Novak Djokovic, arrivata la vittoria definitiva: il campione potrà partecipare a tutte le competizioni internazionali senza dover esibire la prova del siero. Che ha sempre rifiutato con coerenza

Comunque vada, ha già vinto, dando al mondo intero una grande lezione di dignità. “Il mio corpo è più importante”, disse Novak Djokovic lo scorso mese di marzo, allorché le autorità sanitarie statunitensi gli impedirono la partecipazione agli Indian Wells Masters 2023 e al successivo torneo di Miami, in quanto non vaccinato, e neppure intenzionato a farlo. Ora, finalmente, Gli Stati Uniti, con un comunicato della Casa Bianca, hanno infatti ufficializzato la fine delle restrizioni anti-Covid per i viaggiatori internazionali, a partire dall’11 maggio. Gli US Open – alla cui edizione dello scorso anno non poté partecipare, sempre per lo stesso motivo – si svolgeranno dal 28 agosto al 10 settembre, dunque il tennista serbo, numero uno nel ranking mondiale, potrà prendervi parte e, ancor prima, potrà gareggiare nel torneo estivo di Toronto e in quello che si tiene, in agosto, sui campi di Flushing Meadows, a New York.

All’indomani della precedente esclusione, così aveva commentato, denotando grande lucidtà intellettuale: “Ho imparato, attraverso la vita, che i rimpianti ti trattengono e fondamentalmente ti fanno vivere nel passato”, afferma, e dunque “nessun rimpianto” per la scelta, legittima, di non farsi inoculare il vaccino contro il Covid. L’obbligo vaccinale per i viaggiatori internazionali era l’ultima misura rimasta in vigore per quanto riguarda le restrizioni. Tramite una nota, come leggiamo su Il Giornale d’Italia, la Casa Bianca ha dichiarato: “Siamo in una fase diversa della nostra risposta alla pandemia e queste misure non sono più necessarie”.

Novak Djokovic potrebbe, dunque, gustare il sapore della vendetta (sportiva) come quando ha vinto gli Australian Open a gennaio, un anno dopo essere stato espulso dal Paese alla vigilia del torneo del 2022. Djokovic non gioca negli Stati Uniti dagli Us Open del 2021, quando perse la finale contro Daniil Medvedev. Il 35enne vincitore di 22 tornei del Grande Slam, ora, aspira al ventitreesimo: si ottiene vincendo tutti e quattro i più grandi tornei del mondo: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open. Il campione serbo, che si sta riprendendo da un infortunio, potrà finalmente ripartire, e con rinnovato entusiasmo. Il primo appuntamento sono gli Open di Francia, alla fine di questo mese. L’augurio di molti è che Djokovic vinca, anzi stravinca – perché, come abbiamo scritto, in un certo senso ha già vinto – anche solo per vedere come reagirebbero le virostar televisive che su di lui, nei mesi scorsi, si erano scatenate.

Matteo Bassetti aveva scritto in gennaio: “Il talento sportivo, anche se grandissimo, non rende scientificamente credibili. Alla fine il fenomeno risulta più asino degli altri no vax”. Per Roberto Burioni, “un cretino no vax che vince le Olimpiadi non diventa una persona intelligente”. Addirittura, per il sempre offensivo, arrogante e malmostoso Bassetti, la gente che inneggiava alla libera scelta del tennista dimostrava “pochezza e ignoranza”. Non ci pare il caso di aggiungere altro, si commentano da soli.

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