non avere alcuna intenzione di ritirare le deleghe a nessuno, «così come non è intervenuto con un rimpasto», fanno sapere dal Comune, «quando si è trattato dell’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni», indagato a Milano per abuso edilizio. «L’amministrazione continua a lavorare con il massimo impegno, nell’esclusivo interesse della città e nel pieno rispetto del lavoro della magistratura», commenta il sindaco Lo Russo, mentre tutto intorno a lui, già si sussurra di un rimpasto in giunta e di un disegno (improbabile) orchestrato per indebolirlo.

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